Blitz anti-Camorra, il neomelodico Zuccherino reclutava con le sue canzoni

Secondo quanto accertato dalle indagini, il cantante neomelodico Zuccherino avrebbe reclutato membri per il clan Giugliano attraverso le sue canzoni

Alfonso Manzella, cantante neomelodico noto con il nome d’arte «Zuccherino», è finito nel registro degli indagati in un’inchiesta delle DDA di Salerno e Napoli sui clan camorristici nella zona di Poggiomarino.

Secondo gli investigatori, il cantante avrebbe, attraverso le sue canzoni, lanciato invettive contro le forze dell’ordine e reclutato nuovi sodali per il clan gestito per diverso tempo dal patrigno Rosario Giugliano.

Questa mattina è scattato il blitz delle forze dell’ordine che ha portato all’esecuzione di 26 richieste di misure cautelari in carcere per persone ritenute appartenenti a due clan distinti che opererebbero nella zona, gestiti da Antonio Giugliano e Rosario Giugliano, omonimi senza legami di parentela.

Le indagini

I giudici hanno disposto il sequestro anche di beni per circa 50 milioni di euro, tra cui appartamenti, alcune auto e delle attività. Secondo quanto emerso dalle indagini, Rosario Giugliano, già sottoposto a sorveglianza speciale di P.S., aveva spostato i propri affari a Pagani, servendosi del figliastro Alfonso Manzella come spalla, il quale reclutava nuovi membri del clan attraverso le proprie canzoni.

Giugliano, che per lungo tempo ne ha coordinato le attività dal carcere attraverso la compagna Teresa Caputo e i suoi più diretti fiduciari come Alfonso Manzella e Cristian Sorrentino.

L’attività investigativa si è estesa nell’arco temporale compreso tra la fine del 2016 e febbraio 2020 ed era incentrata su due gruppi organizzati rivali operanti a Poggiomarino.

Per cercare di ottenere l’egemonia sul clan gestito da Antonio Giugliano, Rosario avrebbe intrapreso alleanze con i Batti di San Giuseppe Vesuviano e con gruppi criminali dell’agro nocerino sarnese, in particolare con i Ferraiuolo di Pagani.

In questi anni non sono mancate le dimostrazioni da parte dei due clan, come l’agguato organizzato da fiancheggiatori del clan di Rosario Giugliano ai danni della Caffetteria Giugliano, l’11 marzo 2017 in pieno centro a Poggiomarino. Secondo gli inquirenti, gli autori dell’agguato erano convinti che all’interno potesse esserci Giuseppe Giugliano.

Il clan si occupava in special modo della vendita e della distribuzione delle sostanze stupefacenti, in particolar modo cocaina e marijuana. La loro rete criminale si estendeva anche nella Piana del Sele.

Il clan era riuscito a penetrare nel Cilento attraverso persone insospettabili, come una guardia giurata, il titolare di una pizzeria e una addetta di un’impresa di pulizie. Ma anche tantissimi minorenni impiegati come custodi delle sostanze da smerciare.

I sodali utilizzavano furgoni per la distribuzione del caffè come copertura per spostare la sostanza stupefacente senza destare troppi sospetti. Gli uomini al servizio di Rosario Giugliano erano in contatto con l‘ndrina calabrese dei Pesce-Bellocco della Piana di Gioia Tauro, dalla quale si riforniva di marijuana.

Clan Giugliano attivo anche nel settore del riciclaggio di denaro sporco

Il clan gestito da Rosario Giugliano era molto attivo anche nel settore del riciclaggio di denaro sporco. Dagli accertamenti patrimoniali effettuati sugli indagati e sui familiari, è emersa un’effettiva sussistenza di disponibilità economiche e flussi monetari con reinvestimenti, anche immobiliari, ritenuti sproporzionati ai redditi dichiarati.

Sulla base di questo, il Giudice ha disposto un decreto di sequestro preventivo relativamente a beni mobili (7 autoveicoli e 3 motocicli), immobili (14 appartamenti e 8 terreni), rapporti finanziari (88 rapporti finanziari e 8 polizze assicurative), imprese (1 ramo d’azienda, 5 quote di capitale sociale nonché i beni aziendali e strumentali di 13 società), per un valore complessivo stimato in circa 50.000.000,00 euro.