Cosa accadrebbe in Italia se la Russia stoppasse le forniture di gas definitivamente?

L’Unione Europea prepara un piano di emergenza, ma anche i singoli paesi ne avranno uno

Il gas dalla Russia all’Europa è un interrogativo per il futuro. Per analizzare la situazione bisogna partire dai dati di fatto. Eni, con una nota apparsa sul sito ufficiale, ha ha comunicato che riceverà nella giornata dell’11 luglio flussi di gas ridotti di un terzo da Gazprom. Si passa da 32 milioni di metri cubi ai 21 garantiti.

Quello che accadrà nei prossimi giorni oggi non si può sapere. Ultimamente si è avuta più volte segnalazione da diversi paesi europei di una riduzione delle forniture da Mosca. Non tutti hanno dato l’idea di credere ai problemi tecnici e agli interventi di manutenzione che in qualche caso sono stati menzionati alla base dei problemi.

Gas: l’Europa prepara un piano d’emergenza

Quello che è certo è che l’Europa, da tempo, si prepara al peggio. Nel senso che i cattivi rapporti tra Bruxelles e Mosca, in seguito allo scoppio della guerra in Ucraina, hanno nel gas un tema di grande importanza.

Da tempo l’Unione Europa si è attivata per differenziare gli approvvigionamenti, ma si è imparato che servono dei tempi tecnici. Margini temporali tali da rendere difficile l’usufruire di eventuali novità entro il prossimo inverno, quando bisognerà attingere soprattutto dagli stoccaggi che proprio in questa fase si dovranno riempire.

Sarà comunque definito un piano di emergenza con l’obiettivo di ridurre i disagi, anche con meccanismi di solidarietà tra i Paesi membri. Una direzione comune a cui seguiranno ulteriori livelli di personalizzazione dei piani da parte dei singoli paesi.

Cosa potrebbe accadere senza il gas russo?

Repubblica.it nella sua edizione dell’11 luglio ha spiegato che in Italia esistono tre livelli di allarme. Qualora dovesse concretizzarsi una totale interruzione dei flussi provenienti dalla Russia entrerebbe in azione il piano di emergenza. Questo potrebbe avere diverse linee di intervento:

  • riutilizzo di centrali a carbone, che avrebbero dovuto cessare la loro attività in nome della tutela dell’ambiente (produrranno, invece, 5 miliardi di metri cubi di gas)
  • interruzione delle forniture per le industrie che richiedono più energia, per un periodo limitato di tempo
  • possibile utilizzo delle riserve strategiche
  • possibile strategia di austerity con riduzione delle temperature e di durata del funzionamento quotidiano per i riscaldamenti
  • possibile riduzione dell’illuminazione pubblica (Sia lampioni che eventuali illuminazione di monumenti).

Si tratta di ipotesi, per le quali bisognerà vedere cosa accadrà e se davvero la Russia interromperà le forniture. Va detto che l’Italia si è già attivata per ottenere forniture di gas alternative. L’incognita restano i tempi.

Gas: scenari e prospettive per il futuro

Rispetto agli scenari futuri si possono ricordare anche due uscite del ministro Cingolani. Lo scorso 2 luglio ha confermato che c’è la possibilità di un inverno difficile in caso di interruzione delle forniture russe, benché ci sia l’opportunità di adottare misure che consentano di risparmiare energia.

Nel mese di aprile il ministro della Transizione Ecologica aveva ricordato come la posizione dell’Italia riservi dei piccoli vantaggi nella possibilità di differenziare le forniture. A partire dai cinque gasdotti, a differenza di altri Paesi che ne hanno solo uno.

Non resta che attendere per capire cosa accadrà, anche perché l’altra prospettiva da tenere ben presente resta quello dei prezzi. Con meno gas in circolo, in un mercato speculativo rischiano di salire anche le tariffe della materia prima.