Positivi al Covid: come funziona e come potrebbe cambiare la quarantena
L’eventuale ipotesi della quarta dose di vaccino contro il Covid è probabilmente la prossima questione relativa alla pandemia. Con i dati ospedalieri in miglioramento, grazie all’effetto della copertura vaccinale e di una variante meno aggressiva, c’è attesa per capire quello che sarà il futuro. A partire, per l’appunto, dall’eventuale necessità di una nuova somministrazione, come presidio da costruire per il futuro. In un’intervista a La Stampa del 13 febbraio sono arrivate le parole in merito del direttore generale dell’Aifa Nicola Magrini.
Quarta dose per i fragili, Magrini: «Può portare beneficio»
Da tempo si ipotizza che la quarta dose possa essere utile soprattutto per la categoria dei fragili. Una platea identificata in soggetti con caratteristiche precise. «Per pazienti trapiantati - ha spiegato Magrini - o malati leucemici, sottoposti a trattamenti che bloccano i linfociti T e compromettono la risposta immunitaria, una quarta dose può portare un qualche beneficio, facendo aumentare gli anticorpi. Si sta valutando dopo quanti mesi raccomandarla, 5 o 6, una decisione arriverà nei prossimi giorni».
Quarta dose per tutti? Diverse le questioni ancora da valutare
Poi sarà il momento di capire se davvero una quarta dose sarà necessaria per il resto della popolazione. Nelle scorse settimane sono arrivati diversi pareri scientifici rispetto alla possibilità che la direzione potrebbe essere quella di un richiamo che magari possa essere aggiornato. «Con la prossima estate - ha spiegato Magrini - entreremo in uno scenario nuovo: un’immunità diffusa e una circolazione del virus ciclica, di tipo parainfluenzale».
Una situazione che diventerà la base da cui arrivare ad eventuali conclusioni. «A quel punto - ha spiegato il direttore generale dell’Aifa - valuteremo come procedere, capiremo se sarà necessario un richiamo di massa o solo parziale».
Le questioni da affrontare per il futuro
L’altro aspetto da valutare, in base a quanto diversi esponenti della scienza medica hanno illustrato, è la necessità di monitorare l’eventuale emersione di nuovi ceppi del virus. La speranza è che ovviamente si proceda sulla strada tracciata da Omicron, la cui capacità di sviluppare malattia si è rivelata minore rispetto alle tipologie di virus che l’hanno preceduta.
«Servirà - ha confermato Magrini - un’analisi sull’eventuale comparsa di altre varianti, bisognerà capire se si svilupperà un nuovo vaccino riadattato o si andrà su vaccini polivalenti. Credo, però, che la questione vada affrontata a livello globale, in un confronto tra i vari Paesi, l’Oms e le industrie produttrici».
Punto di vista che conferma quello che, negli ultimi mesi, è stato il pensiero unamime della scienza rispetto alla necessità di affrontare la prossima fase della pandemia a livello internazionale. Anche perché più volte si è detto come sarebbe un passaggio cruciale quello di favorire la vaccinazione dei paesi più poveri, anche affinché non diventino contesti epidemiologici dove possono innescarsi dinamiche svantaggiose a livello di mutazioni virali.