Pensioni 2021: 20 misure per uscire dal lavoro entro fine anno

Le vie per andare in pensione che sono oggi in vigore sono molte, alcune delle quali poco note ai più.

Andare in pensione nel 2021 è possibile per chi raggiunge determinati requisiti di accesso entro la fine dell’anno. Il sistema previdenziale, in attesa di un ipotetica quanto difficile riforma, ha numerose vie di pensionamento, naturalmente ognuna con requisiti specifici. Ecco la guida definitiva misura per misura.

Pensione di vecchiaia

La pensione di vecchiaia ordinaria è quella destinata a chi ha compiuto 67 anni di età e 20 anni (1040 settimane) di contributi versati. Si esce nel 2021 se entrambi i requisiti sono soddisfatti entro la fine del corrente anno. Decorrenza dal mese successivo a quello di maturazione del diritto alla pensione. La misura è destinata a chi ha almeno un contributi versato antecedente il 1996.

Pensione di vecchiaia in deroga con 15 anni di contributi

Per determinati soggetti bastano 15 anni di contributi versati. Si tratta di lavoratori che rientrano nelle deroghe Amato. Servono 67 anni di età e 780 contributi settimanali maturati entro la data del 31 dicembre 2012. Possibilità anche per gli autorizzati ai versamenti volontari alla stessa data o per chi ha 25 anni di anzianità assicurativa di cui 10 anni con meno di 52 contributi settimanali accreditati.

Pensione di vecchiaia per i contributivi puri

Servono 67 anni di età e 20 di contributi anche per chi non ha versamenti antecedenti il 1996. Si chiamano contributivi puri e per loro la pensione di vecchiaia scatta a condizione che l’importo dell’assegno liquidato sia pari a 1,5 volte l’assegno sociale che per il 2021 è pari a 690,42 euro al mese. Senza completare i tre requisiti la pensione slitta a 71 anni, quando basteranno anche 5 anni di contributi e non ci sarà alcun importo minimo da raggiungere.

Pensione di vecchiaia totalizzazione

Chi ha periodi accreditati in diverse gestioni previdenziali può ottenere la pensione di vecchiaia in regime di totalizzazione. Anche in questo caso servono almeno 20 anni di contributi. Bastano però 66 anni di età compiuti nel 2021 ma con finestra di 18 mesi.

Totalizzazione valida anche per i periodi di lavoro all’estero, in Paesi della UE o in Stati che hanno convenzioni con l’Italia. Si può uscire in regime di totalizzazione estera raggruppando gratuitamente i contributi ed arrivando ai 20 anni necessari insieme ai 67 anni di età compiuti.

La pensione è calcolata però solo sui contributi italiani dal momento che quelli esteri servono solo ai fini del diritto e sarà lo Stato straniero a liquidare la quota spettante per gli anni prestati fuori dall’Italia, con le sue regole specifiche.

Pensione di vecchiaia per le dipendenti nate nel 1952

Per le lavoratrici nate nel 1952 (tra aprile e dicembre 1952), che al 31 dicembre 1992 avevano già 20 anni di contribuzione, è la stessa legge Fornero a determinare l’uscita anticipata a 64 anni e 7 mesi di età.
Ormai è una misura che non serve a molto, perché appannaggio esclusivamente di chi è in attesa del 71imo anno di età per i motivi prima descritti.

La pensione in regime di cumulo

Il cumulo contributivo consente ai lavoratori che hanno versamenti presso due o più forme di assicurazione obbligatori di raggruppare tutti i periodi non coincidenti ai fini del conseguimento della pensione di vecchiaia, nel fondo al quale si chiede la pensione di vecchiaia.

Non bisogna aver raggiunto il requisito contributivo in nessuno dei fondi, fattore che fino al 2017 era obbligatorio. La pensione sommando tutti i versamenti si centra a 67 anni di età con 20 anni di contributi totali.

Pensione di vecchiaia invalidi dall’ 80%

I lavoratori dipendenti che sono riconosciuti invalidi con almeno l’80% di riduzione della capacità lavorativa, certificata dalle commissioni mediche Inps e non da quelle Asl, possono uscire con 20 anni di contributi versati ad una età pari a 56 anni per le donne ed a 61 anni per gli uomini. Per questa misura vige una finestra mobile di 12 mesi.

Pensione di vecchiaia per non vedenti

Una pensione di vecchiaia anticipata è appannaggio anche di lavoratori non vedenti. Serve il riconoscimento della cecità da parte delle competenti commissioni e si può uscire con soli 10 anni di contributi versati, a 51 anni per le donne e 56 anni per gli uomini. Queste età riguardano i lavoratori dipendenti, perché per gli autonomi si passa a 56 anni per le donne e 61 per gli uomini. Finestra di 12 mesi per i dipendenti e di 18 mesi per gli autonomi.

Anticipo pensionistico sociale

Disoccupati con Naspi scaduta da 3 mesi, invalidi con 74% di invalidità civile, lavoratori che assistono familiari conviventi disabili gravi e lavoratori alle prese con mansioni gravose in 6 degli ultimi 7 anni di carriera o in 7 degli ultimi 10 anni.

Sono le categorie che rientrano nell’Ape sociale. Serve aver compiuto nel 2021 almeno 63 anni di età e contestualmente avere 30 anni di contributi versati per le prime tre categorie di tutela e 36 per i lavori gravosi. Pensione non reversibile, senza tredicesima, senza maggiorazioni e temporanea fino al raggiungimento della pensione di vecchiaia spettante.

Rendita Integrativa Temporanea Anticipata

Co il termine di RITA, ovvero, Rendita Integrativa Temporanea Anticipata, c’è la possibilità di conseguire un trattamento di pensione per il tramite del capitale accumulato dal lavoratore nei fondi di previdenza complementare. Si tratta di una rendita mensile erogata in anticipo ed in attesa che il lavoratore maturi il diritto alla pensione pubblica obbligatoria.

La misura è destinata a chi si trova a 5 anni dai 67 anni della pensione di vecchiaia (o dal limite contributivo della pensione anticipata) e che al momento della domanda ha almeno 20 anni di contributi nei regimi obbligatori dove è iscritto. Per i disoccupati da più di 24 mesi, si può accedere alla Rendita se ci si ritrova a 10 anni dal compimento dei 67 anni di età. In tutti i casi servono non meno di 5 anni di iscrizione al fondo di previdenza complementare.

Pensione anticipata ordinaria

È la prestazione pensionistica che si centra senza limiti di età una volta raggiunti i 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne. Finestra mobile di 3 mesi per la decorrenza del trattamento.

Pensione anticipata contributiva

Per i lavoratori con contribuzione versata a partire dal 1° gennaio 1996, c’è la pensione anticipata con 20 anni di contributi e 64 anni di età. Occorre però aver maturato una pensione di importo pari o superiore a 2,8 volte l’importo dell’assegno Sociale, cioè 1.288,78 euro al mese.

Quota 41 per i lavoratori precoci

Una pensione anticipata senza limiti di età riguarda pure i cosiddetti precoci. Possono accedere alla pensione coloro i quali hanno almeno 41 anni di contributi versati, di cui almeno uno, anche se discontinuo, versato prima dei 19 anni di età.

La misura si chiama quota 41 ma non è destinata a tutti, ma solo alle 4 macro categorie a cui è destinata l’Ape sociale (disoccupati, invalidi, caregivers, lavori gravosi) con i medesimi requisiti specifici prima citati. Anche in questo caso, finestra di decorrenza di 3 mesi.

Quota 100

Per tutto il 2021 si potrà sfruttare ancora quota 100, che permette il pensionamento con almeno 62 anni di età ed almeno 38 anni di contribuzione versata. Per maturare il diritto a quota 100 gli iscritti a due o più gestioni previdenziali che non siano già titolari di trattamento pensionistico a carico di una di queste gestioni, possono cumulare i versamenti per arrivare ai 38 anni necessari.

I contributi versati alle Casse di previdenza dei liberi professionisti non sono utilizzabili. Finestra di 6 mesi per i lavoratori del settore pubblico (escludendo la scuola per la quale vigono regole collegate all’anno scolastico) e 3 mesi nel settore privato.

Pensione di anzianità in regime di totalizzazione

Uno strumento poco noto e forse poco utilizzato è la totalizzazione. Con questo si può avere accesso alla pensione di anzianità senza limiti di età e con 40 anni e 10 mesi di contributi senza considerare i contributi figurativi per disoccupazione e malattia. Per questa misura prevista finestra di 20 mesi.

Chi ha versato contributi in uno dei Paesi dell’Unione Europea o in uno Stato estero convenzionato con l’Italia, può ottenere la pensione anticipata con 42,10 o 41,10, sommando i versamenti italiani con quelli esteri. Alla stregua della vecchiaia in totalizzazione, per il calcolo dell’assegno valgono solo i contributi italiani.

Opzione donna

Anticipare l’uscita di diversi anni rispetto alle regole ordinarie, è quello che offre Opzione Donna. Si tratta della misura che concede la possibilità di uscire a 58 anni di età per le lavoratrici dipendenti ed a 59 anni di età per le autonome, una volta maturati i 35 anni di contributi.

I requisiti vanno completati entro il 31 dicembre 2020, la pensione è calcolata solo con il sistema contributivo e l’assegno è liquidato con finestra di 12 mesi per le lavoratrici dipendenti e di 18 mesi per le autonome.

Pensione con computo

Per gli iscritti alla Gestione Separata Inps c’è la pensione anticipata a 64 anni. Si tratta della pensione in regime di computo, che può essere esercitata da chi può far valere oltre ai versamenti fatti nella Gestione Separata, anche periodi contributivi versati come lavoratore dipendente o come lavoratore autonomo.

Il computo può essere esercitato da soggetti con meno di 18 anni di versamenti al 31 dicembre 1995, almeno 20 anni di contribuzione totale versata, almeno 5 anni successivi al 1995 e iscrizione con almeno un versamento nella Gestione Separata. Pensione calcolata con il sistema retributivo, liquidata dalla Gestione Separata e condizionata dall’importo che deve essere superiore a 2,8 volte l’assegno sociale.

Ispopensione

Con Isopensione si intende la possibilità data ai lavoratori dipendenti di aziende che occupano mediamente più di 15 dipendenti, di anticipare, sino ad un massimo di sette anni rispetto a pensione anticipata o pensione di vecchiaia, la data di uscita. Serve un accordo azienda-sindacati, ed è la stessa azienda che deve erogare con oneri interamente a suo carico, un assegno ai lavoratori che rientrano nella misura, un assegno mensile fino al perfezionamento dei requisiti per le pensioni.

Indennizzo ai commercianti

L’indennizzo per la cessazione definitiva dell’attività commerciale è una prestazione economica erogata ai commercianti che cessano l’attività e restituiscono la licenza, senza aver ancora raggiunto i requisiti utili per le pensioni. L’indennizzo è una misura diventata strutturale con la legge di Bilancio 2019.

È destinata a soggetti che risultano iscritti da almeno 5 anni alla Gestione Speciale Commercianti dell’Inps, che hanno almeno 57 anni di età se la richiedente è donna e almeno 62 anni di età se il richiedente è uomo. L’indennizzo commercianti spetta dal primo giorno del mese successivo a quello di presentazione della domanda sempre a condizione che siano rispettati tutti i requisiti. L’indennizzo per l’anno 2021 è pari a 515,58 euro.

Lavori usuranti

Infine resta possibile accedere alla pensione per i lavori usuranti o notturni, con la quota 97,6. Per chi svolge lavori particolarmente usuranti, tra i quali ci sono le attività in miniere o gallerie, l’attività di conducente di mezzi di trasporto pubblici e quelle degli operai della linea a catena con lavoro organizzato su turni, si può uscire a 61,7 anni di età con 35 anni di contributi versati e contestualmente il raggiungimento di quota 97,6. Stessa opportunità per i lavoratori notturni, quelli che svolgono per tutto l’anno o per parte di esso, lavori tra le ore 24:00 e le ore 05:00 del mattino seguente.