Contributi figurativi: cosa sono e come si usano per le pensione

Spesso i lavoratori per accedere alla pensione attingono alla loro contribuzione figurativa. Ma di cosa si tratta?

Per come funzionano le regole di pensionamento in Italia, tutti i lavoratori o quasi devono fare i conti con i loro versamenti dei contributi. Non c’è misura che non preveda una determinata soglia di contribuzione previdenziale versata. La pensione di vecchiaia vuole 20 anni di contributi versati, quella di anzianità 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni per le donne.

Anche quota 100 prevede versamenti contributivi nell’ordine di 38 anni, così come l’Ape sociale ne richiede 30 o 36 e la quota 41 precoci, appunto 41 anni. Ciò significa che in sede di uscita dal lavoro, il lavoratore cerca di verificare il numero di anni di contribuzione che ha versato nella su carriera lavorativa. E spesso utilizzata anche i cosiddetti contributi figurativi. Ma cosa sono, a cosa servono e quali sono? Ecco la guida dettagliata.

Contributi figurativi, diritto alla pensione e calcolo dell’assegno

I contributi figurativi sono contributi gratuiti che l’Inps assegna ai lavoratori in determinati momenti della loro carriera lavorativa. Sono contributi Che vengono accreditati nei periodi di vuoto contributivo. E sono contributi molto importanti perché in linea generale sono validi sia per il calcolo della pensione che per il diritto alla stessa.

La contribuzione figurativa viene incontro soprattutto a quei lavoratori che hanno carriere lavorative prive del requisito della continuità. Lavoratori precari, stagionali, agricoli sono i tipici esempi di lavoratori con carriere discontinue e frammentate per via delle particolari tipologie di attività, legate a forme contrattuali particolari, a attività di carattere stagionale o legate alle condizioni climatiche.

Spesso in questi periodi di inattività, per questi lavoratori intervengono le coperture degli ammortizzatori sociali, sia come reddito che come contribuzione. Parliamo della disoccupazione indennizzata Inps, della cassa integrazione, della malattia e della maternità nel caso della lavoratrici. Periodi a copertura di ammortizzatore sociale dal punto di vista del reddito, e coperti dai contributi figurativi come previdenza. E sono contributi utili nel momento in cui il lavoratore va in le suine con una delle misure previste dall’ordinamento.

I contributi figurativi e come incidono sul calcolo della pensione

I contributi figurativi sono una costante per lavoratori con carriere non omogenee e con attività lavorative discontinue. Le carriere discontinue sono quelle con parecchi periodi in cui non figura il versamento dei contributi per via di assenza di assunzione. Come detto sopra, possono essere molteplici le cause che danno il via alla contribuzione figurativa e si tratta di sospensioni lavorative spesso del tutto indipendenti dalla volontà del lavoratore.

I contributi figurativi sono contributi previdenziali veri e propri e che confluiscono nel montante contributivo di un lavoratore, in maniera gratuita. Per questo non possono certo essere paragonati ai contributi effettivi da lavoro. Non per questo sono contributi che non valgono.

Ogni lavoratore ed ogni carriera fa storia a sé e occorre verificare se i contributi figurativi valgono ai fini pensionistici e possono incrementare la storia contributiva del lavoratore. Per questo anche l’INPS, nella sua guida dettagliata ai contributi figurativi sottolinea che: "Salvo specifiche eccezioni, sono utili sia per il conseguimento del diritto alla pensione sia per il suo calcolo”.

Ma ci sono figurativi e figurativi anche in base alle misure previdenziali per cui si vorrebbero utilizzare. Un esempio potrebbe essere la pensione di vecchiaia. Per la misura pilastro (insieme alle pensioni anticipate) del sistema previdenziale, i contributi figurativi per malattia o disoccupazione, valgono solo per il calcolo, ma non per il computo.

Quali sono i contributi figurativi facoltativi

Ci sono pure contributi figurativi che un lavoratore può rendere utili alla quiescenza per propria volontà. In questo caso si parla di contributi figurativi facoltativi. Si tratta di contributivo figurativi che vengono accreditati al lavoratore dietro domanda da parte dello stesso lavoratore.

I contributi di cui parliamo sono per esempio,il servizio militare, il congedo per maternità e paternità, il congedo parentale, le assenze per malattia del figlio, le assenze dal lavoro non retribuite per assistere ed educare figli o portatori di handicap, le assenze retribuite per assistere i portatori di handicap, le assenze per malattia ed infortunio, le assenze per donazione di sangue o per donazione del midollo osseo, le assenze per aspettativa dovuta a cariche pubbliche o sindacali. L’accredito, in questo caso, ha natura facoltativa in quanto spetta all’interessato produrre richiesta all’Inps tramite opportuna domanda.

Limiti per i contributi figurativi

I contributi figurativi sono quindi una copertura previdenziale fittizia, perché si tratta di contribuzione non versata né dal datore di lavoro né dal lavoratore, per periodi in cui si è verificata una interruzione o una riduzione dell’attività lavorativa e di conseguenza non c’è stato il versamento dei contributi obbligatori da parte del datore di lavoro o da parte del lavoratore.

I contributi figurativi risultano validi sia per il calcolo della pensione (ma più bassi di quelli normali) che per il diritto, cioè per raggiungere i requisiti. La normativa vigente però prevede alcuni paletti a queste tipologie di contribuzione previdenziale.

Per esempio, ai lavoratori con anzianità di carriera successiva al 31 dicembre 1992, ai soli fini del diritto alla pensione anticipata, i periodi di contribuzione figurativa computabili non possono superare complessivamente cinque anni. Allo stesso modo per esempio, quando si parla di quota 41 precoci piuttosto che di pensione anticipata, per i 41, 42,10 o 41,10 anni di contribuzione versata richiesti dalle misure, almeno 35 devono essere effettivi da lavoro.

Accredito dei contributi figurativi

I contributi figurativi possono essere accreditati d’ufficio o su specifica richiesta dell’interessato in base ad altrettanto specifiche situazioni. L’accredito automatico o d’ufficio che dir si voglia, si verifica nei casi in cui il lavoratore beneficia del sussidio di disoccupazione o di un altro ammortizzatore sociale. Quindi rientrano in questa fattispecie contribuzione figurativa, la Naspi, l’Aspi, la Mini Aspi, la disoccupazione ordinaria, la requisiti ridotti, la cassa integrazione sia ordinaria che straordinaria e i vuoti contributivi durante i cosiddetti contratti di solidarietà.

Per la contribuzione figurativa a domanda ci sono i periodi del servizio militare obbligatorio, il congedo per maternità, le assenze non retribuite per assistere figli o portatori di handicap, le assenze per donazioni di sangue o midollo osseo, i periodi di aspettativa finalizzati all’assunzione di cariche sindacali o pubbliche. In questo caso l’INPS non opera d’ufficio dal momento che senza apposita domanda questi periodi andrebbero perduti.

La contribuzione figurativa è assai importante in determinati casi. Basti prendere ad esempio il caso del lavoro agricolo. È possibile impiegare la contribuzione figurativa per incrementare il proprio montante contributivo che vista la particolarità del rapporto di lavoro in agricoltura, legato a condizioni climatiche e stagionalità, presenta spesso anni di versamenti non pieni. In effetti la contribuzione figurativa può essere utilizzata tanto a copertura del periodo scoperto da contribuzione, che per incrementare e integrare periodi di contribuzione scarsa o insufficiente.