Come è nata la variante Omicron? Ipotesi salto da topi a uomo: lo studio

Uno studio cinese potrebbe far chiarezza sull’origine della variante Omicron diventata ormai dominante nel mondo

La variante Omicron ormai è diffusa in tutto il mondo ed è diventato rapidamente il ceppo dominante del nuovo coronavirus. I primi studi parlano di una maggiore trasmissibilità dovuta al fatto che colpisce maggiormente le vie respiratorie alte, ma anche una ridotta probabilità di sviluppare sintomi gravi della malattia.

Quella che si sa è che Omicron è stata isolata per la prima volta in Sudafrica e poi da lì si è diffusa rapidamente in Europa e poi nel resto del mondo. Ma come è nata Omicron? Cosa ha dato origine a questa nuova variante del coronavirus?

Una ricerca cinese ha provato a dare una risposta in merito

A dare una risposta ci stanno provando i ricercatori dell’Accademia cinese delle scienze. Secondo i loro primi risultati potrebbe essere stato uno spillback, cioè un ritorno del virus SarsCov2 dai topi agli esseri umani, ad aver fatto accumulare rapidamente molte mutazioni alla variante Omicron.

La ricerca è stata pubblicata sulla rivista scientifica Journal of Genetics and Genomics. Sono state analizzate 45 mutazioni che Omicron ha acquisito rispetto al ceppo originario. Ed hanno scoperto che la sequenza della proteina spike di Omicron è stata sottoposta a una selezione più forte rispetto a quella di qualsiasi variante SarsCov2.

Questo, secondo gli studiosi, potrebbe suggerire la possibilità di un salto dall’uomo agli animali e poi da questi ancora all’uomo ma in modo diverso.

«I nostri risultati - spiegano i ricercatori cinesi - suggeriscono che il progenitore di Omicron è passato dall’uomo ai topi, ha accumulato rapidamente mutazioni favorevoli all’infezione di quell’ospite, quindi è tornato negli esseri umani, indicando una traiettoria evolutiva interspecie per l’epidemia di Omicron».

Anche l’Università di Washington d’accordo con il salto uomo - topo

Di un passaggio uomo - topo e topo - uomo ne ha parlato lo scorso mese di Dicembre anche un altro studio dell’Università di Washington e dell’Istituto nazionale di genetica molecolare.

Per farlo hanno testato un possibile legame tra la variante Omicron e i recettori delle cellule di topo. Ciò che hanno scoperto è che questa si legava alle cellule dei topi ma non degli altri animali testati come visoni o pangolini. Per questo l’idea che i topi possano essere stati portatori del virus, qui si è mutato prima di ripassare all’uomo.