Pensioni: il vantaggio di essere nato nel 1959

Parlare di vantaggio in materia previdenziale non è semplice, ma per i nati nel 1959 è evidente.

Esistono momenti storici che segnano il futuro. Questo vale in tutti i campi e in ogni settore. Anche quello previdenziale non fa eccezione.
Infatti il 2021, salvo miracoli politici che oggi appaiono quanto meno difficilmente ipotizzabili, sarà l’ultimo anno di funzionamento della quota 100.

La misura, pur se per il breve periodo in cui è stata attiva (dal 2019, per un totale di 3 anni di sperimentazione), ha rappresentato una valida via di uscita dal mondo del lavoro.

Non sarà stata una vera e propria riforma delle pensioni, non avrà rappresentato un superamento netto delle regole Fornero, ma non c’è pensionato che ha sfruttato la misura che non vi dirà che la quota 100 è stata un autentico toccasana.

Parliamo al passato, visto che senza interventi normativi e di proroga, nessuno più potrà, dal 2022, uscire a 62 anni con 38 di contributi come misura prevede. Ma ci sono i nati nel 1959, i fortunati di cui parlavamo nel titolo, ultimi tra quelli che potranno farcela.

La quota 100 per i nati nel 1959

Prima una rinfrescatina di memoria. La quota 100 consente di uscire dal lavoro una volta raggiunto il limite di età dei 62 anni nonché il limite dell’età contributiva di 38 anni. Significa che o si centra la quota 62+38 entro il 31 dicembre prossimo o addio uscita anticipata.

Naturalmente essendo due soglie limite, le combinazioni successive sono ammesse (63+38, 64+38, 62+39 e così via), ma 62 anni di età e 38 di contributi rappresenta la combinazione di maggior vantaggio, a tal punto che chi riesce ad uscire così, viene chiamato quotista puro.

La decorrenza della pensione slitta di 3 mesi nel settore di impiego provato e di 6 mesi nel lavoro statale (tranne che nel comparto scuola, che viaggia su un binario tutto suo, cioè sull’anno scolastico anziché sull’anno solare).

Ma la finestra di 3 o 6 mesi non va considerata come maturazione del diritto che si completa nel momento stesso in cui si completa il doppio requisito anagrafico-contributivo.

Pensione quota 100, gli ultimi beneficiari

Per quanto detto prima, appare del tutto evidente che essere nati nel 1959, che tradotto in termini pratici significa aver completato il 62imo anno di età in tempo utile per entrare nella quota 100, oggi può benissimo essere considerata una fortuna.

Certo, ci vogliono anche i 38 anni di contributi versati, ma l’età è fondamentale. Infatti per la contribuzione si può raschiare il fondo del barile per arrivare a 38, magari riscattando gli anni del corso di studio universitario per esempio.

Per l’età invece non si sfugge, perché basta anche un solo giorno di ritardo, cioè basta anche essere nato il primo gennaio del 1960 per essere tagliati fuori dalla quota 100.

E ad approfondire il campo non è poca cosa questo, perché senza ritocchi alle attuali regole pensionistiche, considerando che il 31 dicembre prossimo oltre alla quota 100 scadono pure l’Ape sociale e Opzione donna, essere nati nel 1960 può significare vedere slittare la pensione al 2027, cioè quando l’età anagrafica compiuta sarà 67 anni, ossia quella della pensione di vecchiaia ordinaria, unica o quasi via di uscita per la pensione.