Pensioni anticipate con 20 anni di contributi, le possibilità a partire dai nati nel 1964

Quando bastano 20 anni di contributi per andare in pensione senza bisogno di arrivare a 67 anni di età.

La pensione di vecchiaia è la misura principale di quiescenza oggi vigente. Ed è la misura che permette l’uscita con il numero più basso di contributi versati, perché escludendo alcune vie di uscita in deroga con 15 anni di contributi, solo la pensione di vecchiaia consente di uscire con 20 anni di contributi.

Le pensioni anticipate vanno ben oltre i 40 anni di versamenti come anche la quota 41. L’Ape sociale ne vuole tra i 30 ed i 36, la quota 100 necessita di 38 anni di versamenti, l’opzione donna ne vuole 35 e pure lo scivolo usuranti fissa il limite a 35 anni ed in più con una quota 97,6 da centrare.

Il difetto, se così vogliamo dire, della pensione di vecchiaia ordinaria è l’età pensionabile che deve essere pari a 67 anni. Occorre dire però che esistono alcune vie per accedere alla pensione prima del compimento del 67imo anno di età e sempre con almeno 20 anni di contributi.

Vie valide anche in questo ultimo scorcio di 2021, a prescindere dal fatto che ci sarebbe chi, come i sindacati, continuano a proporre una uscita flessibile con una carriera minima sempre fissata a 20 anni di versamenti.

Ma quali sono questo possibilità di uscire dal mondo del lavoro e di pensionarsi con “solo” 20 anni di carriera e senza arrivare per forza ai 67 anni di età? Vediamo con questo articolo cosa offre l’ordinamento.

Pensioni prima dei 67 anni e con 20 anni di contributi, quando si può

La prima misura che permette una uscita anticipata nonostante una carriera lavorativa di 20 anni di assicurazione previdenziale è la pensione anticipata contributiva. Si può lasciare il lavoro a 64 anni di età proprio con 20 anni di contributi.

Un anticipo di 3 anni quindi, ma solo a due determinate condizioni oltre al doppio requisito anagrafico-contributivo. Occorre non avere una anzianità di assicurazione antecedente il 1996. In altri termini non ci devono essere contributi versati al 31 dicembre 1996.

E quando si dice nessun contributo si parla di contributi a qualsiasi titolo versati, anche figurativi o esteri per esempio. Inoltre occorre che la pensione sia pari ad almeno 2,8 volte l’assegno sociale, cioè più o meno 1.288 euro al mese.

Invalidità o previdenza integrativa le altre vie

A 61 anni di età invece si può lasciare il lavoro sempre con 20 anni di contributi, ma con una invalidità pensionabile di almeno l’80%. Invalidità pensionabile perché deve essere quella certificata dalle commissioni Inps e non dalla Commissione Medica Invalidi Civili delle Asl. Per le donne questa misura offre un anticipo addirittura maggiore fissato a 56 anni di età.

Si chiama pensione di vecchiaia anticipata per invalidi, che è un vero e proprio trattamento di vecchiaia che prevede però una finestra mobile di 12 mesi. Con 20 anni di contributi c’è anche l’Isopensione, uno scivolo pensionistico nato con la riforma Fornero che consente fino a 7 anni di anticipo rispetto ai 67 anni di età.

Questa però non è una misura di pensionamento anticipato canonica perché è un reddito ponte che viene erogato dall’azienda dopo accordo su base sindacale per la gestione degli esodi. Bisogna essere alle dipendenze di aziende che hanno almeno 15 lavoratori subordinati in organico.

Una cosa simile accade con un’altra misura che è l’Assegno straordinario ed anche in questo caso bastano 20 anni di contributi. Una misura di prepensionamento vera e propria, ma alquanto stringente come platea perché riguarda alcune determinate categorie di lavoratori appartenenti al settore bancario, assicurativo, di Poste Italiane o delle ferrovie dello Stato e passa tramite i fondi bilaterali.

E con 20 anni di contributi per chi è iscritto a forme di previdenza complementare, c’è anche la Rendita integrativa anticipata, la cosiddetta RITA. Oltre ai 20 anni di versamenti nella previdenza obbligatoria occorrono non meno di 5 anni versati al Fondo.

Si tratta di una prestazione di previdenza complementare, che nasce come integrazione della pensione ordinaria, ma che può essere chiesta in anticipo già a 57 anni di età grazie alla RITA. Occorre però essere disoccupati da almeno 24 mesi, e trovarsi nella condizione di maturare la pensione di vecchiaia entro 5 o 10 anni.