Pensioni 2021: come si calcola la quota per uscire a 61 anni e 7 mesi di età

Con 35 anni di contributi si può uscire anche a 61,7 anni di età, ma in base all’attività svolta e soprattutto, centrando quota 97,6

In vigore dal giorno in cui è entrata la legge Fornero c’è un particolare scivolo previdenziale che consente l’uscita con 61 anni e 7 mesi di età al raggiungimento di 35 anni di contributi e al completamento di quota 97,6.

Si tratta dello scivolo usuranti, attivo anche nel 2021 e utilizzabile da lavoratori appartenenti a determinate categorie. Gli usuranti non vanno confusi con i gravosi, anche se come natura si tratta in entrambi i casi di attività lavorative che per logorio psico-fisico è sconsigliabile la permanenza in attività fino ad età avanzata.

Ed in entrambi i casi il legislatore ha prodotto misure agevolate di pensionamento. La misura per usuranti però è assai particolare, sia come platea di potenziali aventi diritto che come struttura della misura stessa. La quota e come calcolarla necessita di un approfondimento.

Pensione usuranti: come funziona in sintesi

Il Decreto Legislativo n° 67 del 2011 è l’atto che disciplina la pensione anticipata in regime lavori usuranti. L’elenco di queste attività lavorative che possono beneficiare dello scivolo è allegato proprio al decreto n° 67 prima citato e nello specifico sono:

  • Attività in galleria, cava o miniera;
  • Lavori in cassoni ad aria compressa;
  • attività di palombaro;
  • Lavori in fonderie e altiforni;
  • Lavori relativi al vetro cavo;
  • Lavori svolti in spazi angusti e ristretti;
  • Lavori di asportazione e gestione dell’amianto;
  • Lavoro come addetto alla linea a catena;
  • Lavoro notturno (dalle 24:00 alle 05:00)
  • Conducenti di veicoli pesanti adibiti a servizio di trasporto pubblico.

Come si calcola la quota

Con la pensione in regime usuranti si esce dal lavoro con 61 anni e 7 mesi di età e con 35 anni di contributi versati (per gli autonomi 62,7 anni di età). Le attività prima descritte devono essere state svolte per la metà della vita lavorativa o in 7 degli ultimi 10 anni.

Oltre ad avere la giusta età minima richiesta ed i corretti anni di contributi versati, è necessario centrare la quota che per la stragrande maggioranza è 97,6, come ampiamente ribadito in precedenza.

Per la quota sono utili anche le frazioni di anno. Un esempio chiarirà meglio tutto. Un lavoratore nato a gennaio 1960, se ad agosto 2021 oltre a compiere 61 anni e 7 mesi di età, completa il suo 35imo anno di lavoro con contributi e se rispetta la durata di lavoro usurante prescritta, si troverà ad avere 96,7 di quota (61,7+35). Quota evidentemente insufficiente per la pensione in regime usurante.

Occorrerà attendere altri mesi di lavoro o semplicemente di età per completare la quota 97,6 che magari è appannaggio di un coetaneo collega che ha iniziato a lavorare prima e che magari oltre a completare i 61,7 anni di età ad agosto 2021, completa pure 35 anni e 11 mesi di lavoro.

La quota anagrafica infatti si ottiene dividendo i giorni dell’ultimo anno di vita con i 365 giorni dell’anno intero. E i contributi versati si calcolano in settimane, come anche l’estratto conto dei contributi prevede.

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