Unioni civili: il sindaco può non riconoscerle?

Le unioni civili sono diventate legge l’11 maggio 2016, diventando un diritto per tutti i cittadini. Il sindaco può evitare di celebrare le unioni civili perle coppie omosessuali?

Il sindaco può rifiutare di celebrare l’unione civile tra persone dello stesso sesso? La risposta è no, dal momento che è stabilito che è diritto di ogni coppia potersi unire legalmente. Dopo l’approvazione della Legge Cirinnà il sindaco non può sottrarsi a questa pratica, dal momento che non è prevista l’obiezione di coscienza.

Si cominciano a celebrare le prime unioni civili stabilite alla Camera, ma anche tanti sindaci hanno affermato che si rifiuteranno di celebrare i matrimoni tra coppie gay. In verità però i sindaci non possano negare ad un cittadino un diritto.
Le unioni civili sono infatti sancite con una legge e non è tra i poteri del sindaco quello di astenersi dal celebrarle.

Le unioni civili infatti dall’11 maggio sono state regolamentate da una legge che permette alle coppie di fatto di avere gli stessi diritti e doveri del matrimonio. L’Italia, con la Legge Cirinnà, diventa il 27° Paese ad introdurre una normativa che regolarizza le coppie omosessuali. Subito dopo l’approvazione però si sono scatenate le critiche e sono arrivati i primi rifiuti dai sindaci di riconoscere le unioni civili.

Il sindaco o un suo funzionario possono rifiutarsi di celebrare un’unione civile? Come si possono far valere i propri diritti in caso di rifiuto? Cosa succede se i sindaci diventano i nuovi obiettori di coscienza? Vediamo quali sono diritti e doveri di sindaci e richiedenti.

Unioni civili: il sindaco può non riconoscerle?

Matteo Salvini, su internet, ha esortato i sindaci della Lega Nord a non approvare le unioni civili omosessuali e a rifiutarsi di celebrare le unioni civili. La “disobbedienza civile” è infatti l’unica strada da percorrere secondo il leader della Lega.

A seguire alla lettera il consigli di Salvini è il sindaco Serafino Ferrino, che si rifiuta di celebrare le unioni civili tra persone dello stesso sesso nel paese del quale è sindaco. Il sindaco di Favria, piccolo comune del Piemonte, afferma che non è disposto a celebrare le unioni civili e che eserciterà il suo diritto all’obiezione di coscienza.

Il sindaco forse però non sa che non è prevista, in base alla Legge Cirinnà, che il sindaco di un comune si appelli all’obiezione di coscienza, dal momento che non è prevista questa possibilità nella legge approvata alla Camera.

Difatti i sindaci non possono rifiutarsi di fare un atto d’ufficio, dal momento che giurano sulla Costituzione e si impegnano a rispettarla. L’articolo 328 del codice penale prevede delle sanzioni molto dure per i “sindaci fuorilegge”.

Si possono rischiare dai sei mesi fino ai due anni di reclusione per chi indebitamente rifiuta l’atto d’ufficio. Chiedendo l’applicazione di questo articolo il sindaco deve celebrare l’unione civile. In alternativa può delegare ad uno dei dipendenti a tempo indeterminato o al suo segretario comunale.

Le unioni civili, con l’approvazione del Legge Cirinnà, sono diventate un diritto per tutte le coppie, il rifiuto è quindi perseguibile legalmente. È necessario quindi che sia presente una persona, sia esso il sindaco o un suo delegato, all’interno della struttura comunale che permetta a tutti di usufruire della legge.

Le unioni civili possono essere celebrate da una delle tante figure presenti nel Comune: gli assessori, i consiglieri comunali e addirittura i semplici cittadini. Ogni cittadino, secondo la legge italiana, se ha i requisiti per diventare consigliere comunale e una delega del sindaco può celebrare un matrimonio o un’unione civile.
Il matrimonio civile può essere officiato quindi da quasi tutti i dipendenti comunali e essendo un diritto non può essere negato a nessuno.

Prima di sporgere denuncia, alle coppie che vogliono usufruire della legge sulle unioni civili, converrà richiedere al sindaco che si applichi la Legge Cirinnà mediante delega ad una di queste figure. In caso di rifiuto si dovrà passare per vie legali.

La Legge Cirinnà non prevede infatti l’obiezione di coscienza. Nessun dipendete può quindi rifiutarsi senza rischiare di incorrere in una denuncia.

Unioni civili: il sindaco rifiuta il riconoscimento, cosa fare?

Nel caso in cui nessuno dei dipendenti comunali, compreso il sindaco, accettasse di celebrare l’unione civile, si dovrà si ricorrere alle vie legali.

La prima mossa da fare è recarsi in una stazione dei Carabinieri o in Procura, portando un documento che attesti il rifiuto da parte del sindaco e degli organi del Comune alla celebrazione dell’unione.
La denuncia penale può essere sporta da chiunque e non prevede la presenza di un avvocato.

I costi si devono invece calcolare quando si decide di costituirsi parte civile in un processo. In questo caso è necessaria l’assistenza legale, dal momento che, non conoscendo bene le leggi, si rischia di incappare in qualche errore e di perdere la causa. Questa però è la soluzione estrema alla quale, si spera, nessuno dovrà ricorrere.