Sottovarianti Covid, possibilità reinfezione, la situazione in Italia: il punto del professor Brusaferro

Risulta importante, in questo momento, la protezione che la popolazione ha. Ne ha parlato il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità in un’intervista al Corriere della Sera

La situazione Covid in Italia è tornato un argomento con una certa visibilità mediatica, soprattutto in seguito all’aumento dei contagi degli ultimi giorni. In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera il 26 giugno il professor Silvio Brusaferro ha fornito un quadro della situazione.

Covid, l’importanza della copertura vaccinale

Il primo elemento da considerare riguarda la protezione. L’86% degli italiani al di sopra dei 5 anni ha completato il ciclo vaccinale, si arriva al 90% di protetti andando a considerare quanti hanno avuto il virus. «La copertura – ha sottolineato Brusaferro – è ampia».

Si tratta del presupposto che oggi permette di guardare al futuro in maniera diversa, nonostante il trend dei contagi. L’effetto dei pochi casi gravi e di una crescita “limitata” dei ricoveri ha una spiegazione precisa.

«Se non fossimo – ha spiegato il presidente dell’Iss – difesi dallo scudo delle immunità la situazione sarebbe ben diversa e non potremmo guardare all’estate con la stessa prospettiva». Resta, però, prioritario tutelare i fragili, come gli ultraottantenni e le persone che devono fare i conti patologie croniche e immunodepresse.

Il ruolo delle nuove sottovarianti

Il trend, per certi versi, sembra andare in controtendenza rispetto a dinamiche in cui il Covid in estate vedeva abbassare la sua incidenza. Brusaferro ha lasciato intendere il fatto che nella ripresa incide il ruolo di Omicron 4 e Omicron 5. «Sono – ha spiegato – più trasmissibili, costituiscono rispettivamente il 18% ed il 34% dei ceppi circolanti».

L’altro punto importante riguarda, invece, le reinfezioni. «Superano l’8%» ha evidenziato il presidente del’Iss. In sostanza sia i vaccinati che coloro i quali hanno avuto l’infezione rischiano di contrarre nuovamente il virus. «Però - ha spiegato Brusaferro - colpisce in modo meno grave dal punto di vista clinico».

La pandemia non è finita, ma si può gestire in modo diverso dal passato

Il quadro della situazione comincia, dunque, a diventare in un certo senso lineare. I contagi crescono, ma lo scudo a disposizione consente di limitare fortemente l’impatto sui casi gravi e sulle ospedalizzazioni. Resta, ovviamente, la necessità di continuare a monitorare la situazione.

La fase è quella in cui si convive con il virus, in una dimensione in cui la pandemia non è finita. Si confida che, ovviamente, la scienza continui a individuare le opportune strategie per limitare i rischi. Alla popolazione l’auspicabile compito di seguirle, come avvenuto con una vaccinazione di massa che oggi rende il quadro da osservare ancora, ma non tale da generare grandi allarmi.