Cosa succede a chi smette di mangiare pasta? Ecco la risposta

Se si smette di mangiare pasta succede qualcosa? vediamo cosa può accadere

La pasta è uno degli alimenti più diffusi sulle nostre tavole. Essa si compone prevalentemente di carboidrati complessi (amido) a cui spetta l’importantissimo compito di fornire al nostro organismo l’energia necessaria per svolgere le nostre azioni quotidiane.

Le tipologie di pasta sono: quella fresca oppure secca, a seconda della dose di acqua presente. La pasta secca è quella comunemente presente nei supermercati e che necessita di una cottura di circa dieci minuti; ha la caratteristica di subire un processo di essiccazione per accrescerne la shelf life, ossia la data di scadenza, e quindi necessita di essere conservata in un luogo asciutto a temperatura ambiente.

La pasta fresca, di contro, non ha bisogno di essere essiccata e, dopo la sua produzione, va consumata in tempi brevi e conservata in frigorifero. Inoltre, quest’ultima si cuoce in pochissimi minuti. La pasta si compone di semola di grano duro e di acqua e talvolta può essere caratterizzata anche dalla presenza delle uova, cosa che avviene nella cosiddetta pasta all’uovo.

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Un’altra diffusissima tipologia di pasta sempre più diffusa è quella integrale, che presenta un numero maggiore di proteine, grassi e fibre, fondamentali per abbassare il picco glicemico provocato dalla pasta. Da questo si deduce che abusare di pasta non è una buona norma. Negli ultimi anni, infatti, addirittura si sono diffusi stili alimentari basati sull’eliminazione dei carboidrati: ma cosa succede se si sceglie di non mangiare più la pasta?

La pasta, una preziosa fonte di energia

Chi smette di mangiare pasta nota una repentina perdita di peso. Tuttavia, non si perde grasso bensì acqua dal momento che i carboidrati sono immagazzinati nel nostro organismo sotto forma di glicogeno e ogni grammo accumula da tre a quattro volte il suo peso in acqua. Ne consegue che, tagliando i carboidrati e utilizzando glicogeno, ogni grammo di carboidrato in meno sono 3 grammi persi di acqua.

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I carboidrati, inoltre, sono la principale fonte di energia per il cervello e quando si riducono è evidente che il nostro corpo ne risente con effetti collaterali quali stanchezza, alito pesante, debolezza, insonnia, vertigini e nausea. L’agognata perdita di peso generata dall’eliminazione della pasta, in definitiva, si associa a uno stato di malessere generale.

Quanta pasta mangiare?

Dunque, non è preferibile smettere di mangiare la pasta eliminandola dalla nostra dieta abituale, bensì basta scegliere quella integrale, che presenta un assorbimento più lento e impedisce che i livelli di zucchero nel sangue siano soggetti a bruschi picchi. Quanta pasta mangiare, dunque? Per rispondere a questa domanda basta osservare i LARN, i Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia per la popolazione italiana.

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Essi, nel 2014 hanno stabilito che i carboidrati dovrebbero costituire tra il 45 e il 60% delle calorie totali della giornata. Via libera alla pasta, dunque, ma che sia in porzioni ridotte o, meglio ancora, integrale e con un’attenzione particolare ai condimenti, magari con aggiunta di olio a crudo e priva di intingoli.