Pensioni a 64 anni nel 2022: per molti bastano 20 anni di contributi e non i 38 di quota 102

Al posto della pensione a 62 anni di quota 100 ecco che quest’anno c’è la quota 102, e si esce a 64 anni. ma senza la quota 102 qualcuno può lo stesso lasciare il lavoro.

Con la quota 102 al posto di quota 100 di fatto si inaspriscono le regole relative ad una concreta possibilità di uscita anticipata che è stata in vigore per un intero triennio. La quota 100, anche se meno usata del previsto, ha consentito uscite a partire dai 62 anni dal 2019 al 2021. Adesso si passa a 64 anni, con la nuova quota 102.

Ma una pensione a 64 anni esiste già ed è una misura strutturale destinata ai cosiddetti contributivi puri. Si tratta di due misure differenti, anche se l’età pensionabile è differente. Vediamo come funzionano entrambe, quali sono i punti in comune e quali no e se è possibile per i lavoratori, scegliere tra le due.

La quota 102 e la pensione anticipata contributiva

In entrambi i casi si parla di pensioni anticipate, dal momento che prevedono una uscita con 3 anni di anticipo rispetto ai 67 anni della pensione di vecchiaia. La quota 102 ricalca fedelmente la struttura della quota 100. Infatti occorre raggiungere oltre ai 64 anni di età, anche i 38 anni di contributi necessari.

Come per la quota 100, la misura prevede un calcolo della prestazione con il sistema misto. Pensione calcolata per i versamenti fino al 31 dicembre 1995, con il favorevole sistema retributivo. Per i versamenti successivi invece, pensione calcolata con il metodo contributivo.

Questo a meno che non ci siano già 18 anni di versamenti al 31 dicembre 1995, in qual caso la parte retributiva del calcolo arriva al 31 dicembre 2011 e la parte contributiva trova applicazione dal 1°gennaio dell’anno 2012. Dovrebbe restare identico (e qui si aspettano le direttive dell’Inps) il sistema delle finestre di 3 mesi per i lavoratori del settore privato e di 6 mesi nel pubblico impiego.

E pure il divieto di cumulo con redditi da lavoro escluso il lavoro autonomo occasionale fino a 5.000 euro annui. A 64 anni anche la pensione anticipata contributiva, per la quale però bastano 20 anni di versamenti. Occorre però che non ci siano versamenti prima del 1996, cioè che si rientri nel perimetro dei contributivi puri. E poi che la pensione liquidata sia pari ad almeno 2,8 volte l’assegno sociale.

Punti in comune tra le due misure? Nessuno

Chi sostiene che ad un contributivo puro converrebbe la pensione anticipata contributiva rispetto alla quota 100, dice una cosa esatta, ma non applicabile. Infatti con la anticipata contributiva servono 20 anni di contributi e non 38, ma soprattutto serve che i contributi siano successivi al 31 dicembre 1995.

Dal 1996 al 2022, non si possono avere già i 38 anni di contributi utili alla quota 102. Questo è evidente per una questione di tempo. Quindi, si tratta di due misure che si rivolgono innanzi tutto a due platee diverse, e che hanno l’unica cosa in comune nell’età minima di uscita a 64 anni.