Anticipo pensionistico quota 98, beneficiari e requisiti della probabile nuova misura

Una via di mezzo esatta tra quota 100 e Ape Sociale, questa l’unica via di riforma pensioni possibile.

Oggi in materia previdenziale sono in vigore sostanzialmente due grandi misure che permettono l’anticipo rispetto alla pensione di vecchiaia a 67 anni. C’è l’Ape sociale e c’è la quota 100, due misure diverse da tutti i punti di vista ma accomunate dalla stessa sorte, cioè la scadenza a fine 2021.

E adesso che si ragiona sul come rettificare la situazione, garantendo alternative a queste misure, cioè adesso che bisogna approntare una riforma, si pensa ad una misura che faccia sintesi tra queste due. L’idea è una quota 98 limitata come platea.

Quota 100 e Ape Sociale, pochi i punti in comune

Ape Sociale e quota 100, insieme dal 2019, hanno rappresentato per i lavoratori, le scorciatoie per lasciare prima il lavoro. Essendo due misure che puntano entrambe a un doppio requisito, anagrafico e contributivo, è del tutto naturale che si parla di scorciatoie rispetto alle pensioni di vecchiaia.

Infatti la pensione di vecchiaia ordinaria si completa una volta raggiunta l’età anagrafica di 67 anni e quella contributiva di 20 anni. La quota 100 invece è fruibile a partire dai 62 anni di età e con almeno 38 anni di contributi.

L’Ape sociale invece, parte dai 63 anni di età con almeno 30 o 36 anni di contribuzione versata. Come è evidente, pochi i punti in comune tra le due misure, a partire dai requisiti, evidentemente diversi.

Altre differenze sostanziali tra quota 100 e Ape Sociale

La quota 100 è una misura prettamente previdenziale. Infatti è aperta alla generalità dei lavoratori senza particolari limitazioni e perimetri di applicazione.

L’Ape sociale invece è una specie di via di mezzo tra una prestazione assistenziale ed una previdenziale. Infatti l’anticipo pensionistico a carico dello Stato prevede una netta limitazione di platea.

Può essere appannaggio solo di determinati invalidi, determinato caregivers, determinati disoccupati e può essere fruita da soggetti che svolgono un lavoro gravoso tra i 15 previsto dalla normativa vigente.

La quota 100 è reversibile a causa di decesso del pensionato, può prevedere le maggiorazioni, da diritto agli assegni familiari e comprende la tredicesima mensilità. Nessuna di queste cose è in funzione per l’Ape sociale.

Come sarebbe la quota 98

Mischiare le due misure per trovarne una adatta alle necessità di riforma del sistema è più di una idea. L’esigenza di evitare lo scalone di 5 anni della quota 100, potrebbe essere colmata da una misura che permetta ancora un pensionamento dai 62 anni di età.

E per collegarsi quanto più possibile anche all’altra misura che scade il 31 dicembre prossimo, cioè l’Anticipo pensionistico sociale, si potrebbe inserire una età contributiva minima di 36 anni come per i lavori gravosi dell’attuale Ape Sociale.

In buona sostanza, nascerebbe una nuova quota 98. Per contenerne i costi però, si adotterebbe il metodo della limitazione di platea. Infatti la quota 98 potrebbe essere destinata solo a chi svolge particolari attività lavorative (CD lavori gravosi). E si ragiona sull’estensione ad altre categorie della definizione lavoro gravoso. Leggi anche: In pensione prima dei 60 anni, quando essere precoci aiuta