In pensione nel 2023, con che età e con quanti anni di contributi si uscirà dal lavoro

Prospettive previdenziali per i prossimi anni, età, requisiti e contributi necessari, ecco cosa potrebbe accadere.

Con quanti anni di contributi ed a che età andremo in pensione dal 2023? Sicuramente questo è uno dei quesiti che molti italiani si pongono, soprattutto quelli che calcolano di poter uscire dal mondo del lavoro e andare in pensione dal 2023 in poi.

La riforma delle pensioni potrebbe essere uno degli interventi che il governo, qualunque esso sia, metterà in atto. Al momento però l’argomento sembra bloccato. C’è chi pensa che la crisi Covid sposterà l’attenzione del governo verso altre esigenze della popolazione, come l’occupazione, la liquidità alle aziende e gli aiuti ai disagiati.

C’è invece chi pensa che proprio la crisi Covid possa dare una mano in ottica riforma previdenziale, perché con le pensioni anticipate potrebbe essere più facile adottare il turnover lavorativo, togliendo molti italiani dal novero dei disoccupati. E poi, dare la pensione ad un lavoratore la cui attività è stata colpita dalla crisi emergenziale di oggi, potrebbe togliere quel lavoratore dal novero delle persone a cui destinare aiuti assistenziali, bonus, redditi di cittadinanza, buoni spesa e così via.

La riforma delle pensioni osteggiata da Bruxelles

Ostacolo ad interventi previdenziali di flessibilità o anticipo delle uscite è sempre la UE, soprattutto oggi con l’Italia che necessita degli aiuti europei, con il Mes ed il Recovery Fund di cui tanto si parla oggi. E anche se a fondo perduto o con poche condizionalità, inevitabile appare il fatto che l’Europa aiuterà l’Italia a condizione che il nostro Paese faccia bene “i compiti a casa”, cioè che non sperperi denaro, e dalla UE da tempo sembra che spendere soldi per mandare in pensione prima i lavoratori, sia considerato uno sperpero.

La riforma delle pensioni con quota 41, quota 101, flessibilità, aumento delle minime e tutte le altre misure di cui tanto si parla, è solo una mera ipotesi. L’unica cosa certa oggi è che la quota 100 finirà nel 2021, il 31 dicembre di quell’anno. E poi come si andrà in pensione? Vediamo adesso di fare un quadro della situazione sulle uscite dal 2023 in poi, con le regole attuali e con quello che succederà in futuro tra aumenti di età e contributi per l’aspettativa di vita e misure che cesseranno di esistere.

Pensioni nel 2023, come funzioneranno?

Una cosa che negli ultimi anni ha caratterizzato il sistema previdenziale italiano è senza dubbio l’allentamento dei requisiti minimi per il pensionamento. Può essere osteggiata, criticata, considerata uno spreco, ma una cosa certa è che qualcuno, con la quota 100 è uscito dal lavoro prima del previsto e senza particolari danni in termini di assegno. Che quota 100 (ma il discorso può allargarsi anche all’Ape sociale, opzione donna e così via) sia una misura inutile, bisogna spiegarlo al lavoratore che nel 2020 è riuscito ad andare in pensione a 62 anni di età con 38 anni di contributi.

Senza quota 100 questo lavoratore al posto di andare in pensione nel 2020, avrebbe dovuto attendere il 2025 (al compimento dei 67 anni di età), o al massimo il 2024, quando avrebbe completato i 42 anni e 10 mesi di contributi necessari per la pensione anticipata ordinaria.

Il trend adesso cambierà, perché con la fine della sperimentazione di quota 100 e delle sua pensione con almeno 62+38 tra età e contributi (scadenza 31 dicembre 2021) e con la fine di opzione donna e Ape sociale, con uscite rispettivamente alle soglie minime di 58+35 e 63+30 o 63+36 (entrambe le misure scadranno il 31 dicembre 2020), i requisiti per le pensioni torneranno a salire.

Dal 2023, quota 100, opzione donna e l’Ape sociale non saranno più in vigore, salvo interventi del Governo e dovrebbe essere ripristinato (come Ragioneria di Stato ha già suggerito), il meccanismo che collega i requisiti per il pensionamento con l’aspettativa di vita. Pensioni di vecchiaia e pensioni anticipate però resteranno con gli attuali requisiti sino al 2023. E proprio dal 2023 l’età pensionabile per esempio tornerà a salire, iniziando il percorso che potrebbe portare ad un incremento di 3 anni nel prossimo ventennio.

Pensioni future, come si esce?

In base al meccanismo dell’aspettativa di vita ed ai criteri di funzionamento di questo istituto che si basa ancora sulla Legge Fornero, l’aumento di età pensionabile è biennale. Si salirà a 67 anni e 3 mesi dal 2023, a 67 anni e 6 mesi dal 2025 e così via, sempre con almeno 20 anni di contributi. E lo stesso aumento sarà applicabile dopo il 2026 alle pensioni anticipate, che sforeranno il tetto dei 43 anni di contribuzione necessaria per poter accedere alla quiescenza senza limiti di età.