Smart Working, dopo un anno ecco le giustificazioni raccontate per non lavorare

È passato quasi un anno dall’attuazione dello smart working e tantissime persone hanno confermato di aver usato delle scuse digitali per non connettersi. Ecco quali sono!

Lo smart working è entrato a far parte del quotidiano a seguito dello scoppio della pandemia da Covid 19. Nonostante in alcuni casi lavorare da casa sia più facile, sono nate delle scuse digitali per evitare la connessione.

Un anno di smart working

Lo smart working non è una novità, infatti tantissime persone e aziende hanno attuato questa modalità di lavoro già da tempo che si è poi intensificata con l’arrivo della pandemia da Covid 19.

570mila persone impiegate nel 2019 con un passaggio a 6,58 milioni durante la prima parte di lockdown che si trasforma ad oggi a 5,35 milioni attuali. I dati sono stati registrati dall’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano.

Secondo questo continuo monitoraggio i dati sono in aumento soprattutto in Italia vedendo sempre più persone impiegate nel lavoro da casa. Questo significa aver avuto la possibilità di trasferire l’ufficio proprio per continuare a lavorare nonostante l’emergenza sanitaria in corso, dopo quasi una anno. Nel 2021 le condizioni non sembrano migliorare e sono sempre più professionisti e privati che intendono cambiare il loro modo di lavorare adattando la propria abitazione ad ufficio.

Questo accade anche per la scuola, infatti nella maggior parte dei casi gli studenti si ritrovano all’interno di una classe virtuale cercando di portare a casa la lezione e le interrogazioni in maniera normale (se così si può dire).

Una situazione molto difficile da fronteggiare e sopportare, ma nello stesso tempo sono state raccolte quelle che sono le scuse digitali mettendo l’accento sulle persone che - nonostante siano in casa – cercano di non collegarsi e starsene tranquilli.

Quali sono le scuse digitali

Per chi non si reca più in ufficio dovendo gestire tutto da casa, come fare per assentarsi dal lavoro? Neanche a dirlo ci sono delle scuse digitali che superano la fantasia e sono state raccolte attraverso un sondaggio Instagram (riportato da Ansa) condotto dalla community di Wiko.

Che cosa è emerso? La giustificazione con una scusa epica è stata utilizzata in questo anno di smart working dal 42% dei rispondenti mentre per l’86% è verissimo che ci siano le cosiddette scuse digitali.

Sono scuse per non andare online, declinare un meeting o una riunione sino a non ascoltare i colleghi in quel frangente. Non essendo più in presenza ci sono diverse modalità per nascondersi o ritardare la risposta ad una mail o telefonata, tanto che il 42% dei partecipanti hanno ammesso di essersi giustificati più di una volta pur di non rispondere ad una richiesta nell’immediato.

Le scuse più usate sono una cattiva connessione oppure il microfono “che non funziona” attivato in mute. Non mancano gli sfondi utilizzati per non far vedere parti della casa oppure le varie colpe declinate a partner e bambini per i rumori in sottofondo (quando non sono i vicini a fare le pulizie o attaccare un quadro).

Bene evidenziare anche che un 72% dei rispondenti al sondaggio ha confermato di non aver avuto il coraggio di utilizzare delle scuse. Continua a leggere: Smart working, come comportarsi in videocall? Look e stile per apparire al meglio