Allergia di primavera: ecco quando l’assenza al lavoro è indennizzata come malattia

Soffro di allergia al polline e alle graminacee: al lavoro è assenza giustificata? Sintomi e casi in cui le allergie di primavera sono riconosciute come malattia sul posto di lavoro.

Primavera: tempo di allergie. Secondo i dati, 1 italiano su 3 soffre di allergie primaverili a polline e altre graminacee, ma gli allergici sono in costante aumento. Da aprile a giugno per chi soffre di allergia non c’è via di scampo: tra congestione nasale, starnuti, tosse secca, prurito al naso, lacrimazione, bruciore e arrossamento degli occhi, asma, insonnia, stanchezza e irrequietezza, anche le più banali attività come l’andare al lavoro si trasformano in un incubo.

Per tenere a bada i sintomi dell’allergia di primavera si ricorre per lo più ad antistaminici, decongestionanti nasali e corticosteroidi che però possono portare sonno e stanchezza.

Davanti all’intensità di questi sintomi, le persone allergiche si definiscono malate proprio perché si sentono debilitate, stanche e tappate come quando hanno febbre e influenza. Motivo per cui sarebbero giustificate a stare a casa per malattia.

La domanda, quindi, sorge spontanea: l’allergia di primavera è indennizzata come malattia al lavoro? Il dipendente che soffre di rinite e pollinite è giustificato se si assenta dall’ufficio per stare a riposo o per fare analisi, accertamenti e cicli di cure? Ecco le risposte a tutte queste domande.

Allergie di primavera: malattia pagata al lavoro?

Chi svolge un lavoro all’aperto e soffre di allergia ai pollini in questo periodo dell’anno lavora con grande disagio. Le reazioni allergiche non si verificano, però, solo a diretto contatto con pollini e graminacee e non solo in primavera: anche chi lavora in ufficio e in luoghi chiusi e polverosi può avvertire i sintomi dell’allergia.

In tutti questi casi, ma sempre secondo disposizioni del proprio CCNL, il dipendente ha diritto alla malattia pagata. Perché l’assenza sia indennizzata come malattia, però, c’è bisogno che un medico o una struttura ospedaliera certifichino lo stato di malattia e l’eventuale necessità di sottoporsi a terapie particolari.

Quello che dovrà fare sarà rivolgersi al medico curante che si occuperà di inviare il certificato medico all’Inps, e farsi trovare a casa negli orari di reperibilità della visita fiscale.

Allergie di primavera: esenzioni visite fiscali

Le assenze alla visita fiscale sono giustificate nel caso in cui il dipendente debba uscire per effettuare terapie o visite specialistiche previo avviso all’Inps.

Durante il periodo di malattia, secondo quando chiarito da una recente sentenza della Cassazione, il lavoratore allergico alla polvere può uscire ed effettuare attività all’aperto in quanto un luogo chiuso (come il proprio appartamento) potrebbe peggiorare le sue condizioni di salute. In questo caso l’assenza alla visita fiscale è giustificata e il dipendente non può essere sanzionato. Perché ciò accada, però, bisogna possedere un certificato medico che attesti che la patologia trae giovamento dalle attività ludiche all’aperto.

Allergie: quando l’assenza da lavoro è giustificata

L’assenza dal lavoro può essere assimilata alla malattia quando a causa dell’allergia bisogna effettuare terapie ambulatoriali di day hospital o cicli di cura ricorrenti e periodici.

Se in merito all’allergia riscontrata il dipendente deve fare analisi e accertamenti diagnostici di breve durata non gli verrà riconosciuta la malattia, a meno che i controlli non siano urgenti e non effettuabili al di fuori dell’orario lavorativo, o così invasivi da richiedere la convalescenza.