Johnson&Johnson condannata a pagare 8 miliardi di dollari per il Risperdal

Il Risperdal, antipsicotico della J&J, è risultato avere effetti collaterali non adeguatamente dichiarati dalla società farmaceutica. La società è così stata chiamata in giudizio.

Lo scorso martedì la giuria di Philadelphia ha decretato che la Johnson&Johnson, insieme alla sua filiale (Janssen Pharmaceutica), dovrà risarcire Nicholas Murray di 8 miliardi di dollari per i danni permanenti subiti a causa dell’antipsicotico Risperdal, solitamente utilizzato per la cura di varie malattie e patologie come ad esempio la schizofrenia e il disturbo bipolare.

Murray, abitante del Maryland, aveva iniziato l’assunzione del farmaco all’età di 9 anni, per alleviare i disturbi del sonno legati al suo autismo. Ha scoperto però a sue spese che tra gli effetti collaterali del Risperdal vi era il rischio di ginecomastia, ovvero la crescita anormale del tessuto mammario nell’uomo. Il ragazzo ha quindi citato in giudizio il suo produttore, appunto la Johnson&Johnson, accusando l’azienda di non essersi presa la premura di informare sufficientemente i dottori dei possibili effetti collaterali. La J&J infatti, aveva dichiarato nel 2002 che la ginecomastia era un inconveniente estremamente raro che poteva presentarsi in “un consumatore su mille”, ma già nel foglietto illustrativo presentato nel 2006 aveva alzato la percentuale di rischio. Secondo alcuni studi, i casi di ingrossamento delle mammelle negli individui di sesso maschile si aggira attorno al 2,3%.

Le diverse condanne all’azienda

Già nel 2015, una giuria aveva deciso di prevedere per Murray un risarcimento di 1.75 milioni di dollari, ridotti successivamente da un giudice a 680mila. Oggi Nicholas ha 26 anni e nell’ultima udienza alla J&J è stato imposto di risarcirlo di ulteriori 8 miliardi di dollari.
La somma, che secondo un legale esperto verrà sicuramente ridotta in seguito, rappresenta solamente uno dei mille casi simili contro le medicine messe sul mercato dalla multinazionale farmaceutica (circa 13mila solo per il Risperdal).
Ad agosto, un giudice in Oklahoma ha accusato il colosso farmaceutico di alimentare l’epidemia di oppioidi per una sanzione di 572 milioni di dollari e l’anno scorso in Missouri una donna di 22 anni ha dichiarato che il talco della J&J le aveva provocato un tumore alle ovaie, anche questo aveva previsto un risarcimento di 4.69 miliardi di dollari. La compagnia però fa appello ad entrambe le decisioni e nega tali accuse.
Nonostante questo, quella della giuria di Philadelphia rappresenta la sanzione più pesante mai imposta all’azienda statunitense.

In una sede del Washington Post i legali di Murray, Thomas Kline e Jason Itkin, hanno asserito:
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quote>Questa giuria, così come altre giurie in altre controversie, ha punito nuovamente una società che mette i profitti al di sopra della sicurezza e dei pazienti. Johnson&Johnson ha guadagnato miliardi sulla pelle dei bambini.

La risposta all’accusa

La J&J ha deciso di presentare ricorso contro la sentenza, ritenendo la condanna “sproporzionata” dal momento in cui il giovane ha già ricevuto un risarcimento precedentemente. La società crede fermamente di riuscire a ribaltare la sentenza d’appello, durante la quale spera in un ridimensionamento della condanna.