Isee precompilato, occorre verificare i dati per non perdere le agevolazioni per cui è richiesto

La verifica Isee precompilato e come funziona, la semplificazione sembra ancora lontana

Molte famiglie italiane da anni ormai hanno a che fare con l’Isee, la dichiarazione indispensabile per poter ottenere la maggior parte delle misure assistenziali previste dal nostro ordinamento e per ottenere le agevolazioni previste dalla normativa vigente. Molte famiglie ogni anno si trovano a dover rinnovare questo Isee, per poter continuare a percepire il reddito di cittadinanza, per esempio, o per continuare a godere degli sconti in bolletta dei bonus energetici per famiglie meno abbienti.

Ma l’utilizzo dell’Isee è variegato, si va dal ticket sanitario al bonus bebè, dalla carta acquisti alle mense scolastiche agevolate o alle tasse di iscrizione universitaria. L’Isee serve anche per molti dei bonus previsti per l’emergenza coronavirus, compreso il reddito di emergenza. In altri termini, una certificazione molto importante.

L’importanza dell’Isee va di pari passo con la sua complessità, perché la mole di dati richiesta è molto lunga. Ecco perché dal 2020 è stato introdotto l’Isee precompilato (o meglio, la Dsu precompilata), con la richiesta per ottenere l’Isee che ha molti dei dati necessari, già preinseriti. Un intervento normativo questo, votato alla semplificazione, che però sembra non aver raggiunto l’obiettivo. L’Isee resta ancora complicato da richiedere.

Come richiedere l’Isee

Per richiedere la certificazione Isee che viene rilasciata dall’Inps, occorre presentare all’Istituto Previdenziale, la Dsu, acronimo di Dichiarazione Sostitutiva Unica. Questa altro non è che la autocertificazione dei redditi, dei patrimoni, della composizione del nucleo familiare e di ogni altra voce o dato che serve per ottenere la certificazione.

Proprio grazie alla Dsu che vengono fuori l’indicatore della situazione economica equivalente della famiglia (Isee), l’indicatore della situazione reddituale familiare (Isr) e l’indicatore della situazione patrimoniale (Isp). Sono questi i valori che molte prestazioni assistenziali e molte misure di agevolazione richiedono tra i requisiti.

Come dicevamo, la mole richiesta di dati da indicare è enorme perché ci sono i redditi, i valori catastali degli immobili, i conti correnti, le carte di debito o credito, l’eventuale canone di affitto, l’eventuale mutuo, le condizioni di disabilità e così via. E sono dati che devono essere moltiplicati per ogni componente il nucleo familiare, cioè vanno indicati tutti i dati del richiedente, de coniuge, dei figli e di ogni altro soggetto presente nel nucleo familiare.

Isee precompilato più facile? Sembra di no

Dal 2020 la Dsu è disponibile in forma precompilata ma i documenti da utilizzare e da tenere a portata di mano sono sempre molteplici. Anche la Dsu precompilata presuppone la stessa mole di documenti, dalle dichiarazioni dei redditi ai saldi e giacenza media bancari o postali, dalle visure catastali ai libretti degli autoveicoli della famiglia.

L’Inps, nonostante un utente può adottare la Dsu precompilata, dopo un primo passaggio in cui richiede di verificare e validare i dati, obbliga il contribuente a un’ulteriore procedura di verifica. Si tratta delle visualizzazione dello stato di elaborazione della richiesta, in cui il richiedente deve verificare se i dati in possesso dell’Inps sono i medesimi di quelli che ha in mano lui.

In altri termini, il contribuente deve comunque controllare i dati e se è il caso correggerli. Infatti anche dal punto di vista delle responsabilità riguardanti false dichiarazioni che possono dare seri problemi al richiedente, nonostante la versione precompilata della Dsu, cambia poco. Il richiedente deve comunque sottoscrivere la dichiarazione assumendosi la responsabilità, anche penale, dell’esattezza dei dati, nonostante questi siano stati elaborati dall’Inps.