Tangentopoli, 25 anni dopo la clamorosa inchiesta «Mani pulite»

Tangentopoli: 25 anni fa l’arresto di Mario Chiesa e l’inizio della maxi inchiesta «Mani pulite» che portò alla fine della Prima Repubblica.

Tangentopoli «compie» esattamente 25 anni. Il 17 febbraio del 1992 alle ore 17:30 il socialista Mario Chiesa veniva arrestato, dando inizio all’era politico-giudiziaria che travolse la Prima Repubblica e cambiò radicalmente la storia dell’Italia. Il primo passo fu l’apertura di un fascicolo alla Procura di Milano nel 1991 da parte di Antonio Di Pietro.

Quello fu l’inizio della maxi-inchiesta nota come "Mani pulite", che dal 1992 al 1997 coinvolse un’intera classe dirigente, tra politici e imprenditori: solo nel filone milanese furono indagate ben 4250 persone. La lista degli indagati comprendeva persino ex premier ed ex ministri, ovvero Bettino Craxi e Arnaldo Forlani.

Ecco quindi le tappe principali di Tangentopoli, una delle inchieste più importanti del Paese che svelò un sistema di corruzione che coinvolgeva alcune tra le maggiori aziende e i maggiori partiti politici nazionali.

Tangentopoli: le fasi principali dell’inchiesta

Tangentopoli o «Mani pulite» è il nome dato alla serie di inchieste che ha travolto l’Italia tra il 1992 e il 1997, scandendo di fatto la storia del Paese e determinando la fine di un sistema politico. Ecco allora le fasi principali dell’inchiesta.

  • 17 febbraio 1992: viene arrestato Mario Chiesa, presidente del Pio Albergo Trivulzio di Milano, colto in flagrante dai carabinieri subito dopo aver intascato una «mazzetta» di 7 milioni di lire, la metà della tangente pattuita, con banconote siglate da un capitano dei carabinieri e consegnatagli Luca Magni, titolare di una piccola impresa di pulizia.
  • Aprile/maggio 1992: dopo l’arresto e la collaborazione con la magistratura di 8 imprenditori, diversi esponenti politici milanesi vengono coinvolti nell’inchiesta. Tra questi, i due ex sindaci socialisti, Carlo Tognoli e Paolo Pillitteri, il segretario regionale Maurizio Prada, l’esponente comunista Massimo Ferlini, e infine il tesoriere della Dc, Severino Citaristi, che sarà l’uomo con più avvisi di garanzia dell’intera inchiesta.
  • Luglio 1992: Bettino Craxi ammette l’esistenza del finanziamento illecito dei partiti e sottolinea la necessità di una soluzione concordata per il finanziamento della politica, ma le sue richieste vengono ignorate.
  • Settembre 1992: primo suicidio di uno degli indagati coinvolti nell’inchiesta. Si tratta di Sergio Moroni, segretario regionale del Psi, il quale prima di togliersi la vita ha ammesso l’ipocrisia riguardante il sistema dei finanziamenti pubblici ai partiti.
  • Dicembre 1992: lo stesso Bettino Craxi viene raggiunto da un avviso di garanzia, che nel febbraio successivo lo porterà a dimettersi da segretario del Psi.
  • Febbraio 1993: l’architetto socialista Silvano Larini si costituisce e confessa la verità sul "Conto Protezione", che aveva come reale destinatario il Partito Socialista nelle persone di Claudio Martelli e Craxi. Martelli si dimette da Ministro della Giustizia; accusato di bancarotta fraudolenta, si salverà grazie alla prescrizione del reato dopo aver pagato un risarcimento di 800 milioni di lire.
  • 5 marzo 1993: viene varato dal governo il decreto legge «colpo di spugna», che depenalizza il finanziamento illecito dei partiti e ha valore retroattivo, comprendendo quindi anche gli inquisiti di «Mani pulite». L’opinione pubblica e i giornali gridano allo scandalo e il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, per la prima volta nella storia repubblicana, rifiuta di firmare un decreto legge, ritenendolo incostituzionale.
  • Luglio 1993: altri suicidi di figure di rilievo, come Gabriele Cagliari, ex presidente dell’Eni che si toglie la vita nel carcere di San Vittore, e Raul Gardini, manager della Montedison.
  • 28 ottobre 1993: si svolge in diretta tv il processo a Sergio Cusani, ritenuto la «mente» del meccanismo delle tangenti Montedison. Milioni di telespettatori assistono alla battaglia processuale tra Antonio Di Pietro, Cusani e il suo difensore Giuliano Spazzali. Durante l’udienza sfilano sul banco degli imputati anche Craxi e Forlani.
  • Gennaio 1994: continua il processo Cusani, e Di Pietro chiama in aula anche Umberto Bossi e l’ex tesoriere della Lega Alessandro Patelli, accusati di aver ricevuto 200 milioni di lire di finanziamenti illegali. Cusani sarà infine condannato a 8 anni.
  • Aprile 1994: esplode lo scandalo delle tangenti a uomini della Guardia di Finanza, con 80 finanzieri e 300 imprenditori coinvolti, e a distanza di pochi giorni vengono svelate anche le tangenti pagate dalla Fiat.
  • Novembre/dicembre 1994: il 21 novembre viene recapitato un avviso di garanzia per concorso in corruzione anche a Silvio Berlusconi, proprio mentre presiedeva il vertice anticrimine dell’Onu a Napoli. Il 6 dicembre Antonio Di Pietro lascia ufficialmente la magistratura.
  • 7 aprile 1995: Di Pietro viene denunciato dall’avvocato Carlo Taormina per presunti rapporti tra l’ex pm e gli imprenditori Antonio D’Adamo e Amedeo Gorrini, dai quali avrebbe ricevuto 100 milioni e una Mercedes.
  • 27 ottobre 1995: si conclude il processo Enimont con condanne per quasi tutti gli imputati. Vengono inflitte le seguenti pene: 3 anni a Bettino Craxi, 2 anni e 4 mesi a Arnaldo Forlani, 1 anno e 8 mesi a Paolo Cirino Pomicino, 8 mesi a Umberto Bossi, 6 mesi a Giorgio La Malfa e Renato Altissimo.
  • 14 novembre 1996: Di Pietro, divenuto ministro dei Lavori pubblici nel primo governo di Romano Prodi, si dimette dalla carica a seguito dell’indagine nei suoi confronti aperta dalla magistratura bresciana per abuso d’ufficio e concussione. Verrà poi assolto da tutte le accuse.
  • 1997: la serie di inchieste «Mani pulite» si avvia alla conclusione, in attesa delle varie rogatorie all’estero richieste dai magistrati sui conti di diversi indagati.