Pensioni per i nati nel 1959 e nel 1960: gli esempi e le differenze

Il dopo quota 100 rivoluzionerà le pensioni e per molti sarà un vero disastro

Cosa succederà alle pensioni dopo quota 100 nel 2022? Escludendo i quesiti relativi al Covid, ai vaccini, al green pass e alla pandemia in genere, il quesito sulla previdenza è senza dubbio tra i più diffusi.

Il 2022 è il primo anno a partire dal quale quota 100 non sarà più una misura utilizzabile (per chi non ha già completato i requisiti e gode della cristallizzazione naturalmente). E senza quota 100 il rischio è che sul sistema pensionistico italiano si abbatta il temuto scalone.

Ma cos’è questo scalone e perché se ne parla tanto? Per capire bene ciò che succederà nel 2022, niente di meglio che utilizzare degli esempi. E per il post quota 100 due sono le classi su cui si può vedere bene lo scenario che si profila, ovvero i nati nel 1959 ed i nati nel 1960.

Lo scalone di 5 o 6 anni, questo il pericolo per le pensioni

Quota 100 è misura che consente di anticipare la pensione a 62 anni di età una volta raggiunto il tetto dei 38 anni di contributi versati. Data culmine di entrambi i requisiti il 31 dicembre 2021. Infatti dal primo gennaio 2022 quota 100 andrà in soffitta, con il primo effetto del ritorno alle regole precedenti, quelle della legge Fornero. E siamo quindi, allo «scalone» di cinque anni tra i primi esclusi dalla misura e gli ultimi a beneficiarne. Parliamo in sostanza dei nati nel 1960 e dei nati nel 1959.

Cosa cambia tra chi è nato nel 1960 e chi invece nel 1959?

Ciò che potrebbe accadere nel 2022 non è certo un unicum per la previdenza italiana. Repentini aumenti di requisiti e scaloni sono stati prassi anche in passato. Nel 2011 per esempio, la riforma delle pensioni targata Elsa Fornero ha sostituito le pensioni di anzianità con quelle anticipate e di colpo si è giunti a pensionamenti senza limiti di età raggiungibili ben oltre i 42 anni di contributi versati.

Più simile allo scenario post quota 100 è ciò che si fece con un governo Berlusconi nel 2004. Con la legge 243 del 2004, cioè con la riforma Maroni, fu spostata avanti nel tempo la pensione per molti lavoratori. Tre anni di attesa in più per chi raggiungeva i requisiti per la quiescenza dopo il 31 dicembre 2007, rispetto a chi li completava prima di tale data.

Un esempio di scalone 2022

E veniamo a ciò che porterà in dote il nuovo anno, cioè lo scalone. Prendiamo ad esempio, due lavoratori che hanno lavorato per 38 anni consecutivi presso la stessa azienda e che hanno iniziato a lavorare insieme lo stesso giorno. Entrambi si troveranno ad aver completato i 38 anni di contribuzione il 31 dicembre prossimo.

L’unica differenza tra i due il fatto che il primo è nato nel 1959, il secondo nel 1960. Qualche mese di differenza in termini di età, oppure anche solo qualche giorno, ma che in termini di pensione possono significare molto.

Infatti il primo, a sua scelta (quota 100 è una misura flessibile), andrà in pensione a 62 anni. Il secondo invece avrà davanti altri anni di lavoro, perché dovrà puntare la pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi, cioè aspettare il 2026.

In alternativa servirà aspettare i 67 anni per la pensione di vecchiaia, che stando alle previsioni per l’aspettativa di vita, salirà ancora come età pensionabile. E questo significa che occorrerà aspettare addirittura al 2029, cioè a 67 anni e 9 mesi.