Vaccino ai bambini? Meloni: «Procedere a vaccinazione per chi è veramente a rischio»

La leader di Fratelli d’Italia ha affrontato l’argomento in un’intervista rilasciata a Sky Tg24

Si è parlato anche di vaccino per i bambini nel corso dell’intervista che Giorgia Meloni ha rilasciato a SkyTg24 l’11 novembre. La leader di Fratelli d’Italia ha manifestato le sue perplessità rispetto alla prospettiva di immunizzare i bambini.

Vaccino 5-11 anni, si attende l’approvazione a livello europeo

Per gli scienziati il vaccino è «sicuro» e la prospettiva che possa esserci un pronunciamento favorevole a breve da parte dell’Ema autorizza a credere che la campagna tra i più piccoli potrebbe partire entro Natale. Giorgia Meloni ha espresso un ragionamento relativo al cosiddetto «rapporto rischio-beneficio», di cui in realtà molto si è parlato in tema vaccini.

Lo ha fatto partendo da quelli che sono i dati dei decessi dovuti alle infezioni dal virus responsabile della pandemia. «Noi - ha dichiarato - sappiamo che oltre il 90% di chi è morto di Covid aveva più 65-70 anni, addirittura 80 anni in alcuni casi. Sappiamo che quella è la categoria che va difesa di più. Sappiamo che sui bambini di cinque anni i rischi di morte, se non sono persone che hanno già altri problemi, di fatto non ci sono».

Vaccinazione bambini, le perplessità di Giorgia Meloni

Giorgia Meloni definisce questo tema «estremamente serio» ed esorta alla cautela. Un punto di vista espresso invitando a procedere «con forza alla vaccinazione di chi è veramente a rischio» secondo le indicazioni della comunità scientifica anche per i richiami.

«Altrimenti - ha aggiunto - il rapporto rischia di tendere non esattamente a favore del beneficio, atteso che noi non raggiungiamo l’immunità di gregge». Riferimento quest’ultimo legato alle questioni legate al vivere «in un mondo globalizzato» e alla possibile formazione di «varianti».

L’idea di vaccinare un bambino di cinque anni incontra le perplessità di Giorgia Meloni sulla base del fatto che, a suo avviso, anche l’eventuale obiettivo di tutelare i più fragili rischia di cozzare con altri aspetti.

«Un bambino di cinque anni - ha proseguito Giorgia Meloni - io lo vaccino per chi? Non lo vaccino per suo nonno al quale non attacca il Covid perché si rischia di attaccarglielo lo stesso e non lo vaccino per sé perché obiettivamente il Covid non farebbe particolare danni». «Io - ha concluso - ad oggi mia figlia di cinque anni non la vaccino».

Vaccinazione bambini, le posizioni di Abrignani e Locatelli (Cts)

Lo scorso 8 novembre, in un’intervista al Corriere della Sera, aveva espresso un punto di vista differente il professor Sergio Abrignani. L’immunologo, docente dell’Università di Milano e membro del Comitato Tecnico Scientifico aveva auspicato «che il vaccino per l’infanzia sia disponibile prima possibile». «È indispensabile - aveva dichiarato - togliere al virus la libertà di circolare tra i piccoli che, pur non ammalandosi se non in forma lieve, sono un veicolo di trasmissione».

Qualche giorno prima si era espresso sulla stessa lunghezza d’onda anche il professor Franco Locatelli. Il presidente del Consiglio Superiore di Sanità e onco-ematologo pediatrico del Bambin Gesù aveva parlato a Sky Tg24. «I bambini - ha evidenziato - vanno pure protetti dalle seppur rare manifestazioni gravi o prolungate di Covid anche per permettere loro di avere tutti gli spazi di socialità che meritano e per contribuire a ridurre al circolazione vaccinale. Credo che siano buonissime ragioni per vaccinare i bambini».

«Io - aveva aggiunto - credo che Ema possa pensare di arrivare ad una valutazione, o un’approvazione, entro fine mese-prima metà di gennaio. A quel punto potremo partire. Entro Natale credo sia un’ipotesi ragionevole».

Vaccinazione bambini, le parole del professor Vaia in un’un’intervista rilasciata a Libero

Diversa è stata, invece, l’opinione data dal professor Francesco Vaia, direttore sanitario dello Spallanzani. "Se un bambino - ha dichiarato in un’intervista rilasciata a Libero l’8 novembre - ha già di suo delle altre patologie gravi, conviene vaccinarlo, per proteggerlo da un virus che, associato ad altre malattie, può rivelarsi grave. Se invece è sano, non vedo necessità di vaccinarlo. Almeno data la situazione odierna, poi le cose possono sempre cambiare”.

In relazione al rischio miocarditi dopo il vaccino Vaia ha detto che ciò può avvenire in rari casi, ma puntualizzando come possono «venire anche in seguito di un long-Covid». In sostanza anche infettarsi da non vaccinati può comportare rischi analoghi. «Il punto - ha spiegato il professore - è sempre il calcolo tra rischi e benefici».

Diversa, invece, la posizione di Vaia in relazione al vaccino per gli adulti e all’obbligo. «Estendiamolo - ha detto - a tutte le categorie che hanno contatti con il pubblico. Ma l’obbligo indiscriminato sarebbe ideologico, perché non così funzionale».

Vaia, tra l’altro, ha parlato di «green pass» non come «strumento scientifico», ma come «regola opportuna» per frequentare certi ambiti attorno a cui si fanno «troppe polemiche».