Pensioni: perché opzione donna è sempre meno penalizzante

La pensione con opzione donna se davvero verrà estesa anche al 2022, diventa meno penalizzante come importi

Una delle misure che ha più possibilità di finire nel pacchetto pensioni del governo con la prossima legge di Bilancio è senza dubbio opzione donna. Il regime contributivo sperimentale per le donne è una misura che pure secondo i rappresentanti del governo Draghi (come i precedenti governi), merita di essere lasciata in vigore.

Infatti è a basso costo per le casse dello stato, essendo a platea nettamente ridotta e con il costo dell’anticipo che grava tutto sulle tasche delle stesse lavoratrici. La forte penalizzazione di assegno che è prevista nella misura infatti, fa perdere appeal alla misura stessa. Ma più passano gli anni e sempre meno penalizzate solo le lavoratrici che scelgono di anticipare la pensione con la misura.

Il calcolo delle pensioni rende opzione donna penalizzante

Una cosa è ricevere una prestazione pensionistica calcolata con il sistema retributivo ed un’altra è riceverla calcolata con il sistema contributivo. Nel primo caso ciò che contano solo le retribuzioni degli ultimi anni di carriera, mentre nel secondo caso il montante dei contributi.

Gioco forza la pensione calcolata con il sistema contributivo è penalizzante. L’ordinamento attuale prevede ancora il calcolo misto, in base agli anni di carriera ed agli anni di contributi versati prima dell’entrata in vigore del sistema contributivo con la riforma Dini.

Tranne che per le varie opzioni contributive (tra cui opzione donna), le altre prestazioni, anche quelle di vecchiaia e anticipate, vengono liquidate nel misto. Per chi ha più di 18 anni di contributi versati prima del 1996, il calcolo retributivo arriva fino al 2012. Per chi invece non ha una carriera tanto lunga prima del 1996, il calcolo retributivo si ferma proprio al 31 dicembre 1995.

Opzione donna, perché più passano gli anni meglio va alle beneficiarie

Ora, fatta la debita premessa sulle regole di calcolo della pensione, occorre sottolineare che con opzione donna l’anticipo è netto. Infatti, stando alla versione attuale della misura, le lavoratrici dipendenti escono con 58 anni di età e con 35 anni di contributi, mentre le lavoratrici autonomo con 59 anni di età e sempre 35 di contributi.

Il doppio vincolo per dare diritto all’anticipo andava completato entro lo scorso 31 dicembre 2020. E così, se proroga sarà, stavolta il doppio requisito andrà completato entro la fine del 2021. Ricevere la pensione calcolata con il sistema contributivo è nettamente penalizzante per chi avrebbe diritto al calcolo retributivo fino al 2012.

Infatti con opzione donna, le lavoratrici che si trovano in questa condizione rischiano di perdere fino al 30/35% di pensione accettando il ricalcolo contributivo totale della prestazione, come pegno per l’anticipo in termini di uscita dal lavoro. Va detto però che, più passano gli anni, sempre meno sono le donne che hanno carriere tanto lunghe prima del 1996.

Sono infatti 26 anni quelli che sono passati dall’entrata in vigore del metodo contributivo targato Lanfranco Dini. Una 58enne infatti, nata nel 1964, difficilmente avrà accumulato al 31 dicembre 1995 18 anni di carriera. Nel 1996, colei che compirà 58 anni nel 2022, aveva 32 anni di età, ed a meno che non abbia iniziato la carriera a 14 anni, si troverà a perdere di pensione solo la differenza tra calcolo contributivo e retributivo fino al 1996. Leggi anche: Pensioni 2022: le uscite per anno di nascita con le nuove quote 102