Direttiva Ue salario minimo: cos’è e cosa cambia per l’Italia
Un milione di italiani, molti con istruzione elevata, si sono trasferiti all’estero per mancanza di «adeguate occasioni di lavoro». A fornire il dato è stato il governatore della Banca d’Italia Antonio Visco, facendo emergere una della realtà su cui il Paese dovrebbe riflettere. L’intervento è avvenuto nell’ambito delle Considerazioni finali in occasione della Relazione annuale.
Un’emorragia che non è compensata dai flussi in arrivo. Per questi Visco ha sottolineato il fatto che siano in calo quanti si stabiliscono in Italia e spesso si tratta di persone «con profili poco qualificati». «Si avverte - ha aggiunto - la carenza di coerenti politiche di pianificazione di flussi, di formazione e di integrazione».
La situazione del lavoro nel Mezzogiorno e per le donne
Un quadro, quello del lavoro in Italia, che ha anche altri parametri poco lusinghieri che spiccano. Tra questi c’è un livello di partecipazione tra i più bassi d’Europa. «In particolare - ha ricordato Visco - nel Mezzogiorno». L’altro punto toccato riguarda il tasso di attività delle donne. Un dato che è pari al 55% e ben lontano da quello di altri paesi europei.
«A fronte - ha sottolineato - di una media europea del 68% e inferiore di 18 punti percentuali a quello degli uomini». Su questo fronte la strada è quella di cui si parla da tempo. «Per ridurre il divario - ha sottolineato il governatore della Banca d’Italia - vanno tra l’altro rimossi gli ostacoli che le madri incontrano nel rientrare nel mercato del lavoro dopo la nascita dei figli. I finanziamenti del Pnrr per i servizi della famiglia costituiscono un primo passo in questa direzione».
Proprio in relazione al Pnrr, in un altro passaggio, Visco lo ha definito uno «strumento decisivo» per ottenere successo nelle sfide economiche a cui l’Italia è chiamata.
I prezzi e i salari
Dalle parole di Visco è stato, inoltre, possibile estrapolare alcuni dati significativi rispetto al momento storico che si sta vivendo. Il quadro descritto è quello di una situazione in cui la guerra in Ucraina ha contribuito ad accentuare l’incertezza. Il tutto in una fase in cui l’Italia è tra i paesi che sta pagando di più la situazione a livello internazionale.
L’aumento del costo della materie prime si sarebbe trasformata in una sorta di «tassa ineludibile» e per la quale si cerca di lenirne gli effetti. L’invito è stato quello di evitare una «vana» rincorsa tra prezzi e salari, ma di individuare soluzioni che garantiscano sostegno alla situazione economica complessiva con interventi temporanei, calibrati e con attenzione alle finanze pubbliche.
Nel frattempo arrivano notizie che raccontano quanto l’inflazione in questa fase abbia raggiunto livelli che non si toccavano dal 1986. (+6,9% su base annua, in base agli ultimi dati). Un dato tecnico che, però, colpisce le famiglie, ad esempio nel momento in cui c’è da fare la spesa.