Investimenti diretti esteri: cosa sono e quali Paesi ne attirano di più?

Investimenti diretti esteri: ecco cosa sono e quali Paesi, secondo la classifica stilata da UHY International, ne attirano di più in percentuale al PIL.

Investimenti diretti esteri: UHY international, network internazionale di società di consulenza e revisione, ha stilato una classifica dei Paesi e delle aree economiche che attirano di più, in percentuale al PIL, investimenti diretti esteri (IDE).

Gli investimenti diretti esteri misurano l’allocazione di capitale estero (non finanziario) in un dato Paese. Gli investimenti diretti esteri possono essere di due tipi:

  • Greenfield: aziende estere creano ex-novo attività economiche in un dato Paese;
  • Brownfield: aziende estere utilizzano capitale per rilevare l’attività di aziende pre-esistenti in un dato Paese.

UHY International ha di recente calcolato l’afflusso di investimenti diretti esteri in 45 Paesi scoprendo che l’area dei BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) attira circa il 35% degli investimenti diretti esteri in più rispetto alle economie avanzate del G7. Lo studio analizza anche l’afflusso in percentuale al PIL di investimenti diretti esteri nell’area economica dell’ASEAN (Association of South East Asian Nations) - che ha in Singapore il Paese più esposto al capitale estero - e in Europa.

Investimenti diretti esteri: cosa sono e quali Paesi ne attirano di più?

Gli investimenti diretti esteri sono la base del commercio transnazionale. Il Paese che riceve un investimento diretto estero registra un afflusso di capitale, quello in cui l’azienda estera ha sede legale un deflusso.

Facciamo un esempio: la Basf, multinazionale tedesca operante nel settore chimico, intende aprire uno stabilimento a Ravenna ex-novo. L’investimento diretto estero sarà di tipo greenfield. Qualora, invece, la Basf prelevasse le quote di un’azienda italiana del settore da anni operante sul territorio, diciamo la Chemical di Portogruaro (nome di fantasia), l’investimento diretto estero sarebbe di tipo brownfield. In entrambi i casi, la bilancia dei pagamenti tedesca registrerà un deflusso di capitale (credito), quella italiana un afflusso (debito).

UHY International ha di recente stilato la classifica dei Paesi e delle aree economiche che attirano di più, in percentuale al PIL, investimenti diretti esteri. Dallo studio emerge che nel 2015 i BRIC hanno ricevuto all’incirca 375 miliardi di dollari (2,3%) di investimenti diretti esteri, il 59% in più rispetto al 2010. Inoltre, i BRIC attirano il 35% in più degli investimenti diretti esteri rispetto ai Paesi del G7 (le economie più avanzate del mondo. 1,7%). Gli investimenti diretti esteri registrati nell’ASEAN hanno sfiorato il 5,3% del PIL totale dell’area (i PIL cumulati di Indonesia, Malesia, Filippine, Singapore, Thailandia, Brunei, Vietnam, Laos, Birmania, Cambogia).

La classifica è guidata da un outsider - fuori da BRIC, G7 e ASEAN: la piccola Malta. L’isola mediterranea, nell’UE dal 2004, registra un afflusso di investimenti diretti esteri pari al 25,8% del PIL, che ne fa il Paese più esposto al capitale estero (in percentuale al PIL. Gli USA guidano la classifica in termini nominali) del mondo. Segue Singapore, col 22,3% del PIL di investimenti diretti esteri in entrata.

Il valore degli investimenti diretti esteri in Cina sono raddoppiati negli ultimi 5 anni. Ad oggi, gli investimenti diretti esteri in Cina valgono il 2,3% del PIL (un cifra intorno ai 230 miliardi di dollari USD). Secondo UHY International, la Cina attrae investimenti diretti esteri per due ragioni: il costo della manodopera e l’assenza di vincoli ambientali.

La Russia attira in percentuale al PIL solo lo 0,5% degli investimenti diretti esteri. La ragione? Le sanzioni comminate alla Russia in seguito alle vicende del Donbass e della Crimea hanno deviato altrove gli investimenti diretti esteri causando ingenti danni al commercio russo.

Sul totale degli investimenti diretti esteri mondiali, l’Europa ne attira il 2%. In Italia, per esempio, l’afflusso di capitale estero è stato pari, nel 2015, allo 0,7% del PIL. La Germania attira investimenti diretti esteri per un valore di 46 miliardi di dollari, l’1,4% del PIL. La Gran Bretagna, presto (si fa per dire) fuori dall’UE, ha registrato investimenti diretti esteri in entrata per un valore pari all’1,8% del PIL, circa 50 miliardi di dollari.

Generalmente i Paesi della periferia (BRIC e ASEAN) si contendono gli investimenti diretti esteri provenienti dal centro perché attraverso questi acquisiscono il know how necessario allo sviluppo tecnologico di cui hanno bisogno per navigare nel mare della globalizzazione. Il capitale estero, dal canto suo, segue proprio una direzione centro-periferia. Si alloca nei Paesi in cui la pressione fiscale è bassa, gli interventi del Governo sono minimi e il soffocamento sindacale è garantito. Ciò spiega, solo in parte, come mai gli investimenti diretti esteri si concentrino principalmente fuori dall’area G7.