Giornalista russa con cartellone di protesta, i legali non hanno notizie

Marina Ovsyannikova aveva fatto irruzione durante un tg russo

Una giornalista russa, durante l’edizione di un tg su uno dei canali principali della Russia, ha fatto irruzione in diretta. Un cartello con una scritta eloquente: "No war". E poi un’altra scritta in russo, tradotta dai maggiori media internazionali come: «Non credete alla propaganda, qui vi stanno mentendo».

Giornalista russa con cartello in tv, mentre nel paese si combattono le «fake news»

Una scelta che in molti hanno già definito un atto di coraggio. Un’azione compiuta in un paese come la Russia che, al momento, non ha mai usato la parola «guerra» per spiegare ai suoi cittadini l’azione militare compiuta in Ucraina e che, stando a quanto viene divulgato, sta offrendo una propria versione dei fatti rispetto a quanto sta accadendo.

Una scelta che si accompagna a misure importanti per coloro i quali vengono ritenuti responsabili della diffusione di «fake news», rispetto a quelle che sono le logiche informative utilizzate dai media russi. Un panorama in cui la libertà di stampa e di espressione viene ritenuta in discussione, alla luce del fatto che molti media indipendenti sono stati chiusi.

I legali non hanno notizie di Marina Ovsyannikova

Marina Ovsyannikova ha scelto di seguire una strada diversa. Quella di provare a raccontare alla nazione quello che è il suo punto di vista su quella che è la guerra in atto in Ucraina. In base alle dinamiche dell’informazione in atto in Russia, la giornalista si è quindi esposta a conseguenze legali nel paese.

Le prime notizie hanno parlato del fatto che la giornalista sarebbe stata arrestata. Diverse fonti di stampa hanno ripreso l’informazione riportata da un sito bielorusso, Belsat, secondo cui i legali da dieci ore non sarebbero stati in grado di mettersi in contatto con Marina. Si attende adesso di sapere come si evolveranno le cose.

Poco prima del gesto Marina Ovsyannikova, padre ucraino e madre russa, aveva registrato un video in cui ammetteva di «vergognarsi» per aver lavorato nella tv russa che aveva portanto avanti la «propaganda del Cremlino», «permettendo alla gente di mentire dagli schermi televisivi e trasformando in zombie il popolo russo».