Pensioni 2021: quanto vale un anno di contributi e come calcolare la pensione

Contributivo, retributivo, coefficienti e tutto quello che serve per capire la pensione che si percepirà in base alla propria carriera.

La domanda che molti lavoratori si pongono è relativa all’importo della pensione in base alla contribuzione versata. Una domanda la cui risposta non è propriamente facile da dare vista l’incidenza di numerosi fattori in sede di liquidazione di una pensione.

Difficoltà che aumentano perché ancora oggi vige il doppio calcolo della pensione, cioè il sistema misto che prevede la liquidazione della pensione in parte con il sistema contributivo ed in parte con il sistema retributivo. Difficoltà che man mano che passano gli anni si assottigliano però.

Infatti più tempo passa sempre meno sono i lavoratori che hanno carriere completamente contributive. Inoltre, tutte le ipotesi di riforma delle pensioni spingono a credere che le future misure, anche quelle di pensionamento anticipato verteranno sul calcolo esclusivamente contributivo delle pensioni.

E se dal punto di vista degli assegni questo è penalizzante, da punto di vista della comprensione delle regole di calcolo, il sistema contributivo renderà le cose più facili.

La parte retributiva delle pensioni, le regole di oggi

Il calcolo retributivo varia in base alla data in cui si matura una determinata anzianità contributiva. Per chi ha almeno 18 anni di contributi versati al 31 dicembre 1995, la pensione è calcolata con il sistema retributivo fino a tutti i periodi di lavoro avuti al 31 dicembre 2011.

Per chi invece non raggiunge i 18 anni di contribuzione al 31 dicembre 1995, la parte di pensione calcolata con il sistema retributivo si ferma al 31 dicembre 1995. Il 1° gennaio 1996 è la data cardine di tutto ciò dal momento che è entrato in funzione il sistema contributivo, con la pensione calcolata esattamente sull’ammontare dei contributi versati e non sullo stipendio.

I 18 anni di versamenti precedenti tale data assumono rilevanza dal momento che per chi ha la fortuna di averli completati, gode di ben 16 anni in più di carriera che rientra nel sistema di calcolo più vantaggioso. Con il retributivo la pensione è determinata in base alla media degli stipendi degli ultimi 5 anni di carriera per la quota A di pensione e agli ultimi 10 anni per la quota B.

La retribuzione da prendere a riferimento è quella pensionabile, che si può ricavare anche dall’estratto conto dei contributi dell’Inps per ciascun lavoratore. La quota A riguarda gli anni di carriera antecedenti il 1993, mentre la quota B riguarda quelli successivi al 1992 e fino al 31 dicembre 2011 (o 1995 per chi ha meno di 18 anni di versamenti al 31 dicembre 1995).

Più alti sono gli stipendi percepiti più alta la pensione. Una vera e propria anomalia questa dal momento che apriva a pratiche lecite ma poco ortodosse da parte dei lavoratori che potevano spuntare gli ultimi anni di retribuzione con buste paga più elevate a seguito di improvvisi e forse immeritati scatti di carriera al fine di recuperare pensioni più sostanziose.

Una pratica che l’ingresso del sistema contributivo ha di fatto eliminato (anche se come vedremo non del tutto, anche se incide di meno). Per il calcolo retributivo in linea di massima la pensione vale circa il 2% della retribuzione media pensionabile fino al tetto massimo dell’80%.

Per chi ha 20 anni di carriera in un ipotetico calcolo retributivo totale si percepirà di pensione il 40% della retribuzione pensionabile. Per chi invece ha 30 anni di carriera il 60% e così via fino all’80% per chi ha 40 o più anni di carriera.

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Sistema contributivo, regole ed esempi pratici

Nel sistema contributivo assume rilevanza il montante contributivo, quel portafogli dove confluiscono i versamenti che mese per mese il lavoratore destina alla pensione futura. L’entità di questi che sono a tutti gli effetti accantonamenti, è pari a circa il 33% di stipendio al mese.

Chi percepisce 2.000 euro al mese di retribuzione destina alla pensione futura 660 euro al mese. Se la media degli stipendi resta la stessa, anche quella dei contributi è la stessa. Per calcolare il montante sia gli stipendi che i contributi vengono naturalmente rivalutati al tasso di inflazione anno per anno fino ad arrivare alla data in cui si chiede la liquidazione della pensione.

Ritornando all’esempio, il lavoratore che ha percepito sempre (ma è una assurdità utilizzata solo per facilitare la comprensione del calcolo della pensione) una retribuzione media di 2.000 euro al mese per 20 anni di carriera, se sono tutti nel sistema contributivo significa che ha maturato 171.600 euro di montante contributivo pari ad una pensione da 735 euro al mese circa se si considera il coefficiente del 5,575 per uscite in linea con la vigente età pensionabile dei 67 anni.

Infatti con la regola dei coefficienti, prima si esce meno buoni come calcolo sono questi coefficienti, a maggior ragione adesso che con i nuovi validi per il biennio 2021/2022 si è deciso di abbassarli. Lo stesso lavoratore infatti se uscisse a 62 anni, grazie a misure di pensionamento anticipate come previsto per esempio da quota 100, si vedrebbe applicare il coefficiente 4,770, con pensione che scenderebbe a 629,64 euro al mese, meno dei 660 euro di contribuzione versata in media.

I coefficienti stanno diventando sempre meno favorevoli. Basti pensare che per il montante contributivo dell’esempio precedente, quello pari a 171.600 euro, una uscita a 62 anni nel 2009 valeva una pensione da 727,84 (coefficiente 5.514), mentre a 67 anni circa 810 euro di pensione (coefficiente 6,136). In poco più di un decennio quindi si è perso circa 100 euro di pensione solo per via dei coefficienti.

Naturalmente parliamo di pensioni lorde, perché occorre applicare le tasse per arrivare alla pensione netta percepita. La formula resta quella simile alla maggior parte dei redditi come quelli da lavoro. Pertanto, la pensione netta è data dalla pensione lorda a cui va sottratta l’Irpef dovuta (con le aliquote vigenti lo scaglione più basso è al 27%), le relative addizionali e tutto al netto delle relative detrazioni.