Gas, cosa cambierebbe per l’Italia dopo accordo con Algeria

Si lavora per rendersi indipendenti dalla Russia

Un accordo con l’Algeria per accelerare il processo di indipendenza dal gas russo. È sostanzialmente questo il motivo della missione in Algeria per Mario Draghi, tenuto conto che l’Italia lavora alla creazione di partnership che rendano possibile l’autonomia energetica rispetto alle forniture provenienti da Mosca.

Gas russo, tra le sanzioni possibili risulta il fronte più problematico

L’Italia, come altri paesi d’Europa, aveva nel tempo creato un binario importante dal punto di vista commerciale con la Russia. Gli ultimi eventi a livello internazionale hanno generato una politica sanzionatoria da parte dell’Occidente nei confronti della Federazione, ma ben presto si è capito che non è stato possibile accelerare nello stop totale dei rapporti commerciali vista la dipendenza sul fronte energetico.

Benché la Russia, in risposta alle sanzioni ricevute, avesse manifestato l’intenzione di ricevere pagamenti solo in rubli, è divenuto chiaro come nel tempo fosse difficile per tutti pensare di poter avere uno strappo totale immediato.

Da una parte, dunque, si è registrato l’interesse russo di continuare a percepire i sostanziosi emolumenti economici provenienti dall’Europa per le forniture energetiche (si parla di un miliardo al giorno), dall’altro quello europeo di non restare senza energia.

Le alternative per entrambi i lati non potevano essere certe individuate dall’oggi al domani e pertanto si è arrivati a questa fase in cui paesi come l’Italia provano a rendersi indipendenti dalla Russia attraverso nuovi accordi.

Gas Russo, l’Italia opera per sostituirlo

L’Italia deve sostituire 29 miliardi di gas (su 70 totali annuali del fabbisogno nazionale) che arriva dalla Russia. Non ci può essere un’unica soluzione, ma va strutturato un piano articolato che, quota dopo quota, si punta a rimpiazzare tutto quel gas con la consapevolezza che ci vorrà del tempo. Una parte arriverà da nuove forniture di Gnl (Gas naturale liquefatto). Gli Usa su questo fronte hanno trovato nuovi accordi con l’Europa e altri se ne potrebbero trovare.

Tuttavia, occorre specificare per rigassificare il gas servono gli strumenti e il ministro Cingolani ha, ad esempio, anticipato che la prima nave rigassificatrice potrebbe essere operativa entro il primo semestre 2023. Un tempo comunque minimo per quelli che sono gli standard di questo settore. Si stima che una nave può essere in grado di convertire fino a 5 miliardi di Gnl.

La missione in Algeria punta a dare all’Italia una fornitura annuale di gas che possa coprire di un terzo quello che, al momento, il quantitativo che arriva dalla Russia. E torna subito alla mente il momento in cui il ministro della Transizione Ecologica Cingolani, nei giorni scorsi, ha parlato dei «piccoli vantaggi» che l’Italia ha in questa fase. Un riferimento è al fatto che si sia mossa con un po’ di anticipo e alla dotazione infrastrutturale del paese, ma si va anche oltre.

«L’Italia - ha dichiarato il ministro - ha cinque gasdotti principali: due da Sud, uno da Est e due da Nord. Per l’Italia è più facile fare accordi con paesi che producono gas, la Germania per esempio ne ha sostanzialmente uno. Il Nord Stream 2 l’ha bloccato. Per il resto deve usare altre fonti d’energia, lo stesso la Francia».

Questo consente di poter ricevere gas direttamente da diversi fronti, tra cui il Nord Africa. Ed è qui che il discorso si riaffaccia alla stretta attualità, considerata la collocazione dell’Algeria.

Rinnovabili restano un orizzonte in prospettiva

Le rinnovabili, come detto dal ministro Cingolani, sono un aspetto cu sui si punta molto. Tuttavia, serviranno anni affinché si abbiano le capacità di gestirle ed accumularle, tenuto conto di quella che è una necessità di creare infrastrutture e presupposti per poterle utilizzare. Il gas serve proprio per gestire questa fase di transizione.

Avere forniture alternative alla Russia significa prepararsi ad un eventuale embargo e non essere più dipendenti dalla volontà di Mosca, senza possibilmente necessità di mettere in atto politiche di razionamento o creare inquietudini per il futuro ad un paese che è la seconda manifattura d’Europa e ha necessità di energia.