Cos’è il gasdotto TAP? Rischi e impatto ambientale a Melendugno e San Foca: ragioni del Sì e del No

Il gasdotto TAP ancora fa discutere, specialmente nei comuni di Melendugno e San Foca: cos’è e quali rischi comporta? Vediamo come nasce il progetto, l’impatto ambientale sulla provincia di Lecce e le ragioni dei comitati per il Sì e per il No.

Il gasdotto TAP è il condotto sotterraneo che sta per essere costruito in Puglia, in provincia di Lecce. Nei comuni interessati, da Meledugno a San Foca e Martano, da mesi sono in corso accese polemiche e tentativi di ostruzione dei lavori. I cittadini sono contrari, mentre l’amministrazione regionale e il Governo hanno più volte ribadito l’importanza strategica del gasdotto, la cui costruzione è stata approvata anche dal Ministero dell’Ambiente.

Lo scorso martedì 28 marzo, con un anno di ritardo sul programma, e dopo che le varie inchieste sulla costruzione sono state archiviate, sono iniziati i lavori per far arrivare sulle coste pugliesi il gasdotto sotterraneo proveniente dall’Albania e che porterà in Italia il gas estratto dall’Arzebaigian, partendo dal confine tra Turchia e Grecia e passando sotto il Mar Adriatico. Dall’Italia il gas sarà poi distribuito in tutta Europa, oggi rifornita quasi totalmente dalla Russia.

Con l’inizio dei lavori sono iniziate anche le proteste dei comitati No TAP: a fine aprile, sono state smantellate le barriere costruite dai manifestanti che impedivano l’accesso ai mezzi nell’area dei lavori. La località San Basilio è la prima a essere interessata dai lavori di costruzione, iniziati con l’espiantazione di 200 ulivi in grandi vasi che saranno piantati in altre zone limitrofe. Al termine dei lavori, tutti gli ulivi saranno rimessi al loro posto.

Il gasdotto TAP, una volta ultimato, dovrebbe trasportare 10 miliardi di metri cubi di gas ogni anno, che potrebbero arrivare a 20 miliardi con ulteriori lavori e infrastrutture per aumentarne la pressione all’interno del tunnel. Il TAP non è il primo gasdotto su territorio nazionale che trasporta il gas in Italia, ma vediamo come funziona.

Gasdotto TAP: costruttori, mappa e percorso

Il gasdotto TAP - Trans Adriatic Pipeline - sarà lungo in tutto 870 chilometri, di cui quasi un centinaio solo sul fondale del Mare Adriatico.

Il costruttore incaricato è un consorzio svizzero omonimo, tra i cui azionisti principali troviamo diverse società di distribuzione del gas in europa, come l’italiana SNAM. I finanziamenti sono arrivati dall’Unione europea che ha riconosciuto al gasdotto come “Progetto di Interesse Comune”.

Come si può vedere dall’immagine con la mappa, il gasdotto sarà quasi completamente sottoterra, a un metro e mezzo di profondità, per questo gli ulivi potranno essere ripiantati nelle loro zone dell’entroterra, zona prevalentemente agricola.

Il tunnel poggerà sul fondo del mare ed entrerà nel sottosuolo italiano a circa 800 metri dal litorale e a una profondità di 25 metri, in modo da non rovinare la costa e la bella spiaggia di San Foca/San Basilio.

Per lo stesso motivo la parte del tunnel più esterna, quella che passerà sotto la spiaggia, viene scavata da terra a 700 metri dalla sabbia del litorale. Terminato il tratto sotto la spiaggia, poi, il tunnel arriverà a una profondità di 1,5 metri per circa 8 chilometri.

Il diametro del tunnel è di 1,2 metri, e il gasdotto terminerà in un’infrastruttura imponente alle porte del comune di Melendugno. Sarà il terminale di ricezione PRT, e coprirà un’area di 12 ettari, su cui sorgerà il centro di controllo e di immissione del gas nella rete nazionale. Tuttavia il consorzio TAP rassicura che non verrà effettuato presso il terminale lo stoccaggio verso il resto d’Europa e che quindi le emissioni inquinanti saranno ridotte e saranno prodotte soltanto quando il gas dovrà essere surriscaldato per modificarne la pressione.

Nel video diffuso dal consorzio TAP, si vede chiaramente il percorso del gasdotto che sarà sul suolo greco per 550 chilometri e su quello albanese per 215 chilometri.

Gasdotto TAP: rischi e impatto ambientale

I costruttori garantiscono che le emissioni saranno soltanto pari a una piccola parte di quelle prodotte dal vicino comune di Melendugno e che non ci saranno alcune ripercussioni sull’ambiente.

I rischi, però, sono elevati. Come tutti i gasdotti, il pericolo più grande è quello di un guasto sia nell’area subacquea che soprattutto in quella sotto la terra ferma. La piana della provincia di Lecce poggia sull’agricoltura, con vasti campi sotto i quali correrà il gas. Una falla potrebbe coinvolgere piantagioni, alberi e bestiame allevato in quelle zone.

Stessi rischi in acqua, anche se preoccupa l’impatto ambientale dei 12 ettari di ricettore dove il tunnel fermerà la sua corsa. Si tratta di una centrale a gas e i rischi per l’ambiente sono sempre elevati.

Le ragioni del No TAP e del Sì

Gli enti locali e i comitati dei cittadini continuano la protesta contro il gasdotto, anche se ormai sembra impossibile evitare la costruzione. Il movimento No TAP, che ha anche organizzato il Primo Maggio No TAP, parte dal presupposto che l’opera sia inutile e dannosa e che venga sottovalutato da regione e istituzioni non solo il rischio ambientale ma anche il danno di espiantare i 2000 ulivi nella zona.

Finora, infatti, i lavori hanno portato via soltanto duecento ulivi, ma per completare il lavoro è previsto lo spostamento di 2000 alberi, che saranno poi ripiantati una volta completato il gasdotto.

Tra le paure degli abitanti si pensa anche al turismo, che con una centrale a pochi chilometri dalla costa potrebbe non essere redditizio come ora, compromettendo l’economia della zona.

Tra i favorevoli al progetto, soprattutto nelle istituzioni, le motivazioni riguardano gli investimenti e il lavoro che porterà l’impianto. Si parla di 3 milioni l’anno per ogni anno di costruzioni e quindi circa 500mila euro ogni anno per 50 anni da contare come IMU, TARES e TASI. I lavori, infatti, dureranno circa 10 anni.