Obbligo vaccinale, Abrignani: «Ha senso finché virus circolerà»

Il docente di Immunologia dell’Università di Milano ha parlato in un’intervista rilasciata a La Stampa

«L’obbligo avrà senso fin quando circolerà il virus e ho l’impressione che durerà anni». Sono le parole con cui il professor Sergio Abrignani, membro del Cts e professore di Immunologia presso l’Università di Milano, ha prefigurato un futuro in cui il vaccino resterà un fattore essenziale nella lotta contro il Covid e la possibilità che quelli che oggi sono gli obblighi possano continuare ad essere utili.

Abrignani: «Ero per l’obbligo quando non c’era, figuriamoci ora»

Il riferimento è, ovviamente, a tutte quelle categorie professionali o anagrafiche per le quali oggi è stato disposto l’obbligo vaccinale. Rispetto all’utilità, Abrignani ha espresso un punto di vista chiaro.

«Secondo me si - ha chiarito - si tratta di scelte politiche su cui non entro». «Dal punto di vista scientifico - ha aggiunto - posso dire che la vaccinazione è uno strumento fondamentale. Poi io ero per l’obbligo quando non c’era, figuriamoci ora».

Over 50 non vaccinati, Abrignani: «Non è solo un problema loro»

Sollecitato a rispondere su quali potrebbero essere i tempi in cui sarà necessario, l’immunologo ha chiarito come avrà senso finché si avrà circolazione del virus e oggi c’è consapevolezza del fatto che questa condizione potrebbe protrarsi «per anni». «Vorrei sottolineare - ha spiegato - che non si tratta solo del singolo, ma di tutta la comunità e dell’unica via per uscire dalla pandemia».

Abrignani ha, infatti, poi spiegato quello che è un altro aspetto collettivo della mancata vaccinazione, cioè l’impatto sul sistema sanitario. «Gli ultracinquantenni - ha dichiarato - ad esempio sono 27 milioni, di cui quasi 2 milioni non vaccinati. Questi ultimi, un 7 per cento, rappresentano il 70 per cento di chi è in terapia intensiva. Non è solo un problema loro, ma degli ospedali e degli altri malati che non trovano posto».

Covid e vaccini, tre possibilità per il futuro

Si inizia ad ipotizzare che una quarta dose potrebbe essere indicata solo per i fragili. Per gli altri ci sarebbero tre possibilità. La prima, definita «improbabile» è che il virus scompaia. L’altra «meno improbabile» è che emerga una nuova variante che costringa ad un aggiornamento dei vaccini.

L’altra ancora è che rimanga l’attuale ceppo del virus, aprendo uno scenario in cui si «potrebbe valutare un richiamo con un vaccinato aggiornato a Omicron e che magari - ha spigato l’immunologo - prevenga efficacemente anche l’infezione oltre che la malattia».

La possibilità «difficile» secondo Abrignani è che la protezione della terza dose si esaurisca e si renderebbe necessaria una quarta dose con l’attuale vaccino. Al momento però Abrignani ha spiegato che «la terza dose regge».

Secondo Abrignani la tenuta del booster, sulla base dell’esperienza con altri vaccini, potrebbe durare «diversi anni». «Ma - ha aggiunto - sono pronto ad essere smentito». Si attendono, ovviamente, le indicazioni che la scienza raccoglierà dalle evidenze che si troverà ad analizzare.