Pensioni complementari: perché è importante aprire un fondo pensione e come ottenere una rendita privata

I fondi pensione consentono un’importante integrazione al reddito nella vecchiaia, ma in alcuni casi permettono anche di ottenere fino a 10 anni di sconto nell’accesso all’assegno rispetto ai requisiti INPS.

La previdenza complementare in Italia è ancora agli inizi della propria diffusione, nonostante le crescenti adesioni. Il tasso di partecipazione resta comunque limitato soprattutto se si effettua un confronto con i Paesi dell’Ocse più avanzati, dove la previdenza integrativa consente di garantire un importante fattore di resilienza ai lavoratori.

Sulla questione pesa probabilmente il retaggio di meccanismi di pensionamento pubblici che fino a pochi anni fa garantivano assegni simili all’ultimo stipendio in età più che ragionevoli. Oggi non è più così, visto che le stime indicano che la maturazione dell’accesso alla pensione ordinaria slitterà nei prossimi decenni verso i 70 anni. Allo stesso tempo, il tasso di sostituzione dell’ultimo stipendio rispetto all’emolumento previdenziale potrebbe fermarsi attorno al 60-70% per i lavoratori dipendenti, per scendere al 40-50% per gli autonomi ed i professionisti.

Ce n’è abbastanza per comprendere che è necessario correre ai ripari, sfruttando al contempo i vantaggi fiscali offerti dal legislatore. Questo senza considerare che in caso di problemi o disagi lavorativi in età avanzata il fondo pensione può consentire formule di flessibilità innovative, tali da garantire l’accesso alla pensione anche con 10 anni di anticipo rispetto ai requisiti dell’Inps. Ma procediamo con ordine e partiamo definendo in modo approfondito di cosa stiamo parlando.

Cosa sono i fondi pensione e perché risultano convenienti

I fondi pensione sono dei prodotti di risparmio con finalità previdenziale e si dividono in due categorie. La prima fa riferimento ai cosiddetti fondi chiusi, ovvero a quelli legati ad uno specifico contratto di lavoro collettivo. Ogni settore di riferimento possiede il proprio fondo pensione. Generalmente questa tipologia risulta più conveniente dei fondi disponibili sul mercato per due motivi (definiti come aperti o PIP).

Il primo è che presentano costi più bassi, non avendo finalità di lucro. Il secondo motivo è che il lavoratore può beneficiare di un contributo aggiuntivo da parte del proprio datore di lavoro. L’alternativa consiste proprio nella possibilità di scegliere un fondo aperto, ovvero liberamente disponibile e accessibile sul mercato. Questa tipologia è un caso obbligato per i lavoratori autonomi e per i professionisti che non dispongono di un contratto collettivo.

Perché i fondi pensione risultano così convenienti

Dal punto di vista pratico, i fondi pensione presentano numerose agevolazioni tanto dal lato fiscale quanto rispetto alla garanzie del capitale versato. Tutti i lavoratori possono infatti portare in deduzione un importo annuo massimo corrispondente a 5164,57 euro. Di fatto, in questo modo è possibile abbattere l’imponibile fino a tale cifra, ottenendo un beneficio immediato corrispondente alla percentuale di Irpef applicata.

Ad esempio, con un lordo annuo di 20mila euro è possibile ottenere il 27% di deduzione. Al momento del ritiro della somma versata si beneficerà poi di una ulteriore agevolazione nella tassazione, visto che non verrà applicata l’aliquota ordinaria e nemmeno la trattenuta tipica del TFR. Al contrario, il lavoratore si vedrà riconoscere un’aliquota di vantaggio, a seconda dell’anzianità di permanenza nel fondo. Si parte quindi dal 15% con uno sconto dello 0,3% per ogni anno di anzianità successivo al quindicesimo anno di permanenza, arrivando al 9%. In caso di anticipazioni per l’acquisto o la ristrutturazione della prima casa o per diversi motivi si beneficerà comunque di una trattenuta del 23%.

Infine, un ulteriore appunto riguarda l’applicazione delle imposte sui rendimenti maturati dal proprio fondo. Viene infatti prevista un’aliquota del 20% contro quella ordinaria del 26%. Tale tassazione scende fino al 12,5% per i titoli di stato e i titoli similari.

Quali sono le attività da fare dopo l’adesione al fondo pensione

Un altro aspetto interessante riguardo ai vantaggi dei fondi pensione è l’automatizzazione del meccanismo di tutela e di investimento. Infatti, aderendo al proprio fondo chiuso e destinando il proprio TFR il piano di investimenti procederà in automatico, senza che il lavoratore dovrà fare alcuna attività. I fondi non saranno inoltre aggredibili, essendo equiparati ai contributi versati all’Inps o ad un altro istituto previdenziale privato.

Anche in caso di adesione ad un fondo aperto o ad un PIP (piano individuale pensionistico) è possibile programmare un versamento automatico e lasciare crescere la posizione nel tempo. Sarà il fondo ad investire il capitale maturato ed i versamenti aggiuntivi nel tempo sulla base del comparto e del profilo di rischio indicato dal sottoscrittore al momento dell’adesione.

Fondi pensione: le prestazioni maturate al momento del pensionamento

Una volta giunti al termine della fase di accumulo l’iscritto potrà beneficiare di quanto accantonato sulla base di diverse opzioni. Si potrà ad esempio ottenere l’intero montante in forma di capitale qualora l’importo della rendita annua vitalizia derivante dalla conversione del 70% del montante finale risulti inferiore al 50% dell’assegno sociale. In alternativa, è possibile scegliere di ricevere una metà della somma in forma di capitale e l’altra metà in forma di rendita. La rendita può essere erogata secondo diverse modalità, in base all’effettiva necessità del sottoscrittore.

Ad esempio, vengono normalmente proposte rendite vitalizie ordinarie, reversibili, certe per 5 o 10 anni e contro-assicurate. In quest’ultimo caso, ci si assicura di svuotare il proprio salvadanaio anche in caso di premorienza. Sulla base delle diverse opzioni e delle maggiori o minori tutele offerte cambierà ovviamente l’importo della rendita erogata. Ricordiamo che l’iscritto può richiedere la prestazione della pensione complementare qualora abbia maturato i requisiti di accesso alla pensione pubblica (anche anticipata) ed abbia al contempo conseguito almeno cinque anni di iscrizione alla previdenza complementare.

I vantaggi degli anticipi e dei riscatti concessi dal fondo pensione rispetto al TFR

Tra i vantaggi insiti nella sottoscrizione del fondo pensione c’è anche l’aspetto della possibilità di ottenere degli anticipi sul capitale versato nel corso del tempo. Bisogna innanzitutto premettere che normalmente la prestazione viene maturata con l’accesso. Le anticipazioni possono essere richieste in qualsiasi momento dall’iscrizione fino al 75% del montante per sostenere spese sanitarie a seguito di gravissime condizioni di salute riguardanti se stessi, i coniugi o figli. In alternativa, dopo 8 anni di iscrizione è possibile richiedere fino al 75% per l’acquisto della prima casa per sé o per i figli.

Sempre dopo 8 anni si può richiedere il 30% del montante per qualsiasi motivo e senza fornire alcuna motivazione. In particolari situazioni è anche disponibile la tutela del ricorso al riscatto. Ad esempio, quest’ultimo può corrispondere al 50% della posizione maturata in caso di disoccupazione per un periodo di tempo non inferiore ai 12 mesi e non superiore ai 48 mesi, oppure in caso di procedure di mobilità e cassa integrazione o anche in fase di esodo incentivato. Il riscatto totale della posizione è invece possibile in caso di invalidità permanente, cessazione dell’attività lavorativa da più di 48 mesi e perdita dei requisiti di partecipazione al fondo.

La pensione anticipata: fino a 10 anni di sconto sui requisiti INPS con la RITA

Esiste infine un ultimo vantaggio strettamente legato alla previdenza complementare. Si tratta della RITA, acronimo di Rendita Integrativa Temporanea Anticipata. Grazie a questa prestazione è possibile ottenere l’erogazione frazionata della propria posizione con un anticipo massimo di 5 o 10 anni rispetto all’età della pensione di vecchiaia. Nel primo caso bisognerà aver cessato l’attività lavorativa ed aver contribuito all’Inps per almeno 20 anni.

Al contempo è necessario possedere almeno 5 anni di permanenza presso la previdenza complementare. In alternativa è possibile anche ottenere la RITA con 10 anni di anticipo quando si risulta inoccupati per più di due anni e si possiedono almeno 5 anni di anzianità d’iscrizione ad un qualsiasi fondo pensione. Da notare che il Regime fiscale è quello di massimo vantaggio, con l’applicazione dell’aliquota sostitutiva da un massimo del 15% ad un minimo del 9% (in base all’anzianità di permanenza nella previdenza complementare).