Demografia e pensioni: l’unica soluzione è abolire la vecchiaia
C’era una volta la pensione di anzianità, ma poi arrivò la legge Fornero, e tutto cambiò in peggio. Questa la storia più o meno recente del nostro sistema previdenziale.
La riforma delle pensioni del governo Monti/Fornero, ha cancellato le pensioni di anzianità sostituendole con le pensioni anticipate. E le regole per uscire dal lavoro si sono inasprite pesantemente. Ma esistono ancora misure per le quali bastano 35 anni di contributi come per le vecchie anzianità ante Fornero.
Pensioni di anzianità e pensioni anticipate, il paragone non regge
Non era ancora arrivato il governo tecnico presieduto dal Premier Mario Monti e non c’era stata ancora la riforma lacrime e sangue di Elsa Fornero. Correva l’anno 2011 e i lavoratori potevano andare in pensione con regole meno rigide.
Esistevano le pensioni di anzianità, che permettevano le uscite una volta completati i 40 anni di contributi, indipendentemente dai limiti di età o con 35 anni di versamenti una volta arrivati a 62 anni.
La riforma delle pensioni della Professoressa Fornero ha cancellato le vecchie pensioni di anzianità sostituendole come nuove pensioni anticipate. Servono adesso circa 3 anni in più di contribuzione per la pensione senza limiti di età e quasi 8 in più per esempio, per il 62enne che prima usciva con 35 anni di versamenti.
Infatti oggi la pensione anticipata ordinaria si centra con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.
Pensioni con 35 anni di contributi
Ma per fortuna esistono ancora misure che permettono il pensionamento con i 35 anni di contributi di una volta. Ma sono misure in deroga, spesso nemmeno strutturali o destinate a poche categorie di lavoratori.
Per esempio, bastano 35 anni per opzione donna, cioè per il cosiddetto regime sperimentale contributivo per le donne. Si può uscire completando i 35 anni di contributi entro l’anno precedente quello in cui si fa domanda. E serve, sempre entro la fine dell’anno precedente, aver completato i 58 anni di età per le lavoratrici dipendenti e i 59 per le autonome. La pensione è calcolata interamente con il penalizzante sistema contributivo, questo lo scotto da pagare.
Pure lo scivolo usuranti permette di uscire con 35 anni di contributi. E bastano 61,7 anni di età. Requisito aggiuntivo il completamento di quota 97,6. Una quota per la quale valgono anche le frazioni di anno. Per questo, come accade per i notturni, la soglia dei contributi così come l’età anagrafica può salire di mesi o anni.
E tra le altre cose, per poter accedere allo scivolo, occorre presentare domanda di certificazione entro il mese di maggio dell’anno precedente quello in cui si completano i requisiti, altrimenti si perdono fino a 3 mesi di pensione.
E si tratta di una misura che riguarda solo le categorie di lavoro usurante come possono essere i palombari, gli autisti dei mezzi di trasporto pubblico, gli operai della linea a catena o i lavoratori notturni.