Facebook per non vedenti: ecco come funziona

Passi da gigante per garantire un completo ed efficace utilizzo di Facebook per i non vedenti. Strumenti come il lettore dello schermo Jaws, un vero e proprio descrittore vocale come Voiceover e i display braille ne garantiscono una piena funzionalità.

Facebook per i non vedenti: cos’è e come funziona? Far nascere un racconto dell’immagine. È stato questo fin dal principio lo scopo di Jeff Wieland, fondatore e capo dell’Accessibility team, divisione del social network di Mark Zuckerberg che ha lavorato duramente per rendere Facebook fruibile a utenti con ogni tipo di disabilità.

E proprio nel corso degli ultimi 12 mesi, ha fatto significativi passi avanti uno strumento di intelligenza artificiale che fornisce una descrizione dell’immagine e che garantisce un utilizzo pieno di Facebook per i non vedenti.

Una combinazione di elementi che permette ai non vedenti di “sentire” le istantanee: una voce spiega se sono all’aperto o al chiuso, quante persone sono raffigurate, cosa fanno e quali oggetti circondano la scena.

A chiarire con efficacia progressi e attuali mancanze del progetto Facebook per non vedenti è stato Matt King, parte dell’Accessibility team di Facebook e non vedente da quasi trent’anni:

Il sogno è che possa sapere anche che c’è Christoph con la sua bici [King parla di fronte alla foto di un amico con una bicicletta, durante un giro attraverso l’Europa ndr]; ma, da utente non vedente, passare da uno zero per cento di soddisfazioni a una situazione in cui comincio a inquadrare il contesto mi fa capire che il salto è enorme.

Quali sono gli strumenti che rendono Facebook fruibile ai non vedenti

Il sistema impiegato è quello del deep learning, lo stesso adoperato dal social network più famoso del mondo per identificare i volti nelle foto, e che permette l’utilizzo automatico dei tag.
Al momento l’utilizzo di Facebook per persone non vedenti è possibile soprattutto grazie a un sistema come VoiceOver, che offre una descrizione vocale di ciò che accade sullo schermo.

Nella stessa ottica, Jaws - un programma in grado di interpretare e leggere lo schermo - consente l’accesso alle più comuni applicazioni software e a Internet, e garantisce un’efficacia anche per le pagine più elaborate e complesse.

È un ottimo supporto anche per il braille e ben si combina con l’utilizzo dei display appositi per non vedenti che – abbinati appunto con Jaws – garantiscono una fruizione di Facebook praticamente completa per i non vedenti.

L’intelligenza artificiale e i miglioramenti in vista per offrire Facebook ai non vedenti

È proprio qui che entra in scena il nuovo laboratorio che Facebook ha dedicato alle intelligenze artificiali, che ha lo scopo di “offrire alle persone con disabilità un’esperienza continua”, come specifica lo stesso Wieland. Considerata la preponderanza di contenuti visivi condivisi dagli utenti, diviene infatti necessaria la creazione di vere e proprie didascalie.

Il sistema di intelligenza artificiale che il team di ingegneri Facebook ha realizzato offre una prima versione di un simile servizio: “Per il riconoscimento di oggetti e volti abbiamo praticamente raggiunto prestazioni umane, ma ci sono ancora problemi che coinvolgono immagini complesse, illuminazione o la comprensione dell’intero scenario” ha di recente spiegato Yousha Bengio, professore all’università di Montreal e uno dei primi ideatori del deep learning.

Ma secondo gli stessi ingegneri c’è un ampio margine di miglioramento nel progetto Facebook per non vedenti; compagnie del calibro di Google o Microsoft hanno già evidenziato come lo stesso processo di deep learning possa comprendere nel dettaglio il linguaggio, contribuendo alla costruzione di precise descrizioni.

Facebook per persone con disabilità

D’altronde la questione più generale dell’utilizzo di Facebook per le persone disabili è presa con estrema serietà dai vari team di lavoro: nel quartier generale californiano esiste un’apposita sezione chiamata Emphaty Lab, che consente ai membri di utilizzare Facebook come se avessero degli specifici handicap, facendo in modo di agevolare l’evolversi di soluzioni concrete per gli utenti interessati.

È questo il modo in cui possiamo rendere accessibile ogni parte di internet, e viste le ultime evoluzioni posso dire che siamo sulla giusta strada” conclude Wieland.