Fantozzi: la rivincita della mediocrità

Con la morte di Paolo Villaggio scompare anche la sua maschera più nota: il Rag. Ugo Fantozzi. Da sempre considerato la quintessenza del mediocre, oggi, forse, ha avuto la sua rivincita

Quella di oggi è una giornata di lutto per il cinema e per l’Italia intera. È morto in una clinica romana il celebre attore genovese Paolo Villaggio e con lui se ne va anche la maschera che lo ha reso celebre: il Rag. Ugo Fantozzi.

Il Ragioniere, vero e proprio mito di grandi e piccini, fu inventato dallo stesso Villaggio e ha avuto un impatto culturale senza precedenti. Al di là della lunghissima serie di pellicole che lo hanno visto indiscusso protagonista, il curioso modo di parlare di Fantozzi ha influito persino sulla lingua italiana: sono entrati infatti nel lessico comune espressioni come “fantozziano”,“com’è umano lei” e gli esilaranti congiuntivi storpiati.

Fantozzi ha incarnato e portato sullo schermo le caratteristiche e le ansie dell’intera classe media, descrivendo minuziosamente «Il prototipo del tapino, ovvero la quintessenza della nullità», come ebbe a dire lo stesso Paolo Villaggio.

La rivincita di Fantozzi

Oggi più che mai, il personaggio di Fantozzi risulta attuale. In una società divorata dal consumo, dall’apparire e dall’arrivismo, molti di noi si saranno sentiti, almeno per una volta, affini allo sfortunato ragioniere.

Anche Paolo Villaggio doveva aver colto questa sfumatura visto che in un’intervista ha dichiarato che

 Il Fantozzi degli anni del boom, dove erano tutti ricchi e l’Italia era il quarto paese industrializzato del pianeta, era un’eccezione: faceva ridere. Adesso, sinceramente, l’Italia è diventata un paese, beh, piuttosto povero, diciamoci la verità. C’è gente che non lavora, c’è gente che fino a 40 anni vive in casa della nonna, quindi direi che Fantozzi non fa più tanto ridere, ma può essere amato in quanto ti libera dal timore di essere isolato in quel tipo di incapacità ad essere competitivi. Ti rendi conto che Fantozzi lo sono diventati il 99% degli italiani.

Fantozzi ci ha dato la possibilità di ridere e riflettere allo stesso tempo; le grottesche situazioni in cui si trovava suo malgrado coinvolto, altro non erano che rappresentazioni parossistiche di una realtà tristemente autentica; oggi più che mai.

Nella società del “devi arrangiarti per campare”, del “non ti pago ma stai investendo su di te” nell’era dei social e della tv generalista latori di un nuovo way of life a cui non si può sfuggire, Fantozzi diventa la metafora di tutti coloro che per un motivo o per l’altro non ce l’hanno fatta. È il messaggero di quei migliaia se non milioni di giovani che, per avere una forma di riconoscimento, in primis verso sé stessi, sono costretti ad atti di servilismo, umiliazioni, lavoro nero e mal retribuito, soprusi.

Ecco dunque che il Ragioniere con le sue sventure anticipa di oltre quarant’anni quello che sta accadendo oggi. Certo, le cose sono cambiate rispetto al 1975, anno in cui esce il primo film di Fantozzi.

La Bianchina è diventata una simpatica auto d’epoca da ammirare ai raduni, Testaccio, quartiere dove è situata una delle tante abitazioni fantozziane, non è più una zona popolare bensì radical chic con appartamenti venduti a prezzi esorbitanti, l’arredamento kitsch della casa di Pina e Ugo oggi è stato rivalutato ed è merce per i negozi di modernariato e Roma è sicuramente ancora più caotica e meno verde rispetto a quella mostrata nei film.

Quello che non è cambiato tuttavia è il servilismo dell’italiano medio, la facilità alla corruttela, le smanie infantili di potere ostentate da titolari arroganti la cui posizione di dominio è continuamente riaffermata ai danni dei dipendenti.

C’è stato piuttosto un rovesciamento: se il Ragioniere, in qualche modo era la concretizzazione dell’uomo mediocre: senza laurea, casa in equo canone, fondamentalmente ignorante e con scarso senso critico, oggi, al contrario, quello stesso uomo mediocre è andato a riempire le fila della attuale classe dirigente.

Quella stessa classe dirigente a cui Fantozzi, in qualche modo, ambiva e si opponeva, oggi è composta, per la gran parte, proprio dai tanti Fantozzi che un tempo venivano vessati da imprenditori arroganti, acculturati e che facevano della cultura lo strumento attraverso il quale schiacciare gli impiegati, visti come rozzi esseri subalterni.

Fantozzi insomma ha avuto la sua rivincita, ai danni di quella classe dominante colta o fintamente colta che lo vessava.

A farne le spese spesso sono proprio i laureati, giovani con un brillante curriculum di studi che per tirare avanti sono costretti ad accettare lavori umili, mal pagati o che non hanno niente a che vedere con il percorso formativo scelto. E, in barba alla formazione, pur di ottenere l’agognato riconoscimento sociale che cercava anche Fantozzi, si piegano a qualsiasi ingiustizia, rinunciando persino alla dignità.

Dipendenti e governati da una classe dirigente e imprenditoriale che probabilmente utilizza proprio quei congiuntivi storpiati che utilizzava Fantozzi. Sì, Fantozzi ha avuto la sua rinvincita.