Pensioni: come incide la disoccupazione su diritto e calcolo

Pensione e contributi figurativi Naspi, come incidono questi periodi di contribuzione figurativa.

Le carriere discontinue, il precariato, i contratti intermittenti, quelli a termine e le crisi aziendali oggi sono i fardelli che minano l’occupazione. E poi vi sono delle attività lavorative che per natura sono legate alla stagionalità, come il settore turistico alberghiero delle località di vacanza o come edilizia e agricoltura.

Sono molti i lavoratori che si avvalgono degli ammortizzatori sociali nei periodi di non lavoro. Una scialuppa di salvataggio reddituale per molti lavoratori, questi sono gli ammortizzatori sociali di cui la Naspi è misura principale. Ma come incide la Naspi sulla pensione di questi lavoratori? Una domanda comune a tutti i soggetti che svolgono attività prive del requisito della continuità.

Cosa succede alla pensione in presenza di disoccupazione

Quando un lavoratore perde il lavoro, salvo che questo evento sia una sua scelta, può richiedere la Naspi, ovvero, l’indennità per disoccupati Inps. Nuova Assicurazione Sociale Per l’Impiego, questa è la Naspi, l’indennità per disoccupati Inps che ha sostituito Aspi, Mini Aspi, Requisiti Ridotti e Ordinaria. Ma a prescindere dalla misura destinata ai disoccupati, tutti i periodi coperti da disoccupazione sono utili ai fini previdenziali.

Questi periodi di contribuzione rientrano tra i cosiddetti contributi figurativi. E sono contributi che nonostante vengano accreditati al disoccupato, in maniera gratuita, garantiti dallo Stato, sono a tutti gli effetti validi per il diritto e per la misura della pensione. Naturalmente la Naspi è di importo inferiore allo stipendio e questo genera dubbi circa gli effetti che la disoccupazione può avere sugli assegni previdenziali.

Prima di approfondire le regole di calcolo delle pensioni e capire se questi contributi figurativi sono dannosi per l’assegno, occorre sottolineare quali sono le misure dove si possono utilizzare questi contributi senza vincoli. Infatti ci sono misure dove non tutti i contributi figurativi possono essere utilizzati per le pensioni. Il tipico esempio è il limite per le pensioni anticipate.

Infatti per la pensione di vecchiaia l’utilizzo della contribuzione figurativa per completare i 20 anni minimi richiesti, non è assoggettato a regole restrittive. Per la pensione anticipata invece (ma anche per opzione donna e quota 100) i contributi figurativi non sono utili per il raggiungimento del requisito contributivo minimo dei 35 anni, ma sono considerati utili per la maggiore anzianità, ovvero servono oltre i 35 anni per arrivare a 42,10 per gli uomini e 41,10 per le donne.

Retributivo e contributivo, la Naspi non fa disastri

Come abbiamo detto, la Naspi è sempre inferiore allo stipendio e questo per la parte di pensione calcolata con il sistema retributivo può essere un problema dal momento che il trattamento previdenziale è basato sull’ammontare delle ultime retribuzioni e sulla loro media.

Gli introiti da Naspi vengono calcolati come una retribuzione normale anche se figurativa. Ed è una retribuzione rapportata alla media mensile delle retribuzioni percepite nell’ultimo quadriennio entro il limite pari all’importo massimo di Naspi spettante moltiplicato per 1,4.

Ma le regole di calcolo delle pensioni tendono a salvaguardare il pensionato. Infatti se la Naspi è troppo dannosa perché rovina la media delle retribuzioni di un lavoratore, questi periodi di disoccupazione indennizzata possono essere sterilizzati, cioè eliminati dal calcolo.

Quindi, per il metodo retributivo la Naspi non danneggia l’assegno del pensionato. E non può assolutamente danneggiare il calcolo della pensione se si adotta il sistema contributivo dal momento che i contributi figurativi Naspi vanno ad aggiungersi in quella specie di salvadanaio che è il montante dei contributi versati, aumentando quindi la pensione da percepire.