Gas Usa a Ue per ridurre dipendenza da Russia: il piano

Il Gnl a stelle e strisce arriverà nel Vecchio Continente

Un miliardo di euro al giorno. È quanto l’Unione Europea versa alla Russia per rifornirsi di materie prime. Un profitto che, secondo il presidente degli Stati Uniti d’America, sarebbe stato utilizzato per «condurre la sua macchina da guerra». Al di là, però, delle interpretazioni americane, è innegabile che fino ad ora e, nonostante le sanzioni, l’Unione Europea abbia dimostrato di poter non fare a meno del petrolio e del gas russo.

E se sul primo si è, da subito, iniziata a vedere una via d’uscita relativa alla possibilità di svincolarsi, molto più difficile si è notata essere la possibilità di indipendenza sul fronte gas. A Bruxelles, però, si è arrivato ad un nuovo accordo Usa-Ue che potrebbe cambiare gli scenari nel breve-medio termine.

Cifre dell’accordo tra Usa e Ue per il Gnl

Come dichiarato da Joe Biden gli Stati Uniti puntano a portare 15 miliardi di metri cubi Gas naturale liquefatto in Europa entro il 2022. L’obiettivo è arrivare a 50 miliardi entro il 2030. L’arrivo del Gnl dovrà corrispondere a investimenti infrastrutturali da parte dell’Unione Europeo che dovranno consentire lo stoccaggio e uso del gas. Si stima che, al momento, l’Europa riceva il 40% del gas dalla Russa ed il 25% del petrolio.

Cosa è il Gnl?

Il Gas naturale Liquefatto è il risultato di diversi processi di depurazione, disidratazione, raffreddamento e successiva condensazione del gas naturale. Questo fa sì che possa essere facilmente trasportato e stoccato in dimensioni ridotte, con un volume che arriva ad essere centinaia di volte a quello che sarebbe occupato dal gas naturale. Affinché possa essere messo a disposizione dei consumatori deve essere sottoposto al processo di rigassificazione.

Le percentuali di dipendenza dei paesi Ue dalla Russia sul gas

I paesi che, ad oggi, hanno la maggiore fetta di gas importato dalla Russia sono Germania e Italia. I tedeschi viaggiano oltre il 60% del loro fabbisogno, l’Italia si assesta attorno al 40%. Tutta l’Unione Europea si assesta poco sotto dei livelli italiani: 38% circa. Nel complesso si parla di un quantitativo annuo di 155 miliardi di metri cubi. Cifre che raccontano in maniera inequivocabile quanto sul fronte europeo le forniture russe rappresentino un aspetto cruciale.

Nei giorni scorsi era, inoltre, arrivato l’annuncio che presto l’unica possibilità di pagare le forniture sarebbe stata attraverso pagamenti in rubli. Una soluzione che, secondo la visione di alcuni economisti, sarebbe strettamente legata da aumentare la domanda per la moneta nazionale e fare, in un certo senso, da scudo alla situazione economica nazionale, in risposta alle sanzioni imposte dal blocco occidentale.

Uno sviluppo, quello avvenuto, per il quale si attende di capire quale saranno le evoluzioni in un contesto in cui si intersecano tensioni geopolitiche internazionali e questioni di natura economica.