Positivi al Covid: come funziona e come potrebbe cambiare la quarantena
Le oltre trenta mutazioni rilevate sulla variante Omicron rispetto alla Delta rappresentano un fattore di diversificazione nell’evoluzione della sfida contro il Covid. A spiegare gli scenari è stato il professor Giuseppe Remuzzi in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera del 10 gennaio.
«In un certo senso - ha dichiarato il direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri - abbiamo due pandemie: una sostenuta da Omicron e l’altra da Delta». Un punto di vista a cui ha aggiunto la notazione secondo cui, al momento, molti dei ricoverati in rianimazione sono stati contagiati dal virus apparso prima e che ha proseguito la sua espansione nell’ultimo periodo.
Omicron, Remuzzi: «Con la terza dose in t.i. solo persone anziane con altre malattie»
All’interno degli ospedali, inoltre, si evidenzia un’ulteriore differenza chiara che permette di scomporre ulteriormente la pandemia tra quella dei non vaccinati e quella dei vaccinati.
«Con la terza dose - ha evidenziato Remuzzi - finiscono in terapia intensiva solo persone anziane che hanno altri tipi di malattie associate». «La percentuale di non vaccinati - ha proseguito lo scienziato - in ospedale è altissima, se tutti fossimo vaccinati non ci sarebbe alcun problema di saturazione dei posti letto».
Variante Delta ed Omicron, Remuzzi: «Dovessero coesistere potrebbe rappresentare un problema»
La situazione epidemiologica delle prossime settimane dovrà essere valutata sulla base di diverse evoluzioni. Tra questa c’è la verifica rispetto alla possibilità che Omicron, grazie alla sua più elevata contagiosità, possa diventare prevalente rispetto a Delta.
«Se le due varianti - ha specificato Remuzzi - dovessero continuare a coesistere, questo potrebbe rappresentare un problema. Se invece Omicron riuscisse a sopraffare Delta, dal momento che la malattia che provoca è meno severa, allora forse riusciremo a vedere la discesa della curva nel giro di qualche settimana. Un’espansione rapidissima di Omicron che sovrasti Delta non sarebbe in sé una cattiva notizia».
Immunità di gregge o fine pandemia con Omicron? Le parole di Remuzi
Si è parlato anche della possibilità che la minore patogenicità di Omicron possa, in qualche modo, rappresentare una sorta di canto del cigno della pandemia. Tuttavia, dalle parole di Remuzzi si è evidenziata la necessità di valutare su diversi piani la questione.
Remuzzi, prima, ha sottolineato il fatto che una variante dalla contagiosità così elevata possa portare «prima» ad un picco dei contagi, come fase antecedente all’eventualità che il calo possa essere «più veloce» Circostanza già verificatasi dove Omicron è arrivata prima. «Ma - ha avvertito - se vogliamo parlare di fine della pandemia credo che dovremo ancora prendere delle precauzioni almeno per un paio d’anni».
L’altra ipotesi che è stata fatta è che una diffusione così rapida del virus, unitamente alla vaccinazione, possa contribuire ad accrescere la protezione a livello percentuale della popolazione. Una situazione per la quale si è parlato di immunità di gregge, ma che non convince del tutto tutti gli scienziati.
"Se anche arrivassimo al 95% tra vaccinati e guariti, resterebbero - ha precisato Remuzzi - da considerare le mutazioni del virus (che non si fermano) e la circolazione delle persone (che continua). Potremmo però parlare di una “via d’uscita dalla pandemia”, quasi una “sorta di immunità di gregge".
Qualcosa di simile, insomma, ma non esattamente un qualcosa che incarni il concetto fino in fondo. O almeno è quello che si può evincere dalle parole di Remuzzi riportate.