Pensione 5 anni prima, occasione fino ai nati nel 1960

Alla fine potrebbe essere solo l’estensione del contratto l’alternativa al ritorno della legge Fornero

La mediazione appare difficile e quindi appare sempre più probabile che dal 2022 si tornerà in pieno alla riforma Fornero. Mediazione, perché di questo c’è bisogno visto che tra governo e sindacati in materia previdenziale e sulla riforma delle pensioni c’è ancora distanza.

La quota 41 piace ai sindacati ma non al governo, soprattutto se non si considerino penalizzazioni di assegno. Stessa cosa per la flessibilità dai 62 anni di età. La pensione 5 anni prima è quanto di più costoso c’è ed usando la ragione, appare azzardato convincersi che davvero nel 2022 il governo possa accettare una proposta del genere.

Più facile che si estenda a macchia d’olio quello che già è stato allargato in questa fase di emergenza, cioè il contratto di espansione. Anche in questo caso si parla di pensione 5 anni prima, ma per una platea più ristretta e soprattutto, chiamando dentro i datori di lavoro, su cui verrebbero spostati alcuni costi per favorire l’uscita dei lavoratori, con conseguente risparmio per le casse statali.

Via 5 anni prima, occasione per i nati fino al 1960

È il contratto di espansione la misura che probabilmente diventerà l’unica concreta alternativa alla legge Fornero e l’unica concreta possibilità di lasciare il lavoro a 62 anni nonostante lo stop a quota 100.

Il contratto di espansione è stato già rinnovato con la legge di Bilancio del 2021, con un potenziamento della misura. E si pensa ad un ennesimo allargamento della misura anche per il 2022, estendendola sempre più e sempre più verso le aziende più piccole.

L’accesso al contratto di espansione, resta subordinato ad una procedura di consultazione sindacale che porta alla stipula in sede governativa di un contratto di espansione con il Ministero del Lavoro e le associazioni sindacali più rappresentative, ricalcando un meccanismo simile a quello utilizzato per le casse integrazioni.

Il datore di lavoro deve avviare con i sindacati (ma anche dove possibile, con le RSU ministeriale o con le RSA) la procedura. Lo scivolo pensionistico ha una durata massima pari a 60 mesi, perché può riguardare lavoratori che si trovano a 5 anni dai 67 di età per la pensione di vecchiaia ed a 5 anni dai 42,10 o 41,10 della pensione anticipata.

Ad accordo raggiunto, se davvero il contratto di espansione verrà prorogato e potenziato, il datore di lavoro erogherà l’assegno di prepensionamento scontando la Naspi spettante ai lavoratori. Infatti il meccanismo prevede che il lavoratore in prepensionamento non possa più richiedere la Naspi che sarebbe stata spettante per un periodo fino a massimo 24 mesi.

L’importo di Naspi mensilmente spettante, compreso il decalage del 3% dal 4° mese di beneficio, lo sconta l’azienda a parziale coperture dell’indennità di prepensionamento e della quota di contribuzione figurativa che la stessa azienda deve versare ai lavoratori durante tutto il prepensionamento, ma solo per chi si trova a 5 anni dalla pensione anticipata e non da quella di vecchiaia dove la contribuzione figurativa non è prevista.

Un vantaggio non indifferente per il datore di lavoro è quello riguardante il ticket licenziamento, perché se si aderisce al contratto di espansione, il datore di lavoro non dovrà più versare il fatidico ticket dovuto ogni qual volta si licenzia un dipendente a parziale finanziamento della Naspi teoricamente spettante al dipendente stesso.

Pensione fino a 5 anni prima, chi sono gli interessati dal contratto di espansione

Se il parametro di riferimento è la pensione di vecchiaia, evidente che gli interessati sono quelli a partire dai 62 anni di età, e se il 2022 avrà il contratto di espansione confermato, la misura riguarderà tutti i nati fino al 1960.

Non ci sono limiti di età, ma bisognerà avere già 37,10 anni di contributi versati per gli uomini e 36,10 per le donne, se il riferimento è la pensione anticipata. Più in generale, la misura potenzialmente si rivolge a tutti i lavoratori a tempo indeterminato, compresi apprendisti e dirigenti, che siano iscritti al Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti o alle forme sostitutive o esclusive dell’AGO gestite dall’Inps.

Il lavoratore riceve per tutto il periodo di prepensionamento, una indennità pari alla pensione maturata al momento dell’uscita, con il costo a carico come dicevamo, del datore di lavoro che potrà scontare la quota Naspi spettante.