Catanzaro, assenteista record: in 15 anni mai un giorno di lavoro

Un caso clamoroso da Catanzaro: un dipendente di un ospedale non si sarebbe mai presentato a lavoro dal 2005 a oggi, pur percependo pienamente lo stipendio.

Non andare a lavoro per neanche un giorno in 15 anni ma ricevere ugualmente lo stipendio. Sarebbe il sogno di molte persone poco dedite al lavoro, eppure quasi nessuno ci riesce. Uno di loro è S.S., un uomo calabrese che è stato recentemente scoperto e denunciato dalla Guardia di Finanza.

Il dipendente assenteista catanzarese

Il soggetto in questione risultava formalmente dipendente del Centro Operativo Emergenza Incendi dell’Ospedale “Pugliese Ciaccio” di Catanzaro. Nonostante ciò non esiste traccia della sua presenza nel nosocomio per neanche un giorno dal 1995 ad ottobre 2020.

La scoperta è avvenuta grazie a un lavoro congiunto di Guardia di Finanza e procura, guidata da Nicola Gratteri. I baschi verdi hanno passato al setaccio tabulati di presenza e turni di servizio all’ospedale, scoprendo che S.S. non è risultato letteralmente mai presente al lavoro dal 2005 al 2020, anno in cui è stato licenziato.

Stando a quanto scrive Repubblica, il soggetto in questione sarebbe stato visto l’ultima volta nel 2005 da alcune persone che ancora oggi lavorano all’ospedale. In quell’occasione avrebbe minacciato pesantemente la responsabile del C.O.E.I.

Le minacce e la connivenza dei dirigenti

La donna, a quanto pare, aveva iniziato ad inviare segnalazioni disciplinari nei suoi confronti e S., infastidito, l’avrebbe invitata con toni molto espliciti a smetterla.

Qualche tempo più tardi la donna in questione è andata in pensione e, a quanto risulta dalle indagni, il suo posto in ufficio è stato preso da un nuovo responsabile, N.C., che non si sarebbe mai disturbato nell’effettuare controlli. Anche V.P. e M.P.D.V. sono finiti nel registro degli idnagati in quanto dirigenti pro tempore dell’ufficio risorse umane.

Tornando a S.S., ad ottobre del 2020 è stato licenziato per giusta causa e senza preavviso. I guai per lui, però, iniziano adesso: dovrà rispondere di truffa ed estorsione aggravata, oltre che falso in atto pubblico e abuso d’ufficio.

Come si suol dire, la pacchia è finita e resta da capire in che modo i 500mila euro indebitamente percepiti possano essere restituiti all’Erario.