Fino a 2 anni di Naspi prima della pensione? Come fare e quanto incide

La Naspi può essere usata in alcuni casi come indennità di accompagnamento alla pensione per chi si trova vicino alla quiescenza.

La Naspi è innanzi tutto lo strumento principale di sostegno per chi perde involontariamente il proprio lavoro. Si tratta della cosiddetta indennità di disoccupazione Inps. A volte però, può essere uno strumento di accompagnamento alla pensione per quanti si trovano fino a 24 mesi dal raggiungere i requisiti per la quiescenza.

Due anni perché tale è la durata massima della Naspi. Ma come incide il periodo di disoccupazione dal punto di vista dell’importo dell’assegno è un quesito che molti lavoratori in queste condizioni si pongono. Oggi approfondiamo proprio questo aspetto, cioè la correlazione della Naspi con la pensione, quando la prima è utilizzata come strumento di accompagnamento alla pensione.

La Naspi prima della pensione

Immaginate un lavoratore che ha compiuto già 65 anni di età e che perde il proprio lavoro, dopo averlo svolto da oltre 20 anni. Questo lavoratore si trova ad aver completato il requisito minimo dei contributi utili alla pensione di vecchiaia, ma si trova a due anni dal maturare l’età minima richiesta che resta a 67 anni.

Perdere il lavoro a 65 anni diventa un problema serio dal momento che difficilmente si riesce a trovare nuova occupazione ad una età così avanzata. La situazione non cambia per quanti si trovano ad avere oltre 40 anni di contributi versati ma perdendo il lavoro non arrivano ai 42 anni e 10 mesi (41,10 per le donne) utili alla quiescenza anticipata.

L’elenco di situazioni del genere si può estendere a tutte le misure previdenziali vigenti, senza distinzioni, perché la perdita improvvisa del lavoro può non permettere di arrivare alle soglie utili per le pensioni.

Dal punto di vista reddituale interviene la Naspi. Infatti la disoccupazione indennizzata si può percepire per un periodo massimo di 24 mesi. Ecco perché, per esempio, al 65enne di cui parlavamo prima, la Naspi può essere uno strumento utile ad arrivare a 67 anni con una fonte di reddito che altrimenti sarebbe assente.

Quanto si perde di pensione con la Naspi?

Ma se redditualmente la Naspi è una specie di toccasana per chi ha perso il lavoro e rischierebbe di restare senza reddito da lavoro e naturalmente senza pensione, come incide la disoccupazione sull’importo dell’assegno? La paura di molti è che il periodo di disoccupazione incida negativamente sull’assegno previdenziale.

La Naspi si percepisce per massimo 24 mesi, cioè per la metà delle settimane di lavoro svolte nei 4 anni precedenti la data di perdita del rapporto di lavoro. Il calcolo della Naspi è quello che maggiormente preoccupa i richiedenti l’indennità che puntano alla pensione. Infatti anche per il calcolo dell’importo della Naspi sono i 4 anni precedenti la data di licenziamento quelli decisivi.

La Naspi è calcolata sulla media mensile delle retribuzioni dell’ultimo quadriennio ed è pari al 75% di questa media (c’è comunque una soglia massima da non superare che annualmente si adegua al tasso di inflazione). Gioco forza l’indennità di disoccupazione è sempre inferiore allo stipendio percepito e dopo i primi tre mesi di importo pieno, si riduce del 3% al mese.

Dopo questa premessa, veniamo al dubbio circa l’incidenza della Naspi sull’assegno previdenziale. I periodi durante i quali viene percepita l’indennità per disoccupati, vengono considerati ai fini previdenziali come contributi figurativi e sono utili sia per il diritto che per il calcolo dell’importo della pensione.

Per la pensione di vecchiaia il riconoscimento della contribuzione figurativa inerente i periodi di disoccupazione non ha particolari vincoli e limitazioni. Per la anticipata, per Quota 100 e per Opzione Donna invece, questi periodi non sono utili per il raggiungimento del requisito contributivo minimo dei 35 anni, ma solo per il requisito generale (per esempio, la pensione anticipata prevede 42,10 anni di contribuzione, ma 35 effettivi).

Per quanto concerne invece il calcolo dell’importo della prestazione pensionistica, i figurativi Naspi vengono considerati come i normali stipendi, ma come dicevamo, più bassi di importo. La parte di pensione calcolata con il sistema retributivo (per chi ne ha ancora diritto) è quella che più dubbi genera, ma sono dubbi che come vedremo sono infondati.

Il calcolo con il sistema retributivo si basa si sulle retribuzioni mensili degli ultimi anni, ma in presenza di contribuzione figurativa da disoccupazione, questi periodi potrebbero venire esclusi nel caso in cui il calcolo senza questi periodi, determini un vantaggio per il futuro pensionato. L’Inps infatti è tenuta ad adottare il calcolo più favorevole per il lavoratore e i contributi figurativi da disoccupazione possono essere neutralizzati e quindi, non incidere sul calcolo della pensione.

Per la parte di pensione calcolata con il sistema contributivo invece, nessun problema perché i contributi figurativi non faranno altro che aumentare l’importo del montante contributivo su cui si calcola la pensione con questo sistema. Sarebbero più cospicui periodi di contribuzione da lavoro, questo è evidente, ma per chi perde il lavoro, meglio che ci sia la copertura figurativa da naspi che una assenza netta di versamenti.