Ecco il piano quota 64 2022: le pensioni si allontanano di due anni

Pensioni più distanti nel 2022 e meno favorevoli. Il piano quota 64

Niente quota 100 e già si sapeva, ma adesso perde appeal anche la quota 41 per tutti. Il cantiere previdenziale è in fermento e giorno dopo giorno si va verso l’inserimento nel sistema di una flessibilità in uscita che potrebbe però costare caro ai pensionati.

Il post quota 100 non resterà privo di interventi, questo oggi appare chiaro, anche perché sarebbe folle lasciare in campo il famigerato scalone di 5 anni che impatterebbe sui lavoratori che non centreranno i requisiti per la quota 100 entro fine anno.

Ma ciò che traspare è un cambiamento di rotta verso il contributivo, con una pensione di un paio di anni più distante rispetto alla quota 100, ma piuttosto penalizzante in termini di assegno. Tecnici ed esperti previdenziali ritengono i 64 anni come l’età da cui far partire le uscite flessibili. E della stessa idea sono i tecnici della Corte dei Conti.

Quota 100 ha fallito? E allora si cambia

Quasi a voler trovare una giustificazione al fatto che l’età pensionabile per alcune misure anticipate deve salire rispetto ad oggi, si portano a conoscenza di tutti i dati relativi a questi tre anni di sperimentazione di quota 100. Dati e numeri di cui ha parlato la Corte dei Conti.

In pratica, nonostante la quota 100 permetteva uscite a 62 anni di età, la stragrande maggioranza dei lavoratori che hanno sfruttato la misura sono usciti dal lavoro a 64 anni. Allora tanto vale portare l’uscita flessibile di cui il sistema ha bisogno come alternativa alla pensione di vecchiaia, a 64 anni.

Flessibilità dicevamo, perché per chi ha determinati requisiti deve essere concessa la facoltà di lasciare il lavoro prima, anche se come vedremo dopo, a suo rischio e pericolo.

Non c’è sistema contributivo che non preveda flessibilità. Per questo anche la Corte dei Conti spinge verso una misura flessibile per tutti, che parta dai 64 anni di età e con 20 di contributi.

Il lavoratore deve essere libero di scegliere se aspettare i 67 anni o uscire prima accettando però una pensione più bassa. Questa la regola di questa ipotizzata misura.

E se la strada sarà questa, dietro le evidenze del triennio di sperimentazione di quota 100, con i lavoratori che hanno utilizzato la misura, in media, a 64 anni, si nasconde l’accondiscendenza verso le direttive europee a cui quota 100 non piaceva.

E sempre dalla UE spingono con un ritorno alla legge Fornero o con soluzioni meno costose possibili tra cui proprio quella che potrebbe definire una “quota 64 per tutti”.

Tanto a rimetterci sono i pensionati

Uscire a 64 anni di età con 20 di contributi potrebbe diventare realtà nel 2022. Tutti coloro che lo ritengono utile, potranno così anticipare di 3 anni l’uscita dal lavoro con 20 anni di contributi che altrimenti sarebbe prevista a 67 anni di età con la pensione di vecchiaia.

Ma occorre fare dei calcoli, perché uscire 3 anni prima significa dover accettare il ricalcolo contributivo della pensione che è tanto più penalizzante quanti più erano gli anni di versamenti antecedenti il 1996.

La venderanno come una misura rivoluzionaria e a favore dei lavoratori, c’è da giurarci. Ma così non sarà, perché significherà per molti accettare un taglio di assegno che somiglia molto a quello di opzione donna, con perdite che superano in alcuni casi anche il 30%.

Chi ci guadagna è lo Stato, che da un lato mette a posto la “coscienza” dotando il sistema di una uscita anticipata, ma dall’altro fa pagare l’anticipo al pensionati. E dai 64 agli 82 anni circa di speranza di vita degli italiani, i risparmi per lo stato sarebbero davvero ingenti con tagli mensili sulle pensioni.