Pensione 2021: ai nati fino al 1958 o 1959 la facoltà di anticipare l’uscita, tutte le vie disponibili

In pensione con quota 100 e Ape sociale solo entro il 2021, ma serve stare attenti ai requisiti.

Probabilmente siamo di fronte ad una svolta epocale dal punto di vista delle pensioni visto che il nuovo esecutivo Draghi dovrà per forza di cose mettere mano ad una riforma previdenziale da anni attesa. La necessità di intervento in materia pensioni è dettata dal fatto che ci sono diverse misure che scadono il 31 dicembre 2021, misure che non potranno più essere sfruttate nel 2022.

Il primo esempio è senza dubbio la quota 100. Ma ci sono anche opzione donna ed Ape sociale che vanno in scadenza a fine anno. Sparendo queste misure, che pur se discutibili dal punto di vista tecnico e dei conti pubblici, una parvenza di flessibilità al sistema la danno, servono nuove vie di uscita per evitare che i lavoratori restino imbrigliati nelle pesanti norme della legge Fornero, ancora oggi in pieno vigore.

Soprattutto per chi è nato sul finire degli anni 50, l’occasione di uscire con le vecchie regole potrebbe essere l’ultima occasione per evitare di attendere ancora molti anni per la pensione. Ecco come fare per lasciare il lavoro adesso, «prima che sia troppo tardi».

La riforma delle pensioni si incastona con il Recovery Plan

Pensioni e pandemia sono argomenti di strettissima attualità, che anche se sembrano distanti e diversi tra loro, si incrociano pericolosamente. Infatti la cosa che occorre sottolineare è che qualsiasi riforma delle pensioni deve passare dal placet della UE. E se questa è la regola generale da tempo, con rare eccezioni (il governo Lega-M5S per esempio) in cui il nostro governo ha fatto di testa sua tra mille polemiche e veti di Bruxelles, adesso che c’è da recuperare i soldi del Recovery Fund l’ok della UE è assolutamente necessario.

Alzi la mano chi crede che la UE sia disponibile ad assecondare un governo italiano che produca la quota 41 per tutti e senza penalizzazioni. E lo stesso può dirsi di una eventuale proroga di quota 100 piuttosto che di una misura che la sostituisca ma che la somigli. Qualcuno la chiamerà austerità, qualcun altro la chiamerà politica di contenimento della spesa previdenziale, fatto sta che una riforma delle pensioni oltre che essere necessaria, è anche difficile da produrre, soprattutto per le esigenze di flessibilità dei lavoratori.

Ultimi giri per quota 100 e Ape sociale

E in questo scenario che non lascia presagire nulla di buono in termini di misure di pensionamento anticipato o flessibile, i nati fino al 1959 dovranno cercare di completare i requisiti utili alla quota 100 entro la fine dell’anno. E restringendo il campo a chi è nato fino a tutto il 1958, entra in gioco pure l’Ape sociale, altra misura che nel 2022 potrebbe non essere più fruibile.

Per questo chi riesce a completare 62 anni di età e 38 di contributi entro la fine del 2021, potrà sfruttare l’ultima uscita disponibile con una quota 100 che passerà agli annali come una misura funzionante per soli 3 anni, quelli della sperimentazione prevista. Per i 38 anni di contributi sono validi tutti quelli a qualsiasi titolo versati, anche se 35 di questi devono essere al netto di contributi figurativi da malattia e disoccupazione.

Questi contributi valgono per la maggiore anzianità e non per il diritto alla pensione. Per l’Ape sociale invece, occorre che entro la fine del 2021 si arrivi a 63 anni di età almeno. Ed occorrono almeno 30 anni di contributi, sempre a qualsiasi titolo versati, nel caso in cui il richiedente sia un invalido con almeno il 74% di disabilità accertata, un caregivers che assiste un parente disabile almeno da 6 mesi o un disoccupato che ha percepito l’ultima Naspi spettante almeno 3 mesi prima di presentare domanda di pensione.

Importanti anche gli altri requisiti

Molto importanti questi sotto requisiti da detenere, perché per esempio, nonostante si completi il requisito anagrafico dei 63 anni e il requisito contributivo dei 30 anni, entro la fine del 2021, se per esempio, l’assistenza al parente disabile non ha i 6 mesi di durata precedente (perché magari è iniziata a settembre 2021), l’Ape non può essere assegnata.

Con 63 anni di età e con 36 di contributi si può uscire con l’Ape anche come lavoro gravoso. In questo caso però, l’attività di lavoro gravoso deve essere stata svolta per 7 degli ultimi 10 anni di carriera o per 6 degli ultimi 7 anni. Anche in questo caso, pur completando tutti i requisiti e pur rientrando in una delle 15 attività di lavoro gravoso previste, senza la giusta anzianità di servizio in queste attività logoranti, anche per pochi mesi, la fruizione dell’Ape sociale è negata.