Calcio, la crisi del Milan non ha fine. Fuori anche dalla Coppa Italia

Il 2015 è iniziato nel peggiore dei modi per il Milan. Tifosi senza più pazienza, Galliani contestato. Sul banco degli imputati le scelte al ribasso della società

Senza gioco, senza certezze, senza un’anima. Il 2015 del Milan, iniziato in maniera orribile, ha ieri sera registrato un’altra pesante battuta d’arresto. Seconda sconfitta in tre giorni contro la Lazio, e addio ai sogni di gloria in Coppa Italia. Uno 0 a 1 casalingo che allontana sempre di più le ambizioni di conquistare un posto nelle competizioni europee del prossimo anno.

Filippo Inzaghi e i suoi uomini hanno parecchio da recriminare, ma contro loro stessi: a San Siro è scesa in campo una formazione ancora una volta sconclusionata, senza schemi, senza una logica, spaventata. E sì che la Lazio – che pure ha disputato una partita onesta e tatticamente ordinata - ci aveva pure messo del suo per agevolare le iniziative rossonere, regalando un uomo in più all’avversario (fuori Cana per doppio giallo) per un tempo intero.
Ma niente. Il Milan, scosso nella prima frazione di gioco da un rigore, giustamente assegnato agli avversari dall’arbitro Rocchi, e trasformato da Biglia, non ha saputo che produrre una reazione disordinata, a tratti disperata. Ne sono usciti due gol annullati (correttamente), e poco più.

Parecchi invece i fischi piovuti dagli spalti, contestata la squadra ma soprattutto la società, con Adriano Galliani invitato senza sofismi a lasciare la sua poltrona di amministratore delegato. Il presidente Silvio Berlusconi ha per il momento confermato la fiducia a Inzaghi, ma la scelta appare pro tempore e dettata più dal buon senso che da reale convinzione. Sulla piazza mancano alternative, la sensazione è che non ci sia un vero progetto tecnico, anche le recenti mosse di mercato, concluse o annunciate, rappresentano un chiaro indizio.

Il peccato originale, probabilmente, risiede nei reali disegni della famiglia Berlusconi, che da qualche anno non investe nella creatura Milan come nell’epoca dei grandi fasti, mascherando le scelte con politiche di austerity. Anche la posizione di Galliani non convince, dopo la frattura che 13 mesi fa sembrava insanabile e invece poi rientrò, aprendo una diarchia nella gestione del club con la rampante Barbara Berlusconi. Difficile dividere una poltrona in due, o sistemarne due a fianco.

Ne fece le spese, suo malgrado, Clarence Seedorf, messo alla gogna dopo una conduzione della squadra più che soddisfacente, merito soprattutto di una forte personalità. Quel piglio che sembra invece mancare a Inzaghi, le cui credenziali di poco esperto e “uomo Milan” non lo assolvono da responsabilità di campo e di spogliatoio. Probabilmente Pippo non è riuscito ad investirsi di quella leadership che manca come l’oro nel gruppo rossonero. 

La stagione è ancora lunga e piena di insidie, non sarà semplice per il Diavolo rimettere insieme i cocci e ripartire.