Nepotismo in calo nelle università: i grafici 2005 -2015 a confronto

Il nepotismo nelle università italiane è in calo come dimostra uno studio condotto da due ricercatori italiani. In questo articolo potrai vedere i grafici 2005 -2015 a confronto

Il nepotismo è in calo nelle università italiane? Secondo uno studio condotto da due ricercatori italiani pare proprio di sì.

La ricerca è stata condotta dal biologo Stefano Allesina, docente presso il Dipartimento di Ecologia e Biologia evolutiva dell’Università di Chicago, con la collaborazione di Jacopo Grilli, un altro cervello in fuga, che dopo essersi laureato con ottimi risultati alla Statale di Milano è stato ingaggiato dall’Allesina Lab.

Stefano Allesina nel 2011 denunciò la pratica del nepotismo vigente nelle università italiane, dopo aver incrociato i nominativi dei professori consultabili sui siti degli atenei italiani.

Dati alla mano, su 60.288 professori, si erano riscontrati ben 7.000 casi di sospetta omonimia. Le facoltà che presentavano più casi di questo genere erano quelle di Legge, Medicina ed Ingegneria.

Nepotismo in calo: grafici 2005-2015 a confronto

Ma veniamo ora ai risultati del nuovo studio.

Allesina e Grilli hanno pubblicato un articolo intitolato Last name analysis of mobility, gender imbalance and nepotism across academic systems sulla celebre rivista statunitense Pnas, Proceedings of the National Academy of Sciences.

La nuova ricerca mette in luce che dal 2011 ad oggi qualcosa è cambiato.

Sono stati esaminati dapprima i nominativi dei docenti delle università di Italia, Francia e Stati Uniti. Dopo aver rintracciato i casi di omonimia, i due studiosi hanno stilato un report con le somiglianze e differenze.

Analizzando i grafici dell’Italia nel periodo di tempo che va dal 2005 al 2015, forniti dai due studiosi, si nota che le aree interessate dal fenomeno più grave sono quelle del sud Italia anche se il nepotismo si può dire che è ancora una pratica diffusa ovunque.

Dal secondo grafico invece si può notare che per alcune facoltà il colore è meno intenso, ciò indica che il fenomeno sta tendendo a scomparire, mentre per altre si nota una riduzione.

Ad oggi le Facoltà italiane in cui il nepotismo è ancora ben radicato sono quelle di Medicina e Chirurgia.

Il miglioramento della situazione è imputabile a due fattori:

  • la legge 240 della Gelmini (2010): nell’articolo 18 sancisce il divieto assoluto di assumere docenti parenti di altri già presenti in organico fino al quarto grado di parentela all’interno dello stesso dipartimento;
  • negli ultimi anni le università italiane hanno assunto pochissimi nuovi docenti in sostituzione di quelli andati in pensione, aumentando, di fatto, il carico dei docenti presenti in organico.

Il professor Allesina ha spiegato il metodo impiegato in questo modo:

Abbiamo analizzato i cognomi di 133 mila ricercatori italiani, francesi e delle migliori università pubbliche Usa. Poi, con metodi statistici elementari, abbiamo dimostrato similarità e differenze tra i vari sistemi.

Abbiamo contato il numero di ricercatori con lo stesso cognome, in ogni dipartimento e l’abbiamo confrontato con quello che ci si aspetterebbe se le assunzioni fossero casuali secondo diverse ipotesi.

L’abbondanza di ricercatori con lo stesso cognome nello stesso dipartimento potrebbe essere dovuta a effetti geografici (alcuni cognomi sono tipici di una zona).

Stefano Allesina continua dicendo:

La famiglia è la croce e delizia della società italiana, il sistema universitario riflette questa situazione. Ancora oggi i ricercatori nel nostro Paese tendono a lavorare dove sono nati e cresciuti mentre gli accademici americani sono caratterizzati da una grande mobilità e da una forte immigrazione, soprattutto dall’Asia, nelle discipline tecniche.

In Italia il nepotismo sembra concentrarsi nel 10% dei dipartimenti e in alcune regioni come Campania, Puglia e Sicilia.

Con questo lavoro abbiamo risposto alle critiche avanzate sul primo lavoro da alcuni gruppi di divulgazione universitaria: oggi dimostriamo senza ombra di dubbio che i casi di omonimia in eccesso sono dovuti a parentele.

Dello stesso avviso il professor Grilli:

L’università italiana è stata sostanzialmente macellata negli ultimi dieci anni con il 10% dei posti persi complessivamente e alcune discipline in cui il personale è stato ridotto di un terzo.

Il nepotismo segnala un problema più generale nel reclutamento. Se un professore può mettere in cattedra il figlio, allora potrà mettere in cattedra chiunque.

Risolvere il problema del reclutamento proibendo l’assunzione di parenti è come risolvere la minaccia delle fughe di gas nella miniera uccidendo il canarino messo come cavia.

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