Positivi al Covid: come funziona e come potrebbe cambiare la quarantena
«Significa nascondere una parte importante della verità». Sono parole chiare quelle espresse dal professor Andrea Crisanti nel non concordare con l’idea di diramare un bollettino Covid che non preveda l’indicazione del numero dei contagi, basandolo magari sui soli ricoveri e i decessi.
Una soluzione a cui si starebbe pensando per evitare di creare allarmismo sulle cifre dove a fronte di tante infezioni, grazie al vaccino, si registra un’incidenza bassa di ospedalizzazioni.
Nuovo bollettino Covid: Crisanti contro l’idea di un bollettino che parli solo delle ospedalizzazioni
Tra le idee di cui si parla c’è quella di diramare solo le variazioni relative alla pressione sui sistemi ospedalieri o altre vie che portino a non comunicare i contagi quotidiani. Un’idea che non piace al docente di Microbiologia dell’Università di Padova, che ne ha parlato intervenendo nel corso della trasmissione Agorà su Rai 3.
«Ma che razionale c’è ad un certo punto - ha detto Crisanti - di non comunicare alla popolazione il numero dei casi? Stiamo vivendo un’epidemia che interessa tutti quanti. Penso che sia assolutamente fuorviante questo discorso, non ha nulla di epidemiologico».
Lo scienziato ha sottolineato come una fase epidemica come quella che si sta vivendo debba essere considerata sulla base di diversi parametri: i casi giornalieri, le ospedalizzazioni, i decessi e l’indice Rt. «Io - ha affermato il professore - penso che, visto che siamo in un’epidemia e che interessa tutti quanti noi, per trasparenza dobbiamo sapere tutto. Tutti quanti noi dobbiamo essere in grado di giudicare e valutare le misure che vengono prese».
Covid e l’ipotesi picco a fine gennaio, il punto di Crisanti .
Negli ultimi giorni il contagio sembra aver subito un rallentamento quantomeno rispetto alla sua fase di crescita. «Io penso - ha evidenziato Crisanti - che quello che vediamo adesso è una leggera diminuzione della crescita dei casi legata al fatto che ci sono stati quindici-diciotto giorni di vacanze nelle scuole. Stiamo trascinando ancora per una settimana quest’effetto positivo e poi penso che aumenteranno probabilmente fino alla fine di gennaio. Finalmente riusciremo ad avere il picco e poi i casi via via dovrebbero cominciare a diminuire».
Considerando gli studi che prospettano la possibilità che il picco dei decessi possa maturare attorno a metà febbraio per l’Italia, la stima sembra coincidere con la previsione fatta da Crisanti sui contagi. «Il picco di decessi - ha dichiarato lo scienziato - è sfasato di circa due settimane rispetto al picco dei contagi, perché i decessi arrivano in genere tra i 16 ed i 20 giorni nei casi che procedono in maniera negativa».
Covid, Crisanti spiega cosa bisognerebbe fare dopo il picco
Arrivare al punto più alto della curva dei contagi da Covid, secondo Crisanti, corrisponderà ad un’altra necessità “Dopo il picco - ha spiegato - bisognerà fare un ragionamento sul livello di protezione della popolazione italiana come fanno gli inglesi". Poi il chiarimento su quale sia l’azione messa in campo oltre Manica.
«Ogni settimana fanno - ha spiegato - un monitoraggio sulla prevalenza di persone che hanno anticorpi contro il virus. L’Inghilterra sta al 96%. Significa che si sono vaccinati o che sono stati infettati. Queste sono informazioni importanti, perché la politica sanitaria non può essere basata sui vaccinati, deve essere basata sui protetti.»
Il Prof. Andrea Crisanti ad #agorarai: la sua opinione sul dibattito sui dati in corso in questi giorni #14gennaio pic.twitter.com/5jLSi5M8NJ
— Agorà (@agorarai) January 14, 2022