Quando potremo togliere le mascherine? La situazione spiegata dal prof. Silvestri

A questo quesito, a cui è difficile rispondere anche per gli scienziati, ha provato a rispondere il professor Guido Silvestri, virologo e docente della Emory Univesity di Atlanta

Quando potremo togliere le mascherine? È una domanda che ricorre più o meno da quando è iniziata la pandemia. Le prime previsioni sono state cancellate dalle evoluzioni di un virus imprevedibile che più volte ha mischiato le carte. Ed è questo il motivo per il quale l’interrogativo resta complicato, anche per illustri scienziati.

Quella stessa scienza che, in meno di un anno, ha messo a disposizione dell’umanità un vaccino che oggi permette di vedere la luce in fondo al tunnel. Quando, perciò, si potrà immaginare di uscire senza mascherina? Di poter entrare in un negozio e non indossarla? Di andare in uno stadio senza avere cura di aver portato quelle del tipo Ffp2? Fino ad ora, in fondo, si è parlato anche e soprattutto dell’eventualità che si possa fare a meno dei dispositivi di protezione personale solo all’aperto e in una situazione di non assembramento.

Via le mascherine, quando? L’analisi della situazione

Con l’equilibrio che lo ha sempre contraddistinto si è espresso sul tema il professor Guido Silvestri, virologo e docente della Emory University di Atlanta. Lo ha fatto intervenendo nel corso della trasmissione Piazza Pulita di La 7. A domanda precisa postagli dal giornalista Corrado Formigli sul quando si potrà immaginare di uscire senza avere neanche la mascherina in tasca, ha replicato in maniera chiara, lasciando intendere come quel momento potrebbe non essere suggerito da una linea di demarcazione, tra il prima e il dopo, che si farà netta.

«Io - ha spiegato - penso che qui bisognerà arrivare abbastanza presto all’accettazione di una percentuale di rischio e rendersi conto che l’importanza di tornare al normale non deve essere sottovalutata. Soprattutto per i disabili, per i bambini che soffrono moltissimo non avere la comunicazione visiva. Ci siamo dimenticati completamente in tutta questa pandemia dei sordi, delle persone che non sentono bene e si basano sulla lettura delle labbra per capire e comunicare».

Togliere le mascherine potrebbe essere un rischio da accettare

Poi ha aggiunto: «Prima torniamo al normale, meglio è. Ad un certo punto io credo che diventerà un bilancio politico. Cioè di dire quanti danni residui accettiamo di Covid e ce li mettiamo sulle spalle, come facevamo con l’influenza o cose di questo genere».

Il futuro, benché ci siano sprazzi di ottimismo chiaro, è ancora incerto nel lungo termine, pur se la scienza ha già fatto molto e molto potrà fare per affrontare meglio i prossimi scenari. «Abbiamo - ha ricordato Silvestri - farmaci antivirali, abbiamo anticorpi monoclonali. Abbiamo tante cose che funzionano».

Ottimismo, ma necessità di essere preparati ad ogni scenario

Ma c’è necessità anche di non farsi trovare impreparati ad un eventuale «peggio». «Dobbiamo - ha spiegato il virologo - essere preparati agli scenari peggiori. Lo scenario peggiore è una specie di matrimonio dell’orrore tra la Delta, che la capacità di infettare il polmone e dare malattia severa più di ogni altro ceppo di Sars-Cov 2, e l’Omicron, nella sua abilità di infettare così rapidamente».

Il rischio sarebbe un mix che darebbe vita ad un virus massimamente contagioso come quello che circola attualmente, ma che sarebbe aggressivo come il suo predecessore. Scenario che, ovviamente, esiste solo a livello di ipotesi negativa al momento.

Covid, «scienza di base» e «vaccinazione» come strategia da mettere in atto in questo momento

Secondo Silvestri in questa fase ci sono diverse azioni possibili da mettere in atto. «La prima - ha spiegato - è fare tanta scienza di base, dobbiamo capire se le due cose che ha fatto Omicron, cioè diventare appiccicosa e meno cattiva per i polmoni, sono connesse tra di loro oppure se è soltanto una coincidenza. Dobbiamo capirlo con studi di virologia strutturale e ci vuole tempo».

«Nel frattempo - ha concluso - quello che dobbiamo fare sono tre cose: vaccinare, vaccinare, vaccinare. Vaccinare tutti compresi i booster, vaccinare i bambini e spero si arrivi presto all’approvazione sotto i cinque anni e poi vaccinare globalmente». Pensiero di cui si ritrova traccia anche in un altro passaggio dell’intervento di Silvestri nell’ambito del suo intervento a Piazza Pulita.

Quello relativo al Green Pass. «Quando - ha spiegato - ci si rende conto che se tutti fossimo vaccinati probabilmente il problema sarebbe già del tutto gestibile chiaramente il corollario di questa osservazione è di spingere le persone a vaccinarsi. Io per questo mi sono espresso a favore del Green Pass, come mi sono espresso a favore dell’obbligo vaccinale per il personale sanitario».