L’Italia può fare a meno del gas russo? Se sì, da quando?

Il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani ne ha parlato da ospite della trasmissione Rai Agorà Extra

La guerra in Ucraina e le sanzioni contro la Russia hanno aperto scenari da valutare, in relazione ad esempio all’approvvigionamento delle materie prime. Nel caso dell’Italia, ad esempio, è abbastanza chiaro il riferimento al gas russo.

Quanto gas importa l’Italia dalla Russia?

L’Italia non è un paese autosufficiente dal punto di vista energetico. Oggi il 93% del gas è importato e solo il 7% è prodotto a livello nazionale. A delineare quella che oggi è la dipendenza dalla Russia è il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani che ha parlato da ospite della trasmissione Agorà Extra, in onda su Rai 3. «Dalla Russia - ha spiegato - importiamo all’incirca 29 miliardi di metri cubi di gas». «Sono - ha aggiunto - approssimativamente poco più del 40% del gas che noi importiamo».

Italia indipendente dal gas russo, la roadmap spiegata da Cingolani

La strada da percorrere è abbastanza chiara: per non dipendere dalla Russia bisogna trovare quasi 30 miliardi di metri cubi di gas. «Al momento - ha spiegato Cingolani - abbiamo fatto un’operazione estremamente anticipata e rapida. Entro la primavera inoltrata circa 15-16 miliardi di metri cubi saranno rimpiazzati da altri fornitori in altre zone del mondo».

Non è un calcolo difficile arrivare alla conclusione che serve reperirne ancora poco meno della metà rispetto all’obiettivo. «Stiamo lavorando - ha spiegato Cingolani - con degli impianti nuovi, rigassificazione, altri contratti di lungo termine, rinforzo delle nostre infrastrutture».

«Ragionevolmente - ha dichiarato - 24-30 mesi dovrebbero consentirci di essere completamente indipendenti». «Questo - ha concluso - è per sostituire questi 29 miliardi di metri cubi che arrivano dalla Russia, qualora non dovessero più arrivare».

Europa importa il 46% del suo gas dalla Russia

L’Italia è uno dei paesi più esposti alla situazione relativa al gas russo, ma non è l’unico. «Tutta l’Europa - ha spiegato Cingolani - importa circa il 46% del suo gas dalla Russia, quindi in un modo o nell’altro è stata una scelta europea che si è consolidata di dipendere dalla Russia».

Questo naturalmente porta inevitabilmente a delle riflessioni. «Dipendere - ha proseguito il ministro - da un solo paese o prevalentemente da un solo paese energeticamente è un errore. Alcune nazioni europee hanno scelto un mix energetico, cioè delle tecniche di produzione energia diversificate. Noi in Italia abbiamo sostanzialmente solo il gas e le rinnovabili, questo ci rende un po’ più deboli dei colleghi europei».

Piano di autosufficienza energetica, Cingolani: «La strada è tracciata»

«Adesso - ha aggiunto il ministro - la strada è tracciata. Il nostro piano di autosufficienza energetica è molto chiaro. Bisogna accelerare moltissimo sulle rinnovabili soprattutto nel breve termine ed è quello che stiamo facendo. Liberalizzeremo gli impianti fino a 200 kW. Ci sono delle misure di semplificazioni formidabili e questo è un primo passo veramente obbligato, sia dal punto di vista tecnico che dal punto di vista ambientale».

«Bisognerà - ha chiarito Cingolani - potenziare la nostra capacità di rigassificare, cioè trasformare gas liquido che viene da tanti posti del mondo in gas da rimettere nei nostri gasdotti e poi dovremo potenziare tutte le altre sorgenti. Qui si tratta di parlare dei cosiddetti carburanti sintetici o del biometano, dell’idrogeno. Queste cose richiedono un po’ di tempo, infatti la transizione non si fa un attimo».