Covid, Rasi su quarta dose: «Non ha senso mantenere sistema immunitario sempre attivo»

Il professor Guido Rasi, consulente del commissario Figliuolo ed ex direttore dell’Ema, ha spiegato perché l’ipotesi quarta dose non è affatto certa

Il vaccino contro il Covid rappresenta un’efficace difesa contro la variante Omicron, soprattutto dopo la terza dose. È questo un punto su cui praticamente tutti gli scienziati concordano.

A livello di interrogativi se ne apre, però, uno relativo all’eventuale necessità di fare una quarta dose, tenuto conto che più volte si è detto come i vaccini a disposizione avrebbero dimostrato una capacità di conferire protezione che, pur non azzerandosi, cala con il passare del tempo.

A fare chiarezza su quelle che potrebbero essere le prospettive è stato il professor Guido Rasi, immunologo e docente dell’Università Tor Vergata di Roma, in un’intervista rilasciata a Repubblica del 17 gennaio. Per lui anche un passato da ex direttore dell’Ema e un presente da consulente per il commissario per l’emergenza Covid Figliuolo.

Terza e quarta dose, Rasi spiega perché la situazione è diversa

«Non direi» è la risposta che Rasi ha dato all’ipotesi che possa essere arrivato il momento di una nuova somministrazione del vaccino. «Non ha senso - ha spiegato - mantenere il sistema immunitario continuamente attivato. Abbiamo una memoria che ci aiuta anche quando gli anticorpi calano. Forse non sarà in grado di evitare l’infezione, ma la malattia grave sì».

I dubbi sulla quarta dose, per certi versi, possono assomigliare a quelli che hanno anticipato la decisione della somministrazione della terza dose. Tuttavia, c’è un passaggio che a livello scientifico aiuta a capire perché la situazione può essere considerata diversa. «Sappiamo bene - ha chiarito il professor Rasi - dai vaccini che usiamo tradizionalmente che tre dosi consolidano la risposta della memoria immunitaria e la realtà ce la sta confermando».

«La quarta dose - ha proseguito - invece ci pone più domande che risposte. Al momento la consiglierei alle persone immunocompromesse, ai pazienti oncologici, a chi ha una riduzione rapida degli anticorpi per chi é in dialisi».

Non solo ipotesi quarta dose, per Rasi si deve pensare a soluzioni alternative

Non è al momento possibile sapere quanto la protezione dal Covid sarà garantito dall’aver ricevuto la terza dose. Tuttavia, è bene chiarire, come lo stesso Rasi ha sottolineato, che non si torna mai allo stesso punto in cui non si era ricevuto il vaccino.

Ciò è dovuto al fatto che al calare degli anticorpi fa da contraltare un aspetto ben chiaro agli scienziati. «La memoria immuntaria, la risposta cellulare, restano - ha spiegato - attive ancora oggi. È per questo che ci possiamo contagiare, ma ci ammaliamo meno».

Rispetto ad un’eventuale sicurezza della «quarta dose» Rasi ha sottolineato che lo sarebbe, «ma - ha chiarito - non è scontato che una stimolazione continua e ripetuta dopo un po’ non crei problemi al sistema immunitario».

Considerazione a cui ha aggiunto la notazione secondo cui «non possiamo - si legge nelle parole riportate da Repubblica - andare avanti con campagne vaccinali di massa ogni pochi mesi. Non è sostenibile. Bisognerebbe pensare a una risposta più strutturata».

Diverse le ipotesi fatte da Rasi: da vaccini spray in grado di creare immunità nelle mucose dell’apparato respiratorio, da prendere per via orale o altri preparati che riconoscano proteine più stabili della mutevole spike. Leggi anche: Covid, Costa: «Dobbiamo semplificare le regole, quasi 90% italiani si è vaccinato»