Tragedia di Cardito: la testimonianza della sorellina del bimbo ucciso dal patrigno

Fingeva di svenire per evitare le percosse!

Emergono inquietanti scenari per la tragedia di Cardito, dove è morto un bimbo per le percosse ricevute dal patrigno. Scene di degrado familiare che fanno rabbrividire, soprattutto alla luce delle novità che emergono dalle testimonianze in aula durante il processo che vede accusato di infanticidio il patrigno del bambino e di omessa sorveglianza la madre del piccolo.

Bimba finge di svenire

Per evitare di essere a sua volta percossa, la sorellina del piccolo ucciso dal patrigno, fingeva di essere svenuta. Questo è ciò che ha prodotto l’udienza in aula di una psichiatra che ha sentito la piccola. La strategia usata dalla sorellina di Giuseppe, il bimbo deceduto per le botte del patrigno, la dice lunga sull’orrore che i bambini vivevano in quella famiglia. Giuseppe e la sorellina maggiore erano l’oggetto della furia dell’uomo, del loro patrigno, il nuovo compagno della madre dei due piccoli. "Ho visto Giuseppe sul divano, non riusciva a parlare, aveva gli occhi un po’ aperti e un po’ chiusi. Gli ho detto respira”, questo l’agghiacciante racconto che la bambina ha fatto alla psichiatra infantile Carmelinda Falco, quella ascoltata in aula dagli inquirenti.

Una bimba più matura della sua stessa età

L’uomo, che adesso deve rispondere delle pesanti accuse di omicidio, si chiama Tony Essobti Badre. La dottoressa Falco, che ha visitato la piccola in ospedale, ha fatto capire che la piccola ha adottato la strategia del finto svenimento, per evitare le botte dell’orco, e la tattica la aveva suggerita anche a Giuseppe. Anzi, a prova della paura che l’uomo incuteva sui piccoli fratellini, la bambina ha suggerito anche alla dottoressa di fare finta di svenire, considerando evidentemente in pericolo anche le persone che la stavano aiutando.

Pare che la piccola abbia detto alla psichiatra, che l’uomo, che lei chiamava papà Tony, una volta l’aveva messa sotto il rubinetto dell’acqua tenendole con forza la bocca aperta. «Voleva affogarmi», questo il terribile racconto della piccola. Soli, impauriti e nelle grinfie del mostro, questo ciò che emerge dal racconto della piccola che in riferimento al comportamento della madre naturale, Valentina Casa, ha detto che una volta ha provato a dire al compagno di smetterla.

Secondo la psichiatra però, mai la donna ha cercato di passare alla azione, per evitare che la furia dell’uomo si abbattesse suo piccoli. Ecco perché anche la madre dei due bambini è finita sotto accusa per comportamento omissivo e per aver chiamato tardi i soccorsi per il piccolo, come appurato in aula dalla testimonianza del Medico Legale.

Nel registro degli indagati, con le accuse di omessa denuncia sono finite anche due maestre e la dirigente scolastica della scuola frequentata dalla piccola. Infatti, stando a ciò che la piccola ha ribadito alla psichiatra, a suo tempo lei si era aperta alle maestre, sollecitando un loro intervento di chiamata ai carabinieri.