Pensioni a 64 anni per tutti, e bastano 20 anni di contributi, si può

Tra le proposte più vicine a poter essere approvate per una eventuale riforma c’è una estensione della pensione a 64 anni anche ai retributivi.

In materia pensioni bisogna essere chiari e man mano che passano gli anni assume sempre meno importanza la differenza tra sistema retributivo e sistema contributivo.

Per questo molte delle misure previdenziali che oggi hanno una distinzione in termini di requisiti tra chi ha iniziato a versare nel primo sistema e chi invece ha iniziato solo nel secondo, diventano quasi superflue.

Lo stesso possiamo dire sul calcolo dell’assegno, perché sono sempre meno i lavoratori che hanno carriere imponenti antecedenti l’entrata in vigore del sistema contributivo.

E anche le misure che dovrebbero essere varate presto per permettere di cancellare senza danni la quota 100 nel 2022, sembra inizino a prendere forma partendo dal concetto che la differenza tra retributivi e contributivi dovrebbe essere superata o ridotta.

Pensioni, sistema retributivo e contributivo, le differenza

Il sistema retributivo delle pensioni è quello nato con la riforma delle pensioni di Lanfranco Dini. Il 1° gennaio 1996 è la data a partire dalla quale entrò in funzione il sistema contributivo. Da quel momento le pensioni hanno doppiato il metodo di calcolo fin lì esclusivamente basato sul sistema retributivo.

Con il sistema contributivo le pensoni vengono calcolate sul montante dei contributi versati dal lavoratore durante la carriera. Una specie di salvadanaio dove confluiscono i versamenti dei contributi.

Il totale dei contributi accumulati nel montante, vengono rivalutati e passati per dei coefficienti tanto meno favorevoli quanto più giovane è l’età di uscita dal lavoro. Così si ottiene la pensione, che nel sistema retributivo era basata solo sulle retribuzioni degli ultimi anni di carriera del lavoratore.

Calcolo diverso tra retributivi e contributivi

La prima sostanziale differenza tra i due sistemi di calcolo delle pensioni e di regole di uscita riguarda chi ha iniziato a lavorare prima del 1996 e chi dopo. E per chi ha iniziato prima, sono gli anni di contribuzione antecedenti il 1996 a fare la differenza.

Parliamo di calcolo dell’assegno, perché chi ha almeno 18 anni di versamenti prima del 1996 riceverà una pensione calcolata con il sistema misto, retributivo fino al 2011, contribituvo per gli anni successivi.

Con meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995 invece, sempre misto, ma retributivo fino al 1° gennaio 1996, retributivo dopo. E chi invece ha carriera iniziata in data successiva al 31 dicembre 1995, inevitabilmente, solo calcolo contributivo.

Anche le misure sono diverse tra retributivo e contributivo

Come se non bastavano differenze di calcolo, ci sono pure sostanziali differenze per alcune misure. Per esempio, la pensione di vecchiaia per chi non ha versamenti in epoca retributiva, può non essere così facile da versare.

Infatti a volte non bastano i 67 anni di età ed i 20 di contributi per chi ha una carriera cominciata dopo il 1995. Serve pure che l’assegno liquidato sia superiore a 1,5 volte l’assegno sociale.

Altrimenti, pensione a 71 anni e limite di contribuzione che scende a soli 5 anni. E poi, per i contribuenti senza accrediti antecedenti il 1° gennaio 1996, i contributi versati prima dei 18 anni di età possono valere 1,5 volte per svariate misure.

Infine, esiste una misura favorevole come l’anticipata contribituva, che consente l’uscita a 64 anni con 20 anni di contributi. In questo caso però occorre ottenere un assegno pari a 2,8 volte l’assegno sociale.

La misura potrebbe essere estesa anche ai retributivi, questa la novità probabile per il 2022. Ci sarebbe però da fare accettare anche a chi avrebbe dovuto ottenere un calcolo della prestazione col retributivo fino al 2011, un ricalcolo interamente contribituvo e quindi sfavorevole.

Differenze tra contributivi e retributivi che vanno però sempre scemando, perché man mano che passano gli anni, sono sempre meno i lavoratori ad avere una carriera retributiva lunga che potenzialmente, sconsiglia ricalcoli contributivi. Leggi anche: Pensione a 60 o 62 anni nel 2022, come fare?